La condizione della donna nella famiglia dall'antichità ad oggi di Enrica Iozzi (iozzi@fauser.edu), Emanuela Coppa (ema@s-edp.it)

La donna e la famiglia nell'antica Roma

La donna nell’antica Roma non aveva diritti: la divisione dei sessi nel diritto romano era una vera e propria norma giuridica. La madre non era una figura istituita né determinata dal diritto.Le donne dovevano accudire i figli e mantenere la casa. [S]. [EN].

Il matrimonio e la famiglia

Il matrimonio romano era un accordo stipulato tra due famiglie:non esisteva nessun documento scritto, ma c'era solo la presenza di testimoni al momento dell'accordo.[ S];[EN];[EN]

Il titolo di materfamilias si aveva solo insieme al corrispondente maschile paterfamilias per cui dipendeva strettamente dal matrimonio. Per materfamilias si intendeva la moglie di un cittadino pienamente capace. La moglie, quando si sposava,chiedeva al marito “vuoi essere il mio paterfamilias?” e con questa domanda essa indicava che l’uomo sarebbe diventato,giuridicamente, un “padre”, un padrone di casa, al potere del quale lei e i figli si sarebbero sottomessi.[EN];[F];[I]

Il nome di moglie- madre indica che a Roma le donne erano considerate dagli uomini essenzialmente secondo la loro capacità di essere madri. Originale nel mondo romano era il fatto che il nome di materfamilias non era associato al parto, ma al matrimonio: il matrimonium aveva il significato letterale di “condizione legale di mater”).[I];[F];[S]

Giuridicamente il matrimonio romano esisteva anche se non fosse stato consumato, malgrado l’intento procreatore. La donna aveva mancanza di dominio, ma era anche privata dell’esercizio di tutela sui figli minorenni.

I mestieri femminili

Tuttavia, per l’amministrazione dei propri affari, le donne non erano considerate proprio delle incapaci:la maggior parte di loro,infatti, dal momento in cui usciva dal dominio paterno, amministrava da sé il proprio patrimonio, ad eccezione della dote, affidata all’amministrazione del coniuge. Esse potevano disporre della loro fortuna con il testamento, senza passare attraverso l’autorità di un garante. Alcuni atti pratici ci mostrano che le donne dell’Impero romano erano perfettamente consapevoli del loro potere di amministrare i propri beni e della loro capacità di concludere atti giuridici, soprattutto quando godevano del “diritto dei tre figli”, per cui erano dispensati dal chiedere al magistrato la designazione di un tutore dativo nelle operazioni in cui l’autorità era necessaria.

Questa capacità giuridica ampiamente estesa spiega le attività artigianali e commerciali nelle quali sembrano essere state impegnate numerose donne dell’Impero romano. C’erano dei mestieri prettamente femminili, come la nutrice, la levatrice, l’attrice, la massaggiatrice, la sarta, la lavandaia, ma alcune donne erano anche albergatrici, proprietarie di taverne, legate anche all’ambiente della prostituzione. Dai documenti ritrovati si conoscono donne commercianti e anche proprietarie di navi.[I];[EN];[EN]

La donna nel periodo imperiale

La donna comincia ad essere soggetto più attivo nella società romana,anche se sempre esclusa dai diritti civili, durante il primo periodo imperiale, ossia il periodo Giulio- Claudio, nel momento in cui espansionismo e boom economico raggiunsero l’apice.

Nell’ambito economico, in particolare, vi era sempre una più massiccia attività della donna, in seguito ad alcune trasformazioni del matrimonio e della famiglia stessa. Il matrimonio,infatti, con il passare del tempo, divenne da passaggio di proprietà della donna, ad un rapporto regolato dall’affectio maritalis,nell’intenzione,quindi, di essere marito e moglie, e poteva annullarsi quando veniva meno questa intenzione. Da qui derivò il diritto di divorzio, con il quale la donna vedeva riconosciuti gli stessi diritti dell’uomo.

Inoltre, la dote, che diventava un bene del marito nel periodo augusteo venne sottoposto al controllo della donna, attraverso la lex Iulia de fundo dotali, che vietava al marito di alienare i fondi dotali situati in territorio italico. Alla donna veniva anche riconosciuto il diritto di recuperare la dote in caso di divorzio e, inoltre, essa stessa poteva scegliersi il tutore di suo gradimento.

Tutto questo portò ad un cambiamento dell’antica idea della donna inferiore e subalterna: la donna è impegnata e rivendica una libertà maggiore, non rifiutandosi di dedicarsi ad attività economiche. A questo proposito abbiamo delle testimonianze di donne che si diedero a varie attività: parrucchiera, portinaia, filatrice, sarta, accompagnatrice, ostetrica,custode del tempio, pedagoga. [I].

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Edurete.org Roberto Trinchero