7 L'accoglienza temporanea dei bambini dei paesi dell'Est Europeo (Federica Magliacane)
L’accoglienza temporanea di bambini stranieri con finalità di risanamento
e cura ha avuto origine e si è sviluppata in seguito all’esplosione del
reattore nucleare di Chernobyl nel 1986 e alla conseguente contaminazione delle
zone interessate. Poi si sono ampliati e le organizzazioni hanno iniziato ad
ospitare anche bambini che vivono in paesi in cui le condizioni di vita sono
molto critiche. Le finalità con cui tali soggiorni si attano si sono trasformate nel
tempo, non sono sempre chiare a chi vi si coinvolge e possono dare luogo a
fraintendimenti. Secondo l’indagine REMATCH, unico studio sistematico sul tema condotto a
livello europeo nel 2003, si osserva che le iniziative hanno avuto origine nei
diversi paesi tra la metà degli anni 80’ e la metà degli anni 90. I paesi di
provenienza dei bambini sono quelli in età scolare. In alcuni casi vengono
accolti fino alla maggiore età. Solo l’Irlanda prevede la possibilità di
soggiorni per bambini in età prescolare.
La caratteristica peculiare di questo tipo di accoglienza è la
temporaneità. Emergono delle differenze nella modalità di attuazione dell’iniziativa:
differenze sul numero di bambini accolti da ciascun paese; tempo massimo del soggiorno;
differenze sulla gestione dei progetti di accoglienza nei diversi paesi
riguardano l’esistenza di un organo di coordinamento centrale e la presenza di
attività di monitoraggio e di valutazione in itinere ed ex-post degli stessi
progetti. Le iniziative di accoglienza temporanea dei bambini dell’Est europeo si
sono diffuse nel corso degli anni, nei diversi paesi, principalmente su
iniziativa di privati.
I tutti i paesi le organizzazioni che promuovono e gestiscono i progetti
di accoglienza sono associazioni, che possono essere di varia dimensioni
possono operare su tutto il territorio nazionale. Le procedure di organizzazione dei soggiorni sono sostanzialmente simili
in tutti i paesi. Le associazioni, attraverso contatti propri o la mediazione
di organizzazioni individuano i soggetti da inserire nei progetti. I soggiorni solidaristici devono essere considerati come positiva
espressione di una società solidale. I bambini da questa esperienza imparano
una nuova lingua, conoscono una nuova cultura, nuovi modelli di vita e nuovi
valori. Emergono tuttavia degli elementi critici. Un primo aspetto riguarda gli
effetti che i soggiorni hanno sui bambini, perché per un periodo vengono
sradicati dal loro contesto. Questo potrebbe creare disorientamento soprattutto
nel caso dei bambini più piccoli. Ma possono invece crearsi difficoltà di
riadattamento al contesto di appartenenza.
Altri effetti controversi dei soggiorni sono la selezione e la formazione
delle famiglie, che avviene seguendo i criteri interni delle associazioni, che
difficilmente ne verificano la stabilità e l’equilibrio emotivo necessario per
sostenere adeguatamente il percorso del bambino accolto; il monitoraggio delle
attività delle associazioni.
Bisogna interrogarsi sulle reali finalità, magari latenti o inespresse,
di questi soggiorni per poterne poi valutare gli effetti.