René Árpád Spitz
René Árpád Spitz (Vienna 11 Novembre 1877 - Denver 1974) è uno dei primi psicanalisti che abbia utilizzato
l’osservazione diretta del bambino per ritrovare e quindi
descrivere le tappe dell’evoluzione psicogenetica del bambino.
Così l’evoluzione normale è scandita da quelli
che Spitz chiama gli organizzatori dello psichismo: essi
caratterizzano alcuni livelli essenziali dell’integrazione
della personalità. In questi punti, il processo di maturazione
e quello di sviluppo si combinano l’un l’altro per
formare un’alleanza. Dopo che una tale integrazione sia stata
realizzata, il meccanismo psichico funziona con una modalità
nuova e diversa. Spitz osserva che lo stabilirsi d’un
organizzatore dello psichismo si caratterizza per la comparsa di
nuovi schemi specifici del comportamento che egli chiama indicatori.
Nei primi due anni
vengono descritti tre grandi organizzatori.
-Primo organizzatore
caratterizzato dalla comparsa del sorriso di fronte al volto
umano. Dai 2-3 mesi il bambino sorride allorché un viso umano
gli si mostri di fronte. Questo indicatore, il sorriso, testimonia la
messa in atto dei primi rudimenti dell’Io e dello stabilirsi
della prima relazione preoggettuale ancora indifferenziata. La
comparsa del sorriso segna il passaggio dallo stadio non oggettuale
dominato dalla sola necessità di soddisfazione dei bisogni
istintuali interni allo stadio preoggettuale caratterizzato dalla
predominanza della percezione esterna: il principio di realtà
inizia a funzionare benché non permetta ancora una fine
capacità discriminativi dell’ambiente.
-Secondo organizzatore
caratterizzata dalla comparsa della reazione d’angoscia di
fronte al viso d’un estraneo verso gli otto mesi (spesso
viene definito angoscia dell’ottavo mese). Questo secondo
organizzatore testimonia l’integrazione progressiva dell’Io
del bambino, e la sua nuova capacità di distinguere un Io e
un non Io. Parimenti all’angoscia dell’ottavo mese
testimonia della divisione tra madre e non madre, cioè
caratterizza lo stabilirsi della relazione col primo oggetto
lipidico, la madre, in concomitanza con la minaccia di perdere
questa relazione. In effetti un viso estraneo, attraverso la scarica
che introduce nell’apparato percettivo del bambino, risveglia
il sentimento di mancanza del viso materno e suscita angoscia. Il
bambino giunge cosi allo stadio oggettuale e allo stabilirsi di
relazioni con oggetti diversificati. La discriminazione dell’ambiente
si perfeziona partendo dalle condotte di imitazione e di
identificazione con l’oggetto materno.
-Terzo organizzatore
caratterizzato dalla comparsa del “no” (gesto e
parola) durante il secondo anno. La comparsa del “no” si
basa su tracce filogenetiche e ontogenetiche che partono dal
rooting-reflexe e dal riflesso dei punti cardinali, entrambi riflessi
d’orientamento cefalogiri del bambino verso il capezzolo del
seno, e dalla reazione di scuotimento della testa in segno di rifiuto
rifiuto del biberon ad esempio). Secondo Spitz l’accesso al
“no” permette al bambino di giungere ad una completa
distinzione tra lui stesso e l’oggetto materno (stadio di
riconoscimento del sé) e, di conseguenza, d’entrare nel
campo delle relazioni sociali. Nello stesso tempo il “no”
costituisce la prima acquisizione concettuale puramente astratta del
bambino: questo caratterizza l’accesso al mondo simbolico e la
nuova capacità di maneggiare simboli.