Capitolo 1 (Ida Storino)
LE DOMANDE EDUCATIVE
Osservare è sempre un atto che ha a che fare con una buona dose di curiosità: qualcosa che ci interessa,che sollecita la nostra umana esigenza di conoscenza.
E' per questo motivo che non vi può essere osservazione se non ci sono domande,l'atto di osservare non si fonda esclusivamente su una serie di procedure,strumentazioni,metodologie,ma trae la sua forza e valore dal senso stesso di questa fondamentale funzione: la possibilità di ampliare le proprie conoscenze.
Ciò richiede che ogni professionista si muova a partire dalla consapevolezza che determinati fenomeni,umani o naturali,pongono domande a cui non è possibile dare una risposta unica e definitiva e che anzi occorre sempre mantenere un'area di dubbio per favorire nuove e impreviste acquisizioni. Nel lavoro educativo osservare non è solo una funzione del progettare,non si risolve nella compilazione di apposite griglie,nè può essere un atto circoscritto a una determinata fase operativa: l'osservazione avvolge e dà constantemente significato all'interno processo di lavoro,accompagnando l'educatore nell'attività quotidiana e nella formulazione del programma d'intervento per i soggetti a cui si rivolge.
Ovviamente tutto questo richiede un interesse profondo per chi ci sta davanti: la persona con cui realizziamo il percorso,e per l'attività educativa in generale. È da questi presupposti che nascono e prendono forma le domande,le quali possono essere adattate,da parte dell'educatore,al proprio stile di lavoro e arricchirle con maggiori sfumature.
L'atteggiamento dell'educatore curioso si rifà al ricercatore paziente e al tempo stesso audace che non si accontenta di ciò che appare,ma che osa spingersi un po' oltre la normale concezione delle cose per coglierne il senso più profondo.
La domanda è sempre un mezzo e mai un fine e l'osservazione e ciò che ci permette di aggiungere conoscenze a quanto già sappiamo:bisogna procedere con il dubbio non per navigare nell'incertezza ma per valutare ogni volta i limiti delle nostre consolidate verità.
Chi è
il soggetto?
In ogni atto dell'agire
educativo occorre partire da sé stessi,da chi prende le mosse di un
qualsiasi tipo di intervento,dal più quotidiano e abitudinario al
più complesso e innovativo.
Tale atteggiamento premette di porre l'attenzione su di sé per considerare quali elementi personali possono entrare in gioco nel delicato compito educativo.
La possibilità di avviare la propria ricerca osservativa a partire da chi la compie è ulteriore garanzia di chiarezza e trasparenza. Per prima cosa è quindi indispensabile definire e descrivere,brevemente,il soggetto osservante:la formazione,la cultura,il ruolo ricoperto nel servizio,le esperienze compiute.
Indicare alcune significative note,utili ai fini della trasmissibilità dell'osservazione,su chi siamo in quel momento in cui osserviamo. Un medesimo fatto può essere differentemente descritto se chi compie l'osservazione,il soggetto,è un medico oppure un animatore;se l'operatore ha appena concluso gli studi oppure da anni lavora nel servizio o con utenza analoghe. Non ci si sofferma mai abbastanza a considerare l'autore delle osservazioni e si dà sempre un po' per scontato che l'operatore,in quanto tale,sia in possesso,in ogni momento della sua carriera,delle medesime competenze.
Partire dal soggetto significa,in definitiva,porre la prima domanda della nostra osservazione su di sé,accostarsi all' ”oggetto” con quella consapevolezza e umiltà che ci fa capire da quale angolatura,perchè sempre ne esiste una,stiamo compiendo la nostra analisi;con quale atteggiamento mentale,pregiudizi o paure,ci stiamo avvicinando all'altro;di quali capacità di lettura disponiamo al fine di concederci un: “mi sembra che...” “ho notato che questo episodio può avere questo significato...”.