DESCRIZIONE DEI DIVERSI TIPI
DI MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE (Ragazzone Elisabetta)
Tipo I
Nella forma più comune di questa
procedura il clitoride viene trattenuto tra il pollice e l'indice, tirato e
amputato con un movimento veloce utilizzando un oggetto tagliente. L'emorragia
viene solitamente arrestata tamponando la ferita con garze o altre sostanze e
applicando un bendaggio compressivo. Gli operatori moderni e con una maggiore
esperienza applicano una o due punti di sutura intorno all'arteria clitoridea
per arrestare l'emorragia.
Tipo II
Il grado di severità delle
incisioni varia notevolmente in questo tipo di procedura. Solitamente il
clitoride viene amputato come descritto sopra e le piccole labbra vengono
parzialmente o totalmente asportate, spesso con lo stesso movimento veloce.
L'emorragia viene arrestata con impacchi e bendaggi o con alcuni punti di sutura
circolari che possono o meno coprire l'uretra e parte dell'orifizio vaginale.
Sono stati riportati casi di escissione estese la cui cicatrizzazione avviene
con la fusione delle superfici scoperte con una conseguente pseudo-infibulazione
anche se le parti non sono state cucite. I tipi I e II generalmente
rappresentano l'80%-85% di tutti i casi di mutilazione genitale femminile,
benché la percentuale possa variare enormemente da un paese all'altro.
Tipo III
La quantità di tessuto asportato
è estesa. La forma più estrema comprende la rimozione completa del clitoride e
delle piccole labbra insieme alla superficie interna delle grandi labbra. I
margini scoperti delle grandi labbra vengono congiunti utilizzando spine di
acacie, impacchi e punti di sutura per mantenerli fermi e le gambe vengono
legate insieme per 2-6 settimane. La cicatrice guarita crea un cheloide che
scopre l'uretra e in parte la vagina, e che agisce come una barriera fisica
durante il rapporto sessuale. Una piccola apertura viene lasciata nella parte
posteriore per consentire il passaggio del flusso dell'urina e del sangue
mestruale. L'apertura è circondata da cute e tessuto cicatriziale e ha
solitamente un diametro di 2-3 cm, ma può anche essere piccola come la testa di
un fiammifero. Tradizionalmente, la "re-infibulazione" [I]
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[F] viene eseguita dopo il
parto. I margini scoperti vengono nuovamente cuciti insieme per creare una
piccola apertura posteriore, spesso delle stesse dimensioni di quella della
verginità, poiché un'apertura vaginale stretta viene culturalmente percepita
come più piacevole per l'uomo. A causa dell'estensione delle incisioni e delle
suture iniziali e ripetute, gli effetti fisici, sessuali e psicologici dell'infibulazione
sono maggiori e più duraturi rispetto ad altri tipi di mutilazioni genitali
femminili. Benché secondo una stima solo nel 15-20% di tutte le donne che
vengono sottoposte a mutilazione genitale, viene praticata la mutilazione di
tipo III, in alcuni paesi come il Djibouti, la Somalia e il Sudan la percentuale
è dell'80-90%. L'infibulazione viene praticata su piccola scala in alcune zone
di Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Kenya e Mali e può essere eseguita in altre
comunità in cui l'informazione è scarsa o ancora incompleta.
Tipo IV
La mutilazione genitale
femminile IV comprende una serie di procedure, la maggior parte delle quali sono
auto-esplicative. Ad esempio l'espressione angurya cuts [I]
[E] [F]
[F] descrive il
raschiamento del tessuto circostante l'apertura vaginale; i gishiri cuts,
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[F]
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invece, sono incisioni posteriori dalla vagina nel perineo come tentativo di
aumentare lo sbocco vaginale per rimuovere l'ostacolo al parto. Queste incisioni
spesso provocano fistole vescicovaginali e danni allo sfintere anale.