La globalizzazione economica si manifesta in diversi ordini di fenomeni:
1. Concorrenza[EN1] nei servizi.
Nei paesi industrializzati, al settore dei servizi va ascritta una quota sempre maggiore del Prodotto interno lordo (Pil); questa ha già superato l’80 per cento negli Stati Uniti, e in Europa è mediamente il 65 per cento. Nei paesi di antica industrializzazione il settore dei servizi aveva sempre avuto la funzione di valvola di sfogo per la disoccupazione creata dal progresso tecnologico[IT1][IT2][EN1]; la globalizzazione sta via via riducendo questa funzione perché la facilità di comunicare a distanza sposta nei Paesi in via di sviluppo[IT1][IT2][ES1][ES2][FR1] (Pvs) l’occupazione relativa a numerosi tipi di servizi:
a) imprese localizzate nei paesi sviluppati fanno svolgere servizi, consistenti in elaborazione di dati di ogni genere, da operatori specializzati a basso costo, residenti nei Pvs – per ora soprattutto asiatici – che già dispongono di validi sistemi scolastici e quindi di operatori preparati: oggi un numero grandissimo di attività, che non richiedono nient’altro che un computer collegato ad un telefono, può essere svolto in qualsiasi parte del mondo; banche, società finanziarie e di assicurazioni, ospedali, imprese informatizzate di ogni genere, grazie alle comunicazioni in tempo reale via computer, fanno elaborare estratti conto, bilanci, polizze, cartelle cliniche, programmi operativi (software) a imprese di servizi che a volte operano a migliaia di chilometri di distanza. Ad esempio, oltre cento fra le cinquecento maggiori imprese degli Stati Uniti acquistano servizi di software da imprese indiane, i cui programmatori sono pagati meno di un quarto di quelli americani.
b) la concorrenza avviene non soltanto nelle funzioni amministrative e contabili, ma in tutti i tipi di servizi (consulenza legale, consulenza finanziaria, telecomunicazioni, servizi bancari, progettazione ingegneristica, consulenza manageriale, istruzione, cure mediche): ed infatti, ad esempio, ovunque nei paesi ricchi si importano infermieri dal Terzo mondo; allo scopo di ridurre i costi dell’assistenza sanitaria il governo inglese ha invitato una delegazione di Bombay per discutere un piano di ‘navette sanitarie’ tra Gran Bretagna e India; negli Stati Uniti sta crescendo l’importazione di medici, ingegneri, professori universitari.
2. Investimenti nel Terzo mondo [E1].
I capitali in cerca di investimenti si spostano dai paesi sviluppati ai Pvs asiatici, o ai paesi ex comunisti dell’Europa orientale, o in alcuni Paesi dell’America latina, creando nuove imprese o filiali di imprese già esistenti nei paesi occidentali; lo fanno per poter sfruttare il basso costo della forza lavoro (non solo di quella generica ma anche di quella altamente qualificata, in tutti i settori produttivi e nei servizi), i ridottissimi oneri sociali a carico del datore di lavoro (socio-dumping [IT1][EN1][EN2][EN3][EN4][ES1]), la ridotta tutela giuridica dell’ambiente (eco-dumping [EN1][EN2]) e le facilitazioni fiscali, generalmente molto consistenti. Naturalmente è necessario che in quei Paesi si trovi una manodopera minimamente acculturata, e che le strutture giudiziarie siano in grado di garantire la protezione dei diritti di proprietà e l’applicazione dei contratti, e ciò dipende dalla lungimiranza e dalla relativamente scarsa corruzione della classe politica locale.
I governi dei Paesi menzionati stanno investendo ingenti risorse nell’università e nella ricerca scientifica, con il risultato - davvero clamoroso e fino a pochissimi anni fa impensabile - che sta crescendo il numero dei laureati americani ed europei che vanno a fare il master in questi paesi, dove trovano laboratori efficientissimi, larghi fondi per la ricerca, e possibilità di trasformarsi in imprenditori con maggiore facilità che in patria, e con minore burocrazia; ad esempio la facoltà di Economia e Commercio di Shanghai è ritenuta la migliore del mondo, superiore anche a quelle del Mit e della London School of Economics.
3. Delocalizzazione[IT1][IT2][IT3][EN1][FR1][FR2][FR3].
Anche quando non vi è l’investimento di nuovi capitali, un’impresa sposta all’estero, dove possa godere degli accennati vantaggi, alcune fasi della lavorazione di un prodotto (quelle a più alto contenuto di manodopera); può trattarsi delle fasi finali, oppure di fasi intermedie, e in tal caso i prodotti da finire vengono reimportati.
La delocalizzazione, che permette di mantenere nel paese d’origine almeno le funzioni di direzione e progettazione, è l’unica alternativa al trasferimento integrale della produzione all’estero oppure alla cessazione dell’attività.
4. Crescita autonoma dei Pvs (Paesi in via di sviluppo).
Nei Pvs sorgono imprese con capitali indigeni, operanti anche in settori tecnologicamente avanzati: per esempio Taiwan, acquistando tecnologia dall’estero, in pochi anni si è assicurata una consistente quota dell’industria mondiale dell’assemblaggio dei personal computer. Inoltre i governi più avveduti investono nell’istruzione e nella ricerca, e la competitività di un numero crescente di Pvs dipende non più soltanto dal basso costo del lavoro e dal prelievo fiscale contenuto, ma anche dalla capacità di creare nuovi prodotti.
5. Gigantismo delle multinazionali[IT1][EN1][EN2][EN3][FR1][FR2].
Sono impressionanti le dimensioni di molte multinazionali. Trecento di esse nel 2000 possedevano il 25 per cento di tutte le ricchezze mondiali; cinquantuno delle cento economie più importanti del mondo erano grandi imprese, mentre soltanto quarantanove erano nazioni. Le vendite della General Motors[EN1][EN2] e della Ford erano superiori al Pil dell’intera Africa subsahariana, le risorse dell’Ibm (International Business Machine) e della General Electric[IT1] superavano ciascuna il potenziale economico della maggior parte delle piccole nazioni, e Wal-Mart, la catena di supermercati statunitense con filiali in tutto il mondo, aveva entrate superiori a quelle della gran parte dei paesi dell’Europa centrale, inclusi quelli maggiormente sviluppati: Polonia, Repubblica Ceca, Ucraina, Ungheria, Slovacchia, Romania.
6. Istruzione a distanza[IT1][IT2][IT3][IT4][EN1].
La possibilità di comunicare a distanza a costo zero è di straordinaria utilità non solo nel campo economico ma anche in quello dell’educazione.
Un solo esempio:
In Messico, l’Università di Monterrey è divenuta in pochi anni uno dei centri più avanzati nel mondo per l’apprendimento a distanza, con una trentina di campus collegati in rete da tutta l’America Latina e la possibilità per ogni studente di assistere alle lezioni di uno stesso docente. In molti paesi in via di sviluppo l’apprendimento in rete sta determinando il miglioramento dei curricola e l’intensificazione dello scambio di esperienze.