Introduzione (Simona Gili Faudin)

Introduzione ( Simona Gili Faudin)

 1 Le alterne vicende del metodo sperimentale e dell’approccio quantitativo nelle ricerche in educazione

Fin dagli inizi di questo secolo l’utilizzazione di metodi quantitativi è stata oggetto di un dibattito intenso per quanto riguarda le ricerche in educazione. La pedagogia era collocata all’interno della filosofia e la necessità di condurre osservazioni dirette, di definire le variabili osservate per poi calcolarne la frequenza e metterle in relazione tra loro, trovava una forte resistenza perché sembrava che un simile approccio sminuisse il valore dei temi affrontati in educazione. Se da un lato c’erano coloro che resistevano all’idea di poter misurare in educazione, dall’altro troviamo coloro che ritenevano urgente uscire dalla generalità e dalla vaghezza delle affermazioni su temi e variabili tipiche dell’agire educativo, anche se con la consapevolezza di non poter pervenire a risultati definitivi e di non poter creare in campo educativo situazioni sperimentali perfette.Queste posizioni generarono un dibattito acceso anche in Italia che si complicò per la contrapposizione tra pedagogia laica e pedagogia cattolica.La pedagogia cattolica era contraria alla possibilità di sperimentare sui “fini” dell’educazione e limitava la sperimentazione agli aspetti puramente applicativi. Questa produsse molti contributi sul metodo e i disegni sperimentali in educazione.La pedagogia laica sosteneva l’opportunità di arrivare a definizioni precise utilizzando metodi sistematici di ricerca. Essa passò via via ad un progressivo entusiasmo per i metodi quantitativi.Sempre in questo ambito Lucia Lumbelli proponeva una visione problematizzata dell’approccio qualitativo e quantitativo a cui accedere a seconda dei problemi da affrontare e della teoria di riferimento rivalutando la fase della ricerca esplorativa qualitativa ma uscendo dalla contrapposizione tra “qualitativisti” e “quantitativisti” giudicata sterile.Se in Italia il metodo quantitativo venne accettato a fatica nel mondo anglosassone la fiducia nell’approccio empirico dominò a lungo facendo si che i diversi tipi di ricerca trovarono finalmente giustificazione permettendo possibili integrazioni. Anche in educazione si assistette alla graduale affermazione di un’epistemologia che vede le conoscenze e l’interpretazione dei fenomeni come provvisorie, smentibili in via di principio anche se raccolte e descritte con metodi precisi di tipo matematico. E’ importante comprende quando e come si fa ricerca quantitativa in educazione. In una ricerca il momento quantitativo può seguire una fase esplorativa qualitativa che descrive con strumenti qualitativi un fenomeno interessante e formula ipotesi interpretative e di intervento cercando di verificarle, oppure può costituire un momento preliminare che permette di individuare ed evidenziare temi o problemi rilevanti sul piano quantitativo che potranno poi essere studiati a fondo e interpretati attraverso tecniche qualitative. Qualitativo e quantitativo sono dunque approcci complementari, parziali e provvisori a seconda del problema, della teoria e delle ipotesi prese in considerazione.

 2 Metodi quantitativi e sperimentazione

 Che cosa si intende per metodo sperimentale?

-          porsi un problema e osservare prima in modo occasionale e poi sistematico una serie di casi, individuare le variabili più interessanti e poi descriverle;

-          formulare ipotesi sul significato di ciò che si è individuato e descritto o sul trattamento da introdurre per provocare certi effetti;

-          scegliere metodi e strumenti per verificare le ipotesi e procedere alla verifica;

-          elaborare, presentare e interpretare i dati.

La sperimentazione viene definita scientifica quando rispetta due condizioni:

-          deve essere ripetibile;

-          i dati a cui si perviene devono essere espressi in forma quantitativa.

