Capitolo 7 (Maristella Todeschino)

Lo straniero nell'ottica della pedagogia critic


Al fine di comprendere meglio la riflessione pedagogica sull'educazione interculturale, noi dobbiamo fare riferimento a due elementi fondamentali quali sono quelli della complessità e della globalizzazione.

Il primo è strettamente connesso con i concetti di pluralismo e di differenza, il secondo al concetto di crescita complessiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale.

La realtà quotidiana presenta una sempre crescente varietà di situazioni di convivenza multietnica e multiculturale, all'interno delle società occidentali, con una vasta gamma di problematiche che emergono nel campo del lavoro, in quello sociale ed in quello fondamentale della formazione.

Relativismo culturale e pensiero transitivo sono, quindi, i concetti fondamentali per raggiungere un reale scambio culturale, una profonda interiorizzazione dei valori condivisi ai fini di una reale integrazione, per approcciarsi ed includere il diverso, l'altro, pur nel rispetto delle reciproche differenze e specificità.

La scuola in primis è tenuta a dare delle risposte certe per facilitare e promuovere una reale integrazione, e di conseguenza una reale intercultura, perchè è il contesto educativo quello in cui le problematiche multiculturali emergono in maniera netta e non più procrastinabile; anzi, l'emergere di queste tematiche costituisce anche per noi italiani un'importante occasione di riflessione, dal momento che la dimensione internazionale del sapere interroga direttamente anche la storia e la cultura italiana.

La presenza dei lavoratori stranieri nei luoghi della produzione e della società e la presenza dei loro figli nelle scuole “costringe” anche gli italiani ad interrogarsi sulla loro identità, a riscoprire il tasso di interculturalità presente nella storia nazionale, a tematizzare questioni fino a ieri rimosse che chiamano in causa momenti centrali della vicenda politica e culturale dell'Italia.

Il progetto di una scuola realmente interculturale si propone quindi di ridurre le difficoltà scolastiche degli alunni figli di immigrati di favorirne l'inserimento, l'accoglienza e la socializzazione provvedendo direttamente a fornire un adeguato supporto didattico per l'apprendimento della lingua italiana in modo che la lingua non rappresenti per loro una barriera insormontabile.

Lo scopo di chi lavora per la formazione è innanzitutto integrare i gruppi per favorire l'apprendimento e migliorare gli esiti. Lo spirito è quello di condurre giovano “diversi” in quanto latori di culture, esperienze e lingue diverse, sulla strada della condivisione.

Le differenti culture possono divenire strumento di arricchimento culturale ed umano per tutti qualora siano intese come elaborazione e possesso individuale e collettivo di valori su cui fondare i diritti di ciascuno al rispetto della propria storia e alla costruzione di una storia comune.

L'ingresso in un nuovo tessuto territoriale e l'allontanamento coatto dalla propria realtà d'origine si traduce in un impoverimento della propria rete relazionale e sociale, che non viene integrata con altri legami stabili, per l'impossibilità di comunicare con il contesto che le circonda.

L'immigrazione tende oggi a divenire sempre più un fenomeno continuo e stabile e nel futuro lo sarà maggiormente. La complessità dell'immigrazione obbliga, ad agire su più fronti, al fine di realizzare efficaci interventi volti a mantenere il fenomeno negli ambiti della concreta integrazione e convivenza pacifica, piuttosto che affrontandolo come un problema da rinchiudere negli argini interpretativi della stabilità e della sicurezza.

Il processo di vera integrazione è davvero troppo complesso e sfaccettato per riuscire perfetto spontaneamente in quanto si possono incontrare delle fortissime resistenze non solo da parte della società del paese ospitante, ma anche dello stesso cittadino immigrato. Sembra che questo processo venga visto come una enorme minaccia di rinnegare le proprie origini e la propria cultura di provenienza.

Oggi il termine integrazione è sempre più soppiantato dal termine inclusione, che come prima accezione vuole racchiudere le pratiche di promozione dell'attenzione all'altro e al diverso e alle sue problematiche tanto sociali quanto culturali.

