I. L'osservazione come metodo d'indagine in psicologia dello sviluppo (Federica Magliacane)

L’osservazione in psicologia dello sviluppo è intesa come metodo elettivo per la conoscenza e la valutazione del bambino.

 Qualsiasi indagine comincia con l’osservazione, soprattutto quando l’oggetto di ricerca interessa i bambini.

L’osservazione è un metodo di indagine, che dopo avere selezionato l’oggetto da ricercare, raccoglie informazioni su di esso in modo rigoroso e completo. Osservare non significa registrare fedelmente ciò che la realtà mostra o guardare, ma si fonda sempre su un’ipotesi di lavoro. L’osservazione deve essere obiettiva, infatti è un’attività complessa che richiede non solo tempo, disponibilità ma anche la capacità di non farsi coinvolgere troppo.

L’osservazione produce un cambiamento interno dell’osservatore, il quale deve possedere la consapevolezza delle tematiche interne; egli adotterà diversi modi di considerare il materiale osservato.

Tra osservazione e sperimentazione non vi è una linea netta, piuttosto la differenza si colloca u una continuità tra le due.  La metodologia osservativa privilegia l’osservare ciò che si verifica spontaneamente, perché si ritiene difficile produrre un certo fenomeno intenzionale, così indaga le relazioni che esistono realmente tra due o più variabili. L’osservazione si pone obiettivi descrittivi. La sperimentazione produce un fenomeno per poi analizzarlo e così si interessa alle relazioni che potrebbero esistere tra le variabili in risposta a specifiche manipolazioni sperimentali.

L’osservazione si avvicina alla sperimentazione per i disegni di ricerca quasi-sperimentali quando si svolge in condizioni di controllo.

Il metodo osservativo in psicologia dello sviluppo ha goduto di alterne fortune, dall’Ottocento ai giorni nostri. Si osserva nelle biografie infantili nel Settecento e Ottocento sullo sviluppo e i progressi dei propri figli. Un contributo significativo proviene dai diari di Charles Darwin sul figlio Doddy nel 1840. La Montessori in Italia considerava l’osservazione come abito fondamentale per chiunque volesse occuparsi di educazione.

Il 1931 è la volta della pubblicazione di un manuale americano a cura di Murchinson, che segna il declino dell’osservazione e l’affermarsi del metodo sperimentale in psicologia: ci si allontana dai metodi osservativi/qualitativi per la sperimentazione in laboratorio, la quantificazione dei fenomeni studiati e dell’utilizzo di strumenti standardizzati come i test. Questo nuovo metodo venne considerato da Watson con il suo approccio comportamentista come l’unico modo per far diventare la psicologia una disciplina scientifica.

Ma negli Settanta vi è un aumento di ricerche condotte con il metodo osservativo, grazie alle influenza di nuovi approcci: quello etologico ed ecologico.

Esistono diversi tipi di osservazione, categorizzati in base a due parametri: a) il grado di struttura dell’ambiente b) il grado di struttura che l’osservatore impone all’ambiente.

L’ambiente può essere naturale o artificiale, ossia il laboratorio.

Gli ambiti di utilizzo dell’osservazione sono essenzialmente tre: nella formazione del futuro psicologico, nell’educazione e nell’attività clinica.

   

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Edurete.org Roberto Trinchero