L'esperienza IDIL in Europa: proposte di superamento delle FGM.
L'ESPERIENZA IDIL IN EUROPA:
PROPOSTE DI SUPERAMENTO DELLE FGM.
(Varacalli Valentina)
Il progetto IDIL [E][I]
( acronimo che
in lingua somala significa integrità)
è stato finanziato dalla Commissione Europea,
nell'ambito del programma Daphne 1 ed ha potuto svolgersi grazie alla
partecipazione di varie Associazioni. Capofila del progetto è stato il CSA
(Centro studi africani dell'Università di Torino) [I]
in collaborazione con i CIE ( Centro d'Iniziativa Europea di Torino) [I]
Il progetto ha inteso promuovere
ricerche, azioni e misure preventive, dirette a superare la pratica delle
mutilazioni genitali femminili, nell'ambito del contrasto alla violenza nei
confronti delle minori e delle donne, in un contesto di immigrazione. In
particolare, con azioni mirate al supporto e all'assistenza delle categorie
sociali più deboli: infanzia, minori, madri in situazione di disagio e/o
discriminazione sociale. Il progetto è stato finalizzato alla definizione e
sperimentazione di strategie atte a prevenire le FGM tra le comunità e le
famiglie di migranti, in cui la pratica viene applicata, seppur in un contesto
culturale e giuridico diverso da quello esistente nel paese di immigrazione. Si
è trattato di coinvolgere i gruppi familiari, in particolari le madri con le
figlie in classe di età dai 0 ai 18 anni.
Gli effetti sul territorio hanno
previsto la messa in opera di una campagna di formazione/ informazione dei
gruppi target, con una prevedibile ricaduta, positiva, sul tessuto sociale di
riferimento per quanto riguarda l'auto-coscienza e la gestione del conflitto.
Sotto il profilo operativo, il progetto ha inteso:
-
monitorare e quantificare
l'analisi delle nazionalità straniere presenti sul territorio italiano e
spagnolo. L'eventuale e possibile entità del rischio di FGM per le bambine
appartenenti alle specifiche comunità;
-
far partecipare,
all'impostazione delle indagini epidemiologiche con lo scopo di rilevare
l'incidenza e la rilevanza delle FGM e delle sue complicazioni, persone di
riferimento delle comunità presenti sul territorio interessate al problema
(mediatrici culturali, opinion leaders, ecc.);
-
promuovere attività di
formazione ed aggiornamento per tutti gli operatori ed operatrici dell'area
Materno Infantile soprattutto nelle sedi di servizi consultoriali familiari,
dei "punti nascita", dei corsi di preparazione al parto, nei servizi di
pediatria di comunità e medicina scolastica, nelle istituzioni educative
della prima infanzia (asili nido, scuole materne);
-
costituire un programma
specifico di monitoraggio del fenomeno FGM nelle ASL in Italia e negli
Ospedali della Spagna, in cui il fenomeno è ad alto rischio con lo scopo di
attivare una rete di servizi sanitari e sociali in collegamento tra loro,
predisponendo protocolli operativi in cui sono stati attribuiti ruoli e
competenze definiti, per ogni professionalità coinvolta;
-
produrre materiali
informativi per gruppi/ target, tradotti nelle principali lingue delle
comunità interessate quali: inglese, italiano, spagnolo, francese, olandese,
tedesco, svedese, danese, somalo, arabo, amarico;
-
organizzare campagne di
informazione che hanno coinvolto le autorità locali per la creazione di
opportunità permanenti di formazione/ informazione;
-
mettere in rete attraverso
un sito internet specifico [E]
le informazioni, i percorsi sperimentali localmente, ma con collegamenti
nazionali ed internazionali sugli aspetti del superamento delle pratiche
delle FGM.
Il Piano di lavoro ha previsto:
Una I fase di definizione degli
strumenti con: incontri con comunità straniere del Nord Europa, la mappatura dei
materiali, dei gruppi e delle comunità coinvolti nel fenomeno. L'elaborazione di
moduli e di strumenti. La formazione a: leaders di comunità, animatori
comunitari, operatori di sportelli d'informazione e degli operatori socio-
sanitari.
Una II fase di sensibilizzazione
con l'elaborazione di modelli di intervento e la disseminazione dei risultati in
collaborazione con le strutture locali (Province, Comuni, ASL, ecc).
Conclusioni
(Varacalli Valentina)
Il progetto ha rappresentato per
tutte le Associazioni coinvolte un percorso importantissimo e molto arricchente
dal punto di vista della messa a punto di strategie nazionali di superamento di
tali pratiche. E' possibile constatare due punti, a mio avviso, fondamentali:
-
la questione FGM, nei paesi
del Nord Europa è stata affrontata in un' ambito di diritti/doveri
appartenenti a legislazioni nazionali ed a percorsi di integrazione attive
per le comunità immigrate interessate;
-
le stesse comunità sono
state attori principali per l'elaborazione di strumenti necessari al
superamento delle FGM. Al contrario di quanto normalmente accade in
Italia, sono state le comunità a proporre alle Istituzioni ed ai Servizi
Territoriali modelli da suggerire e da applicare sia alle famiglie sia agli
operatori socio-sanitari.
In tale processo, la difficoltà
maggiore è data dalla mancanza di fondi, che limitano fortemente l'erogazione
continua del servizio ed il monitoraggio costante del fenomeno FGM sul
territorio.
A partire dall'esperienza
portata avanti in questi anni, emergono una serie di quesiti che desiderano
ampliare la discussione ed il confronto tra operatori, ricercatori ed
istituzioni. Le bimbe ed i bimbi di tutto il mondo devono poter godere degli
aspetti più belli delle loro tradizioni, ma non essere soggetti a quelli più
aberranti- mutilazioni, guerre, analfabetismo, lavori minorili, prostituzione ed
abusi di vario genere.
Ed è a loro che è dedicato
il motto del progetto IDIL: "Sì alla diversità, no alla sofferenza".
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