Ad oggi la ricerca quantitativa dispone di strumenti e approcci molto diversificati come procedimenti statistici per valutare la probabilità che i risultati ottenuti siano significativi e studiare gli effetti incrociati di più variabili. Inoltre troviamo strumenti per il trattamento quantitativo di dati categoriali e non solo numerici ed infine metodi di rilevazione e analisi per studiare i processi di relazione tra i soggetti operazionalizzando le sequenze di interazione.La sperimentazione in campo educativo ha quattro finalità principali:

-          operazionalizzare concetti e costrutti teorici per verificarne o falsificarne la validità;

-          sottoporre a verifica rigorosa strutture, modelli e procedimenti educativi;

-          arrivare a misurare e ad applicare modelli di analisi scientifica a fenomeni educativi;

-          verificare l’efficacia di interventi o innovazioni introdotti in una pratica interattiva o in un’organizzazione al fine di ottenere elementi precisi per prendere decisioni in campo didattico o istituzionale.

Questi obiettivi richiedono processi di ricerca che utilizzano strumenti di tipo quantitativo. Nella pratica educativa e nel linguaggio della scuola invece si è spesso parlato di sperimentazione come fenomeno di innovazione non preceduta dall’individuazione specifica di problemi e ipotesi.Le procedure sperimentali sono rigide e questo ha reso spesso diffidente il mondo dell’educazione nei confronti della ricerca sperimentale. Oggi però si è portati a rivalutare ed estendere l’ambito della ricerca quantitativa in educazione anche se in modo sempre vigile e critico.

 3 Alcuni problemi epistemologici

Quando si compie una ricerca ci si imbatte su una serie di prove e si costruiscono esperienze. Sia che si analizzi l’andamento scolastico o l’efficacia di una metodologia nei confronti dell’apprendimento occorre ricordare che le ricerche si prefiggono di osservare gli andamenti mostrati dai soggetti coinvolte in specifiche questioni. Il ricercatore deve essere abile nell’osservare i fatti per evidenziare gli elementi più importanti anche quando ci si trova di fronte a situazioni che difficilmente possono essere assimilabili e classificabili in modo tale da poterli misurare.Prendiamo come esempio l’elaborazione di un curricolo: occorrono quattro fasi per realizzarlo:

-     un esame degli obiettivi dell’insegnamento

-          la creazione di nuovi metodi adeguati a questo fine

-          la valutazione del grado in cui questo programma ha raggiunto gli obiettivi precedentemente fissati

-          una nuova riproposizione degli obiettivi di insegnamento.

La produzione rimanda all’elaborazione di un programma, tuttavia se esaminiamo il momento della valutazione, siamo all’interno di situazioni che utilizzano strumenti poco rigorosi. Qualora di pretenda di applicare il metodo sperimentale in questo ambito i problemi non diminuiscono. Ci si può rifare all’adozione del metodo clinico proposto da Piaget che andando al di là delle limitazioni del metodo sperimentale mette in crisi il presupposto ideologico che sperimentazione e scientificità siano sinonimi. Ciò che conta è superare la contrapposizione tra metodi qualitativi e quantitativi e andare oltre la distinzione tra ricerca pura e ricerca applicata e tra ricerca didattica e ciò che si definisce pedagogia sperimentale.

 4 I contenuti di questo volume

 Il volume presenta e discute i principali concetti implicati nel fare ricerca ribadendo come sia necessario avere idee e porsi dei problemi prima di scegliere di intraprendere l’indagine sul campo. Si analizzano criticamente i principali “modelli” diffusi nell’ambito della ricerca di scienze umane. Inoltre vengono ripresi i problemi tradizionali e i disegni sperimentali evidenziandone le possibilità e i relativi limiti. Successivamente viene ripreso il confronto fra paradigmi qualitativi e quantitativi ed infine viene spiegato il questionario offrendo una serie di riflessioni e di esempi per la relativa costruzione per terminare un glossario dei termini tecnici.

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Edurete.org Roberto Trinchero