DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
(Ragazzone Elisabetta)
Non sono state condotte indagini
complete sulla distribuzione geografica della mutilazione genitale femminile. La
maggioranza delle bambine e delle donne che sono state sottoposte a mutilazione
vivono in 28 paesi africani. La mutilazione viene praticata da molti gruppi
etnici, dalla costa orientale a quella occidentale dell'Africa, nelle zone
meridionali della penisola arabica e lungo il golfo persico e con frequenza
sempre maggiore tra alcune popolazioni di immigrati in Europa, Australia, Canada
e Stati Uniti. Essa viene anche praticata da alcuni gruppi musulmani che vivono
in India e da quelli della Malesia e dell'Indonesia. L'infibulazione è diffusa
in Somalia, nel Sudan settentrionale e a Djibouti ed è stata documentata in
Etiopia, Eritrea, nel Kenya settentrionale e in alcune zone del Mali e della
Nigeria settentrionale.
Africa
In Africa [I] [E] testimonianze attestano che la mutilazione genitale
femminile è praticata in una vasta zona che parte dal Corno d'Africa e dal Mar
Rosso e si estende fino all'Equatore; nel nord parte dall'Egitto e dal Sudan e
si estende fino al Kenya e alla Tanzania nell'Africa orientale; si estende anche
fino alle coste dell'Africa occidentale: in tutti i paesi compresi tra la Sierra
Leone e la Mauritania, inclusa la Nigeria; nel sud è praticata nel Mozambico,
nel Botswana e nel Lesotho. Ci sono comunque eccezioni: in molti stati africani non
tutte le donne sono soggette a questa pratica, ma solo quelle di certe tribù.
La più comune tipologia di mutilazione genitale femminile
praticata in Africa oggi è la clitoridectomia o escissione che, come segnalato,
è diffusa in più di venti paesi.
La variante sunna è popolare nel sud dello Yemen
(Aden), nell'Oman, in Egitto e in Sudan. E' segnalato anche che la tipologia
sunna, la forma più leggera, è praticata dai musulmani in Indonesia e in
Malaysia.
L'infibulazione è comunemente praticata in Somalia ed ovunque
vivono etnie somale (Gibuti, Etiopia e Kenya); è anche diffusa tra i sudanesi
musulmani del nord e in alcune parti dell'Alto Egitto. Nell'Africa occidentale è
segnalata tra alcuni gruppi musulmani del Mali e della Nigeria.
In Somalia ogni ragazza, senza eccezione, è circoncisa e la
maggioranza è infibulata. Nel territorio di Gibuti e in tutte le altre regioni
dove ci sono gruppi etnici somali l'escissione e l'infibulazione sono universali
e simili a quelli della Repubblica Democratica Somala. L'intervento è eseguito
su bambine prima dell'età della pubertà e solitamente senza rituale.
Nel Sudan, sebbene la legge del 1945 proibisca la
circoncisione faraonica, la pratica dell'infibulazione persiste, anche se in
prevalenza è stata sostituita dalla clitoridectomia.
In Egitto, anche se la società egiziana da molti anni si
distingue per scolarizzazione, presa di coscienza e modernizzazione, la
mutilazione genitale femminile è ancora segnalata nella Valle del Nilo; l'infibulazione
è anche segnalata nell'Alta Valle del Nilo.
In Etiopia l'infibulazione è praticata da gruppi musulmani
quali i somali, i danachili, i larari e i galla; l'escissione, invece, è
presente in altri gruppi etnici, indipendentemente dalla religione.
In Eritrea è più comunemente praticata l'escissione, ma anche
l'infibulazione, che viene eseguita di tanto in tanto, soprattutto tra i gruppi
musulmani.
In Kenya sono praticate dalle varie tribù diverse forme di
mutilazione genitale femminile: l'intervento è di grande importanza per i
montanari bantu, per gli abitanti delle montagne, per molti niloti delle pianure
e presso i gusii e i kuria del sud Nyanza.
In Nigeria la mutilazione genitale femminile è praticata da
molti gruppi etnici, come gli yoruba, che operano l'escissione sulle bambine di
solito il sesto giorno dopo la nascita. Alcune fonti hanno segnalato anche gli
hausa e gli ibo ricorrono all'escissione, mentre l'infibulazione è praticata
generalmente nel settentrione musulmano.
In Sierra Leone la maggior parte dei gruppi etnici pratica
determinate forme di mutilazione dei genitali. Le ragazze sono iniziate alla
pubertà con una cerimonia segreta alla quale solo donne dello stesso gruppo
etnico, precedentemente iniziate, possono partecipare. La mutilazione femminile
continua anche oggi in tutte le aree del paese.
