IL CINEMA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO NEGLI ANNI '60
Durante gli anni sessanta si assiste in tutto il terzo mondo a una serie di forti cambiamenti politici e sociali, facendo credere nella possibilità di una rivoluzione terzomondista. Nel 1962 L’Algeria vinse la guerra d’indipendenza dalla Francia; nell’America Latina, alcuni movimenti di guerriglia ebbero la meglio sull’esercito nazionale; nel 1964 nacque in Palestina l’ OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), con l’obiettivo di creare lo stato palestinese; a Cuba nacque uno stato socialista, vincendo contro il dittatore e respingendo gli americani; in Vietnam gli americani persero la guerra; in Cina nel 1964 Mao Tse-Tung diceva” Popoli del mondo unitevi e sconfiggete gli aggressori americani”.
Questa situazione politica di grande fervore e cambiamento condizionò e ispirò molti registi dell’epoca, che vedevano nel cinema un mezzo importante di lotta. Essi pensavano che il cinema come tutte le altre arti, anche quelle di puro intrattenimento, dovessero avere un forte valore politico.
In medio Oriente, per esempio, nacque un cinema dedicato alla rivoluzione delle popolazioni del terzo mondo. In Egitto uscirono film anticolonialisti come “Cairo ‘30” (1966)di Salah Abu Seif e “al-Mutamarridun” ( I ribelli, 1968) di Tewfik Saleh, che convinsero molti registi di Libano, Tunisia, Palestina e Marocco a iniziare un filone cinematografico politico-rivoluzionario.
Molto importante fu la nascita di conferenze in Medio Oriente come in America Latina, Africa, e Asia di registi che volevano seguire e discutere un modello stilistico e tematico comune.
Una finalità comune in tutto il terzo mondo era lotta contro la cinematografia hollywoodiana che controllava il mercato: i film non solo dovevano attaccare l’ideologia americana, ma anche proporre allo spettatore un cammino di “liberazione”.
Questo programma si svolse ovviamente attraverso l’uso di molti documentari e film politici ambientati nel presente; ma in America Latina e in Africa si unirono gli obiettivi di rivolta a film di finzione. Un'altra tipologia di film ricorrente era il film storico, dove i singoli registi riprendevano nelle storie nazionali episodi di resistenza e ribellione, facilmente unibili alle realtà contemporanee.
Altri film cercavano di prendere aspetti importanti delle culture indigene cercando di rivelare una identità nazionale, non contaminata dal colonialismo. Di questo filone furono molto importanti in Africa i cineasti che diedero vita al cinema chiamato “ritorno alle origini” , dove i film si rifacevano al folclore, ai miti e ai rituali per poi essere elaborati in una visione politica contemporanea.
Film:
“Cairo ‘30” (1966)di Salah Abu Seif
“I ribelli” “al-Mutamarridun” (1968) di Tewfik Saleh
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