Induismo
L'Induismo
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Il termine Induismo viene usato in Occidente per indicare le istituzioni religiose e sociali degli indù. Gli induisti
preferiscono definire le loro tradizioni religiose con il termine sanatana dharma, cioè "religione" o "tradizione eterna".
Il termine "indù" fu usato a partire dall'XI secolo d.C., quando, con la diffusione dell'islamismo, i musulmani diedero il nome di "indù"a tutti gli abitanti dell'India che non fossero né musulmani, né ebrei, né cristiani.
La cultura e la civiltà degli arii, popolazioni indoeuropee insediatesi in India verso il 1500 a.C., sta all'origine di quello che noi definiamo induismo; in tale contesto si svilupperà la letteratura vedica che è alla base del complesso sistema religioso e sociale dell'induismo.
L'induismo, quindi, non ha un fondatore e, nel senso stretto del termine, non ha nemmeno un canone scritturistico fisso ma ha una ricca letteratura religiosa.
Complesso è il concetto di divinità: è condivisa la devozione al Brahaman, l'Assoluto, impersonale, sorgente di tutto l'essere, fondamento del mutevole succedersi dei fenomeni, principio creatore ed energia che pervade il mondo (aspetto panteista). La realtà divina si esprime in una ricca pluralità di forme che popolano il pantheon induista (aspetto politeista). Al vertice troviamo la trimurti, una triade divina composta da Braman il creatore, da Vishnu il conservatore e da Shiva il distruttore-rigeneratore. Fra le varie divinità, particolarmente venerato è Krishna, principale avatara di Vishnu. Il termine avatara significa "discesa" ed esprime la particolare capacità della divinità di "discendere" nel mondo terreno e di manifestarsi assumendo diverse forme materiali.
Pur nel variegarsi di scuole filosofiche e sapienziali, possiamo enucleare delle credenze comuni a tutto l'induismo. Esiste un'anima individuale ed eterna, detta atman, che dopo la morte trasmigra in altri corpi, non necessariamente umani, secondo il ciclo delle rinascite successive detto samsara. A seconda delle azioni compiute in vita, pure o impure, si trasmigra in forme di vita superiori o inferiori. Ci si può liberare da questo ciclo attraverso la moksa, "liberazione", che può essere raggiunta percorrendo diverse vie.
Non è necessario praticarle tutte in una singola vita, ma è importante compiere ciò che sembra appropriato alla vita che si sta vivendo. Questa legge è nota come dharma, "destino" .
Legato alla nozione di samsara è il "sistema delle caste", risalente all'antica tradizione dei Veda, libri sacri. La società indù è ancora oggi divisa in caste, varna (che vuol dire "colori") anche se ufficialmente esse sono state abolite nel 1947. Ogni casta ha un colore specifico: i bramini o sacerdoti hanno il colore bianco; i governanti o i guerrieri hanno il colore rosso; il colore del popolo è il giallo, quello dei servitori è il nero. Le caste, al loro interno, si suddividono in sottogruppi e il passaggio da una casta all'altra è molto difficile, essendone ereditaria l'appartenenza. Fuori dal sistema delle caste vi sono gli "intoccabili", i paria, ritenuti impuri perché relegati a mestieri che contaminano, come la pulizia delle strade, delle latrine, o la rimozione dei cadaveri lungo le strade. Essi sono ancora oggi fortemente sfavoriti dal punto di vista economico, pur non essendo più sottoposti ad umiliazioni degradanti come in passato.
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