La condizione della donna nella famiglia dall'antichità ad oggi di Enrica Iozzi (iozzi@fauser.edu), Emanuela Coppa (ema@s-edp.it)

La donna e la famiglia dalla seconda metà del '900 ad oggi: il caso italiano

L'identità della donna negli anni '50-'80 e le conquiste del movimento femminista.

La seconda metà del '900, grazie alla rapida trasformazione della società italiana, ha visto un mutamento dell’identità femminile e del ruolo sociale della donna. Alla piena identità giuridica, però, non è seguita un’uguaglianza sostanziale riguardo alle opportunità sociali e professionali, alla rappresentanza politica e alla distribuzione dei carichi di lavoro familiari. La vita quotidiana della casalinga resta gravata da una serie di faticosi impegni poco o per nulla riconosciuti e la cultura resta comunque imbevuta di valori e parole d’ordine che mirano alla restaurazione della famiglia tradizionale, in particolare a un saldo controllo del rapporto generazionale.

La ridefinizione della famiglia e in particolare la necessità di salvaguardarla da attacchi esterni, in particolare dalle separazioni, conducono, negli anni del boom economico, all’articolazione di una nuova “ideologia della casalinga” che si basa ora anche sull’aspetto psicologico e sentimentale, per cui la donna è vista come soggetto in grado di ridare valore e emozioni agli affetti familiari. La donna, ormai culturalmente emancipata, scolarizzata, partecipe della vita pubblica, acquistò la sua identità “primaria” di reggitrice della casa, di custode della vicenda familiare. Le donne, negli anni ’50, sembrano però ancora prigioniere in uno spazio angusto dove si muovono tra una scarsa conoscenza della propria sessualità e una vita di coppia in cui l’adulterio femminile venne ancora visto come un peccato più grave rispetto a quello dell’uomo.

Si fa largo, inoltre, un nuovo e variegato rapporto tra uomini e donne, un rapporto senza confini stabili, in cui troviamo due fattori importanti: competitività, che cresce a partire dagli anni ’70, e la complementarietà del rapporto uomo- donna. Alla fine degli anni ’60 si ha un grande mutamento del rapporto tra uomo e donna: cambia il rapporto della donna e degli uomini con la procreazione, diminuisce il numero dei figli; per la prima volta cresce l’accesso delle donne alle scuole secondarie superiori e all’università; nel mondo del lavoro la partecipazione femminile aumenta in tutti i settori.

Un secondo fenomeno importante consiste nello sviluppo, a partire dal 1970, di gruppi femministi, soprattutto nelle grandi città, ai quali aderiscono donne del ceto medio. Si ha una grande influenza del femminismo americano: i due grandi temi del movimento femminista sono l’uguaglianza con l’uomo e la diversità delle donne.[S] In particolare negli anni ’70 il movimento italiano si sofferma su questo secondo punto, giungendo a formulare richieste non tanto sulla parità con gli uomini, quanto sulla definizione dei diritti femminili. Le femministe propongono anche una più generale idea politica, il cui slogan è “il personale è politico”, in base al quale si ritiene che la liberazione non deve essere rinviata a dopo la rivoluzione, ma deve iniziare dal privato, nei rapporti tra uomo- donna- bambino. Solo dopo si sarebbe potuta avere una più completa trasformazione.

Diverse sono le richieste dei gruppi femministi italiani: Rivolta femminile denuncia il matrimonio e la famiglia, come luogo della dominazione maschile; Lotta femminista lancia lo slogan “salario alle casalinghe”; l’Udi, il movimento delle donne comuniste, si focalizza sull’intervento dello Stato per alleggerire l’oppressione femminile. Una delle organizzazioni più influenti è il Movimento delle donne italiane, legato al Partito radicale, che verso la metà degli anni ’70 diviene il principale gruppo di pressione a favore dell’autonomia femminile. [En]

Le donne, dunque, entrano nell’era della modernità, con qualche contraddizione: da un lato acquisiscono uno status di soggetto, nel campo della vita pubblica e privata; dall’altro, hanno difficoltà ad uscire da una condizione di subordinazione che continua ad esserci nei numerosi frangenti della vita quotidiana. La cultura di massa potrebbe avere avuto una funzione chiave, delineandosi come luogo di affermazione dei valori femministi ( individualità, benessere, felicità, amore), ma anche come lente di ingrandimento di donne seducenti.[I][F]

La donna negli anni '90.

