5 Il ruolo delle famiglie affidatarie nel progetto di affidamento (Federica Magliacane)
L’affidamento familiare, ossia l’inserimento temporaneo del bambino o
dell’adolescente in una famiglia diversa da quella originaria, è disciplinato
dalla legge 184/1983 e dalle successive modifiche apportate alla legge
140/2001. Esso viene realizzato quando non è consentito la permanenza del
minore in famiglia, senza esserci le condizioni per l’adottabilità. Gli affidatari sono persone volontarie, soggetti attivi nel percorso e
fondamentali interlocutori per gli operatori dei servizi sociali e sanitari.
Tra essi si dovrà instaurare una relazione di fiducia e collaborazione. Gli affidatari devono essere preparati, valutati e supportati nello
svolgimento dell’affido; infatti sono determinanti le loro capacità affettive
ed educative. Gli affidatari devono ricevere dai servizi sociali e sanitari
tutte le informazioni relative al bambino che verrà adottato, perché ogni
bambino ha la sua storia. I servizi devono fornire un sostegno, che può essere
espresso in diverse modalità come il supporto individuale da parte dei servizi
con incontri periodici di verifica, contatti frequenti. L’affidamento prevede
il mantenimento e, ove è possibile, il rafforzamento del legami con la famiglia
di origine. Gli affidatari devono “entrare in punta di piedi” nella vita di
questi bambini. L’affidamento familiare incontra nel nostro paese diverse
difficoltà e per risolvere è necessario un maggiore impegno delle istituzioni
sia per la sua divulgazione, sia per la sua tempestiva realizzazione, sia
nell’offrire un adeguato continuativo sostegno alle famiglie di origine dei
minori e agli affidatari. Bisogna sensibilizzare l’argomento perché sono molti i bambini che vivono
in comunità in attesa di una famiglia. La sensibilizzazione può avvenire su
diversi fronti: iniziative informative, azioni culturali, coinvolgimento della
società civile. Le ricerche condotte sul tema dell’affidamento familiare e le esperienze
hanno evidenziato dei miglioramenti che contribuirebbero a migliorare gli
interventi: da un lato attraverso il coinvolgimento delle famiglie affidatarie
nelle decisioni che riguardano il bambino affidato e dall’altra cercando di non
mettere a rischio i diritti delle famiglie in difficoltà.