Psicologia dello sviluppo di Roberta Solimeo

2.a.v. Spitz

René Árpád Spitz


René Árpád Spitz (Vienna 11 Novembre 1877 - Denver 1974) è uno dei primi psicanalisti che abbia utilizzato l’osservazione diretta del bambino per ritrovare e quindi descrivere le tappe dell’evoluzione psicogenetica del bambino. Così l’evoluzione normale è scandita da quelli che Spitz chiama gli organizzatori dello psichismo: essi caratterizzano alcuni livelli essenziali dell’integrazione della personalità. In questi punti, il processo di maturazione e quello di sviluppo si combinano l’un l’altro per formare un’alleanza. Dopo che una tale integrazione sia stata realizzata, il meccanismo psichico funziona con una modalità nuova e diversa. Spitz osserva che lo stabilirsi d’un organizzatore dello psichismo si caratterizza per la comparsa di nuovi schemi specifici del comportamento che egli chiama indicatori.


Nei primi due anni vengono descritti tre grandi organizzatori.


-Primo organizzatore caratterizzato dalla comparsa del sorriso di fronte al volto umano. Dai 2-3 mesi il bambino sorride allorché un viso umano gli si mostri di fronte. Questo indicatore, il sorriso, testimonia la messa in atto dei primi rudimenti dell’Io e dello stabilirsi della prima relazione preoggettuale ancora indifferenziata. La comparsa del sorriso segna il passaggio dallo stadio non oggettuale dominato dalla sola necessità di soddisfazione dei bisogni istintuali interni allo stadio preoggettuale caratterizzato dalla predominanza della percezione esterna: il principio di realtà inizia a funzionare benché non permetta ancora una fine capacità discriminativi dell’ambiente.


-Secondo organizzatore caratterizzata dalla comparsa della reazione d’angoscia di fronte al viso d’un estraneo verso gli otto mesi (spesso viene definito angoscia dell’ottavo mese). Questo secondo organizzatore testimonia l’integrazione progressiva dell’Io del bambino, e la sua nuova capacità di distinguere un Io e un non Io. Parimenti all’angoscia dell’ottavo mese testimonia della divisione tra madre e non madre, cioè caratterizza lo stabilirsi della relazione col primo oggetto lipidico, la madre, in concomitanza con la minaccia di perdere questa relazione. In effetti un viso estraneo, attraverso la scarica che introduce nell’apparato percettivo del bambino, risveglia il sentimento di mancanza del viso materno e suscita angoscia. Il bambino giunge cosi allo stadio oggettuale e allo stabilirsi di relazioni con oggetti diversificati. La discriminazione dell’ambiente si perfeziona partendo dalle condotte di imitazione e di identificazione con l’oggetto materno.


-Terzo organizzatore caratterizzato dalla comparsa del “no” (gesto e parola) durante il secondo anno. La comparsa del “no” si basa su tracce filogenetiche e ontogenetiche che partono dal rooting-reflexe e dal riflesso dei punti cardinali, entrambi riflessi d’orientamento cefalogiri del bambino verso il capezzolo del seno, e dalla reazione di scuotimento della testa in segno di rifiuto rifiuto del biberon ad esempio). Secondo Spitz l’accesso al “no” permette al bambino di giungere ad una completa distinzione tra lui stesso e l’oggetto materno (stadio di riconoscimento del sé) e, di conseguenza, d’entrare nel campo delle relazioni sociali. Nello stesso tempo il “no” costituisce la prima acquisizione concettuale puramente astratta del bambino: questo caratterizza l’accesso al mondo simbolico e la nuova capacità di maneggiare simboli.

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