Negli anni ’80 e ’90 si assiste alla problematizzazione della maternità, con l’aumento delle nascite fuori dal matrimonio e dell’instabilità coniugale, ma soprattutto con l’avvio di nuove esperienze, come l’affido, l’adozione, la procreazione artificiale.[S] Dobbiamo anche dire che la lotta per l’emancipazione femminile ha ottenuto straordinari risultati, ma nei Paesi sottosviluppati la donna, che svolge un ruolo determinante nel settore produttivo, vive ancora in una condizione di subordinazione all’uomo, mentre nei paesi ricchi deve ancora vedere tradotta nei fatti l’uguaglianza sul piano giuridico. Bisogna ricordare che i progressi si sono registrati nei paesi democratici, laici, che riconoscevano l’uguaglianza di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, di religione e di condizione sociale. I regimi autoritari, invece, in cui il potere viene esercitato con la violenza, non accettano né garantiscono l’emancipazione femminile.

Le donne dei Paesi economicamente progrediti hanno la condizione migliore: le condizioni di vita permettono loro maggiori possibilità di acquisire formazione, istruzione, di proteggere la propria salute e di scegliere il proprio modo di vita [En]. Ma anche in questi paesi non tutte le donne godono di queste opportunità: la miseria, la solitudine, la disoccupazione, creano situazioni difficili e insostenibili. Lo stipendio femminile, inoltre, resta inferiore a quello degli uomini del 10%, ma anche del 30, 40%. Riguardo alla possibilità di carriera, gli esempi di successo sono pochi: le donne che occupano posizioni di comando nelle grandi imprese pubbliche e private è minimo, se paragonato ai titoli di studio, alla loro esperienza. le donne che arrivano all’apice del potere, inoltre, piuttosto di dimostrare una vocazione a battersi per le altre, in genere accettano le regole del gioco politico maschile, senza mai mettere in primo piano la difesa delle donne [I]. Le cose cambiano realmente solo quando le donne assumono le loro rivendicazioni collettivamente. Gli anni decisivi di questa fine secolo hanno dimostrato che ogni progresso, il diritto al lavoro, la contraccezione, l’aborto, i diritti di famiglia, è stato possibile grazie all’ostinazione delle donne nella lotta per la conquista dei loro diritti[F].

Rapporto donna-uomo nel nostro tempo.

Oggi i rapporti tra i sessi non sono più costretti nel recinto dei ruoli tradizionali: i rapporti tra uomo e donna non sono più garantiti da norme stabili e le relazioni amorose diventano elettive, fondate esclusivamente sulla scelta personale.

Le differenze emergono in modo esplicito soprattutto grazie al processo di emancipazione femminile e al cambiamento dei costumi sessuali: si crea, soprattutto nei rapporti d’amore, un nuovo carico emozionale dovuto alla necessità di comunicazione e di integrazione. La relazione richiede un’attenzione costante per potersi mantenere. Il lavoro domestico è stato in parte ridistribuito tra i due sessi, ma le donne continuano ad occuparsi della “casa” simbolica e si fanno carico dell’incertezza e dei compiti della comunicazione nella coppia e all’interno della famiglia.

Nelle relazioni quotidiane le donne mettono in luce per tutti la necessità di non perdere il particolare, ricordando il valore dei dettagli, l’importanza della memoria, dei gesti, dei tempi e minuti. La cultura maschile, con la spinta a standardizzare l’esperienza, a misurare, ad applicare la razionalità diretta allo scopo, sembra segnalare il fatto che una società complessa deve anche ridurre le differenze e che, per affermarsi, l’individualità deve attraversare l’incertezza e il rischio della perdita. In una società che misura ancora il valore della persona quasi esclusivamente sulla prestazione, la cultura maschile è esposta a una grave crisi.

