Capitolo 5 (Elisa Zanotti)

L'EDUCATORE CHE SI OSSERVA



Oggi, alla base della pratica educativa, vi è l'osservazione attraverso cui l'educatore rappresenta la realtà elaborando e dando significato alle sue percezioni; se una volta il suo potere poteva sembrare illimitato, ora occorre far attenzione poiché i significati che attribuisce ai soggetti di cui si occupa possono determinare fortemente il loro futuro.
L'educatore dev'essere responsabile e consapevole dell'altro altrimenti rischia d'intraprendere scorciatoie che non permettono alcun cambiamento.
In passato l'educazione categorizzava i comportamenti dei soggetti con disabilità, l'osservazione diventava un paradigma che accorciava le indagini quando gli elementi erano troppo difficoltosi uniformandoli, ciò era poco rassicurante per coloro che ne dovevano subire le conseguenze.
Accade che l'educatore, di fronte ad una persona con disagio sociale, ricerchi conferme alle informazioni parvenutegli utilizzando strumenti che semplifichino invece di cercare novità che permettano nuovi percorsi evolutivi. Egli deve utilizzare il suo "potere" responsabilmente, cioè riconoscendo l'altro e la relazione che si instaura, ponendo attenzione ai parametri standard che lo definiscono. L'osservazione è un processo circolare che si autoalimenta : osservare-pensare-fare, richiede attenzione ed immediatezza, è una fonte constante di dati ed informazioni utili che predispongono nessi tra ciò che si osserva, l'influenza del contesto, gli attori sociali e le strategie d'intervento.
E' una pratica riflessiva dove fini e mezzi sono interdipendenti, il dubbio che condiziona l'educatore permette di fare progettazioni più concrete e flessibili, egli si pone interrogativi senza mai accontentarsi, cogliendo tutti i meccanismi che influenzano la realtà su cui interviene.
Un primo passaggio fondamentale è l'auto-osservazione che consente di cogliere sè stesso all'interno dell'atto educativo evitando che le proprie premesse influenzino la situazione. I costrutti personali possono coincidere o meno con quelli di altri, nel primo caso si può anticipare l'azione, nel secondo, invece, occorre mettere in discussione la propria visione integrandola con altre oppure elaborandola in più direzioni.
Un secondo passaggio è l'attenzione allo stile relazionale che si manifesta attraverso gli atteggiamenti più o meno consapevoli, riguarda: il controllo dal punto di vista organizzativo cioè attivare la compartecipazione con l' altro evitando di svalutarlo e deresponsabilizzarlo, le emozioni circa l'atteggiamento socio-affettivo evidenziando l'autonomia ed i bisogni dell'altro attraverso l'empatia ed il dialogo, la congruenza-trasparenza-autenticità della comunicazione rendendo nota la situazione a tutti quelli coinvolti e favorendo l'interazione. Particolare attenzione è posta sul coinvolgimento emotivo che puo' travolgere l'educatore, la riflessione critica puo' aiutare a realizzare quel giusto distacco dalle relazioni e situazioni troppo intense, i rischi sono: inglobare l'altro senza tener conto dei suoi bisogni di autonomia, deresponsabilizzarlo, valorizzare le sue azioni, giustificare i suoi comportamenti e assecondare le sue richieste. Tutto ciò crea scarsi dati fini a sè stessi, freddi e deficitari.
Un terzo passaggio è la motivazione interpersonale in termini di strategie relazionali di adattamento, generate per rispondere ai propri bisogni ed obiettivi all'interno di un determinato contesto, esse sono: l'attaccamento volto a ricercare l'attenzione protettiva di una figura conosciuta, l'accudimento cioè la predisposizione a fornire cure, l'agonismo che definisce una gerarchia di accesso alle risorse, la sensualità che costruisce alleanze sulla base affettiva e la cooperazione in termini di relazioni paritetiche volte al raggiungimento di un obiettivo.
Ultimo passaggio è la costruzione della rappresentazione della propria professione sulla base delle proprie esperienze, relazioni, successi ed insuccessi che guideranno il proprio agire. Distinguiamo otto rappresentazioni del ruolo educativo:
- Il formatore è colui che dà forma a cio' che l'altro deve divenire sottovalutandolo e privandogli la libertà di autodeterminazione secondo un proprio percorso e un proprio tempo.
- Il militante crede di possedere la verità sulla società, tende a giudicare e a collaborare poco.
- Il trasgressore crede che la società sia ingiusta e che per aiutare i più bisognosi occorra trasgredire le regole provocando le istituzioni.
- Il riparatore non si propone di cambire la società ma di aiutare coloro che soffrono offrendo sollievo ed assitenza.
-Il salvatore ha una visione della globalità della persona, ambisce a ricostruire le condizioni perchè le persone possano uscire dalle difficoltà.
- Il maieuta spesso si crede onnipotente, capace di ascoltare e di non giudicare, è convinto che tutti abbiano le potenzialità per affrontare le proprie situazioni di difficolta', devono solo essere stimolate.
- Il terapeuta crede che la causa dei problemi sia interna alle persone quindi è necessario formulare una giusta diagnosi per stabilire interventi corretti, ciò può tradursi in una perdita di comprensione della sofferenza dell'altro.
Tutte queste rappresentazioni indicano che il ruolo dell'educatore è fondamentale ma occorre saper riconoscere le aspettative illusorie e le idealizzazioni dell'altro.
Per concludere, l'auto-osservazione nel suo complesso coglie gli aspetti della professionalità intesa come interiorizzazione del sapere vissuto e metacognizione della realtà cioè consapevolezza di non poter conoscere  tutto; occorre quindi essere partecipi ascoltando l'altro, cogliendo i punti di forza e quelli di debolezza, mettendo in discussione le proprie convinzioni, instaurando relazioni empatiche e collaborative che permettono una visione totalitaria della situazione ed innescano un processo logico-razionale e creativo volto ad andare oltre il consueto ponendo le basi per nuove ricerche.


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Edurete.org Roberto Trinchero