Capitolo 1. L'educatore al bivio (Debora Bonomo)

                           1. L’EDUCATORE AL BIVIO

 

La figura professionale dell’educatore professionale ha subìto un’evoluzione nel corso del tempo:

1- Fine XIX secolo: istituti

-Utenza: soggetti emarginati e in difficoltà (minori).

-Personale: ordini religiosi.

-Caratteristiche del personale: spinta volontaristico-vocazionale.

-Interventi educativi: punizione e contenimento di comportamenti disadattivi (obiettivo: assistenziale).

-Formazione: nessuna.

2-Anni ’50 del Novecento: comunità

-Utenza: soggetti emarginati e in difficoltà (minori)

-Personale: figura pedagogica vera e propria.

-Interventi educativi: coinvolgimento attivo del soggetto nel processo rieducativo, processi di umanizzazione, attenzione alla qualità del servizio (obiettivo: assistenza, riabilitazione e reinserimento nella società)

-Formazione: corsi di formazione per operatori specializzati, confronto tra educatori (a livello nazionale e internazionale), prime associazioni di educatori, corsi F.I.R.A.S. (per religiose educatrici negli istituti)

3-Anni ’60-’70 del Novecento

-Utenza: soggetti emarginati e in difficoltà (tutte le fasce d’età).

-Personale: figura professionale riconosciuta (denominazione ufficiale: educatore professionale).

-Interventi educativi: animazione socio-culturale, socializzazione e creatività, interventi specifici per utenza (handicap, tossicodipendenza, minori ecc.) (obiettivo: assistenza e prevenzione).

-Formazione: corsi di formazione e qualificazione, corsi F.I.R.A.S., E.S.A.E. (corsi laici per educatori), corso annuale di qualificazione per educatori in servizio (indetto dallo Stato dal 1967), Scuola universitaria di formazione per l’educatore di comunità (dal 1970 alla “Sapienza” di Roma).

4- Dalla fine degli anni ’70 del Novecento ad oggi

-Novità: definizione del profilo professionale (facente parte del personale sanitario della riabilitazione), degli ambiti lavorativi e del percorso formativo (decreto del ministero della Sanità 520/1998, ma solo per l’educatore professionale in ambito sanitario).

 Oggi, la pluralità di funzioni e ambiti d’intervento ha portato alla presenza di due figure professionali con specificità leggermente differenti: l’educatore in ambito sanitario e l’educatore in ambito socio-culturale. Nonostante ciò, data la complessità del contesto lavorativo e delle funzioni dell’educatore, è necessaria un’integrazione ed un’interrelazione delle diverse professionalità. E’ fondamentale un unico e definito processo formativo di base che permetta il dialogo delle varie competenze formative in modo da poter rispondere alle molteplici, complesse e mutevoli esigenze del sistema sociale. Oltre ad una formazione di base è necessaria una formazione in servizio, o permanente (corsi di formazione professionale a tema, attività laboratoriali, autoaggiornamento ecc.), che consenta di adeguare la professionalità alle trasformazioni ed alle nuove conoscenze che emergono nel settore di competenza, di sostenere gli educatori nel lavoro e di prevenire problematiche legate alla continuità lavorativa e/o burnout. E’ necessaria, poi, la presenza di forme di supervisione del lavoro svolto a cadenze regolari in modo da incrementare la motivazione, valorizzare quanto è stato fatto e tutelare l’utenza da interventi “improvvisati” e non pensati.

Ma chi è e di cosa si occupa l’educatore sociale? L’educatore sociale è un operatore che svolge una funzione socio-educativa rivolta al contesto ambientale e territoriale in cui è inserito; egli progetta e realizza interventi educativi intenzionali e continui mirati all’inserimento, alla partecipazione e all’integrazione delle persone alla vita sociale. L’educatore, attraverso la relazione educativa, ha l’obiettivo di promuovere nel soggetto l’autonomia, la costruzione dell’identità ed i processi di cambiamento e autoconsapevolezza. L’educatore sociale ha diversi compiti (rieducazione, prevenzione/promozione sociale, recupero, riabilitazione ecc.) e può lavorare in tre tipologie di strutture: servizi residenziali (comunità di alloggio per minori ed istituti educativo/assistenziali, istituti di rieducazione carceraria, servizi geriatrici), servizi domiciliari e servizi territoriali. L’educatore sociale deve sviluppare cinque aree di competenza: di base (specialistiche e generali), metodologiche (sui metodi e strumenti di ricerca), comunicativo-relazionali (sulla comunicazione educativa con utenza e colleghi), socio-organizzative e dei processi di trasformazione (valutazione della qualità dei servizi e dell’organizzazione) e personali (aspetti motivazionali e comportamentali soggettivi).

 

 

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Edurete.org Roberto Trinchero