L'inclusività pone direttamente i riflettori su tutti i soggetti coinvolti e sulle pratiche necessarie perchè si passi dalla multi-cultura alla profonda inter-cultura, dove il suffisso inter indica proprio un passaggio ontologico di stato dalla convivenza alla condivisione.

La pedagogia interculturale, attribuendo all'inclusività il significato ideale la connota da un lato come valore educativo/formativo in grado di trasformare, migliorare, vivificare l'umanità di ognuno e dall'altro come senso per un futuro in cui cambiamento e diversità sono condizioni e presupposti di crescita e di progresso.

Al centro della piattaforma valoriale le dimensioni della fragilità, della solidarietà, dell'inclusione e dell'autonomia e onestà intellettuale sono fondamentali.

Il processo formativo è per sua natura complesso e investe varie istituzioni formali e non formali. La prospettiva di fondo è quella critica, in cui l'educazione diviene la tensione che rivela il problema del soggetto-persona in situazione tra particolarità e universalità e la pedagogia è il sapere che criticamente analizza e orienta questa tensione.

La pedagogia critica è la scienza che più di ogni altra deve porre grande enfasi sulla maturazione nell'animo degli individui della capacità di operare le scelte migliori e responsabili, con lo sguardo rivolto verso i valori universali e i progetti di vita legittimi di ciascuno.

La pedagogia critica – nel caso specifico dello straniero immigrato - deve riuscire a suscitare una profonda riflessione sulla situazione educativa della famiglia, della scuola e dell'extrascuola, per cercare di comprendere le problematiche di riferimento connesse alle differenze culturali e le possibili strade da intraprendere per orientare i soggetti al confronto ed alla condivisione culturale ed axiologica.

In questa prospettiva, il progetto educativo di riferimento è ad ampio raggio. L'ottica al quale si ispira dovrà essere chiaramente quella della tolleranza, dell'adattamento, della vera condivisione di argomenti, di una compensazione. Insomma, lo scopo ultimo è quello di essere preparato, formato, orientato alla vera, profonda ed efficace integrazione.

Per evitare processi controproducenti di assimilazione inutile e dannosa, è assolutamente necessario avere un approccio all'Altro attraverso una modalità antidogmatica, non etnocentrica e in balìa di compromessi di ogni tipo, nell'esercizio proprio del ruolo di mediatore, nella costruzione dei saperi che, alimentata dalle diversità, procede attraverso il controllo critico e la creazione di nuovi concetti, strategie e strumenti rispondenti a bisogni della vita pratica, della quotidianità che si affronta, distinguendo le convenzioni dagli aspetti inerenti alla realtà, costruendo sistemi e schemi sempre rivedibili ed aggiornabili in situazione.

Naturalmente, lo straniero, accolto oggi in un nuovo contesto sociale e culturale, non è assolutamente immune dai mali e dalle crisi valoriali, axiologiche, presenti nel tessuto sociale stesso, e, purtroppo egli addirittura ne è portatore di nuove, legate alla propria identità non relativizzata, anzi arroccata su posizioni estreme.

L'intercultura fa necessariamente riferimento ad un progetto pedagogico “finalizzato al perseguimento di un importante e ambizioso traguardo formativo: quello della costruzione e dello sviluppo di un pensiero aperto e flessibilie, problematico ed antidogmatico. Un pensiero capace di decentrarsi, di allontanarsi dai propri riferimenti mentali e valoriali, di andare verso le altre culture per riconoscere e comprendere le differenze e le analogie.

Il rispetto delle differenze e dell'altro è inevitabile, a prescindere dal Paese d'origine o dalle mansioni svolte, perchè lo scambio culturale per l'integrazione deve essere scevro da categorie economiche o etniche.

Interculturalità significa proprio rispetto reciproco delle proprie identità, ma non dev'esserci, come detto in precedenza, nè una sopraffazione di cultura né soprattutto una cancellazione delle radici. La vera ed efficace educazione interculturale è strettamente connessa ad una visione ampia e nitida, in cui tutte le differenze siano prima riconosciute e poi valorizzate come patrimonio sia dal punto di vista della persona, nella sua unica ed irripetibile singolarità, sia a livello di gruppo, come completa espressione corale di conoscenza e valori condivisi.

7/10
Edurete.org Roberto Trinchero