Maschile e femminile, oggi, non coincidono più solo con il sesso in senso biologico, ma diventano dei modelli culturali a cui sono esposti uomini e donne. Le donne, che hanno conquistato l’autonomia attraverso il lavoro, assimilano i modelli della cultura maschile, in parte subendoli, in parte trasformandoli. Gli uomini si aprono faticosamente alla loro debolezza, riconoscono la presenza delle emozioni, stabiliscono un rapporto con i figli basato sul riconoscimento e sulla fiducia.

Interessante è l’intervista fatta a Lea Melandri, da parte degli studenti del Liceo Classico “Umberto I” di Napoli il 7 febbraio 2001 , proprio sul ruolo della donna e della famiglia di oggi. La Melandri sottolinea che:

Mi stupisce che l’immagine della coppia felice della donna ricomposta tra privato e pubblico sia oggi così enfatizzata, mostrata insistentemente. Penso alle donne che vengono presentate, esibite, esposte soprattutto per la loro bellezza, per la loro seduzione o il loro successo, che vengono intervistate perché dicano quanto è importante per loro anche avere un figlio, far le madri e così via. Quindi è evidente che ci si stacca con difficoltà dai ruoli e dalla ricomposizione di questi ruoli, dal tenere insieme queste figure: uomo e donna [...].

E ancora riguardo al ruolo della donna e dell’uomo:

Ecco, l’esaltazione del femminile, ottenuta per ribaltamento di una condizione storica di sottomissione, per cui quello che le donne avrebbero imparato nelle case curando figli, mariti, oggi sarebbe utile alla vita pubblica: non credo che il problema sia quello di ribaltare o far scambiare i ruoli, ma quello di uscire dal fascino che hanno queste “ruolizzazioni”, queste identità di maschile e femminile così ancorate a poli diversi dell’esperienza, per cui il femminile resta sempre legato alla natura, alla vita affettiva, alla capacità di relazione, mentre invece il maschile alla storia, al linguaggio, al potere. Credo che sia importante continuare a ragionare e a riflettere a partire dalla nostra vita, da quanto è radicato in noi di questi modelli a quanto li mettiamo in atto, quasi senza accorgercene, nel nostro modo di comportarci [...].

La famiglia italiana oggi.

La famiglia ha sicuramente subito profonde modificazioni: sicuramente gli anni ’70 hanno lasciato un segno e un patrimonio di saperi e di cambiamenti significativi nella vita pubblica. Oggi esistono varie tipologie di famiglia: quella nucleare, costituita da genitori e figli; quella unipersonale, costituita da un unico membro, in quanto molte donne e uomini vivono da soli; la famiglia monoparentale, in cui è presente solo un genitore, o per vedovanza o per divorzio, e i figli; la famiglia adottiva, in cui è presente almeno un minore legalmente assegnato a figure genitoriali che provvedono al sostentamento e all’educazione.

Si può vedere, dunque, come la famiglia tradizionale si stia sgretolando[En][F]: la consunzione lenta e progressiva di questo modello è la conseguenza dei grandi cambiamenti della nostra società, tra cui l’emancipazione culturale delle donne e il loro poderoso ingresso nel mercato del lavoro. Nel variegato panorama che costituisce il quadro delle nuove famiglie prende sempre più corpo una certa espansione della soggettività, a discapito della concezione della famiglia come gruppo.

L’orientamento della società attuale sembra andare verso una separazione dei beni, una individuazione dei bisogni e una conseguente personalizzazione dei consumi. I membri della famiglia tendono a comportarsi come consumatori individuali: i consumi diventano un modo per affermare la propria autonomia o la propria appartenenza a gruppi di riferimento diversi.[I]

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Edurete.org Roberto Trinchero