Nel Mali la mutilazione genitale femminile è oggi praticata da molti gruppi etnici e, sebbene alcune pratiche tradizionali siano state
recentemente attenuate, di fatto tutte le donne del Mali sono state sottoposte
ad escissione, eccetto quelle che appartengono al gruppo etnico del Sonrai.
In Senegal nella maggior parte delle zone rurali è praticata
l'escissione femminile, con l'eccezione di quelle della zona di Dakar, le cui
popolazioni non praticano alcuna forma di mutilazione.
In Costa d'Avorio la mutilazione genitale femminile è
largamente praticata, specialmente tra le tribù del nord. La tipologia
dell'intervento dipende dalla tribù e il permesso per l'intervento è solitamente
dato dai capi del villaggio. L'escissione è soprattutto comune tra i gruppi
musulmani, quali i malinke; viene celebrata dal villaggio come un rito della
pubertà, anche se l'intervento a volte viene eseguito perfino su bambine di sei
anni.
In Burkina Faso [I]
[E] [F] le donne di tutti i gruppi etnici sono
escisse e ciò è particolarmente importante per i mossi, il gruppo dominante del
paese per numero di abitanti; essi sono convinti che il clitoride sia un organo
pericoloso in grado di causare impotenza negli uomini e uccidere i neonati alla
nascita. L'intervento dell'escissione in Burkina Faso ha solitamente luogo fuori
dal villaggio, sotto un albero e per eseguirlo si utilizzano rasoi, coltelli ed
erbe tradizionali.
Penisola Arabica
Le mutilazioni genitali femminili sono praticate in tutta la
parte meridionale della Penisola Arabica, Aden e Hadramout.
Un'altra crudele usanza praticata nello Yemen del sud e lungo
il Golfo Persico è quella di introdurre del sale nella vagina dopo il parto allo
scopo di provocarne il restringimento (stenosi). Secondo la convinzione delle
donne lo scopo principale di questa usanza è quello di riportare la vagina alla
forma e alla misura che aveva prima del parto, per rendere i rapporti sessuali
più piacevoli per il marito.
Asia
Secondo valide informazioni mediche, gli interventi ai
genitali femminili sono al giorno d'oggi confermati solo in due paesi dell'Asia,
e cioè in Indonesia e in Malaysia, in cui l'usanza è praticata solamente dalla
popolazione musulmana. La tipologia di mutilazione genitale eseguita non è così
drastica e dannosa come quella praticata in Africa: l'intervento ha luogo poco
dopo la nascita della bimba ed è eseguito sia da una guaritrice del villaggio
sia da una levatrice. Esse usano una tecnica molto semplice, cioè quella di
tagliare molto delicatamente la parte alta del clitoride; alcune volte è lo
stesso clitoride ad essere tagliato insieme alle piccole labbra; in alcuni paesi
non si effettua alcun taglio ma, conficcando un ago nel prepuzio, si produce
solo una goccia di sangue. In Indonesia e in Malaysia la mutilazione genitale
femminile non è una pratica indigena, ma è stata introdotta dall'Islam, mentre
in Africa era praticata ancora prima dell'avvento dell'Islam.
Mondo occidentale
L'idea di controllare la sessualità delle donne sembra essere
comune alla maggior parte degli uomini in tutte le società. I metodi usati
nell'Occidente sono diversi da quelli dei paesi orientali e africani, ma gli
scopi sono generalmente gli stessi.
In questo contesto la clitoridectomia non è totalmente
estranea ai paesi occidentali, benché molti lettori occidentali diano
l'impressione di restare inorriditi di fronte a tali usanze e pratiche. In
Inghilterra e in America un esteso numero di tali interventi veniva eseguito
specialmente nella seconda metà del XIX secolo; infatti una scuola di pensiero sosteneva
che la clitoridectomia fosse necessaria per curare le aberrazioni sessuali quali la
"ninfomania" e anche per prevenire tutti i tipi di malattie e di disordini
emotivi, come isteria, masturbazione e altri comportamenti non conformi.
Forse oggi ci sono donne che vivono in America e in Europa
che hanno sofferto per questa forma di chirurgia ginecofobica mutilante, non
necessaria dal punto di vista medico. La repressione della sessualità femminile
attraverso vari mezzi e metodi ricorre ovunque, ed esiste in tutte le società
patriarcali dall'inizio della storia fino ai giorni nostri.