Capitolo 4 - Condurre la ricerca: processi e strumenti (Lorenza Arata)

Capitolo 4

LE FASI DELLA RICERCA        

La ricerca è un processo di costruzione logica e di autoregolazione, si parla così di ingegneria di un processo di ricerca. Quanto segue è la sostanza di ogni percorso di ricerca per quanto concerne le fasi comuni a tutti i tipi di ricerca empirica.

-Definizione del problema e fase esplorativa: questa fase riguarda al momento in cui sorge il problema, fase in cui vi è una motivazione a risolvere una questione. Il ricercatore deve definire il problema che è sorto alla sua attenzione in modo chiaro, domandandosi, in prima istanza, se e in quale misura quel problema possa essere traducibile nella metodologia sperimentale. L’incipit del processo di ricerca consiste nel cercare la bibliografia e costruire il quadro teorico. E’ necessario contestualizzare la tematica in questione, situarla in un quadro di eventi e significati che pongano in luce le caratteristiche, le prospettive e le problematiche attinenti ad essa; ricercare e consultare testi scientifici sull’argomento; esaminare e strutturare gli interrogativi e gli aspetti problematici; definire in modo preciso i concetti assunti e le relazioni tra questi. La fase esplorativa rappresenta l’analisi della bibliografia e della documentazione di riferimento, in modo da organizzare il materiale disponibile verso la costruzione di un quadro teorico adeguato per la ricerca. Sarà possibile così riordinare le idee, scegliere i concetti che meglio inquadrano il problema, in modo da poter costruire un quadro teorico generale che potrà essere utilizzato come strumento (paradigma) della ricerca.

-Identificazione delle variabili e formulazione delle ipotesi: dopo aver individuato un problema è necessario quindi esplicitarlo, procedendo alla formulazione delle ipotesi. La formulazione delle ipotesi è una operazione che comporta la capacità di fare previsioni sulla relazione che si instaura tra variabili specifiche, escludendo quelle non centrali. La variabile è una quantità, qualità o grandezza la quale può assumere valori numerici o livelli diversi, detti modalità. Esistono almeno tre tipologie di variabili:

-variabili di entrata: esistono prima della situazione sperimentale (sesso, età, livello socio-economico familiare, ecc.).

-variabili processo: indicano aspetti e caratteristiche di una situazione sulle quali il ricercatore ha potere.

-variabili prodotto: costituiscono l’ambito di riferimento sul quale gli obiettivi della ricerca sono formulati.

Lo studio della relazione delle variabili prende in considerazione almeno quattro forme assunte dalle variabili: la variabile indipendente, la variabile dipendente, la variabile parassita, la variabile controllata.

Le caratteristiche ineliminabili di una ipotesi sono: il suo contenere variabili misurabili e il fatto che le variabili devono essere “rappresentative” (valide) del problema che si vuole studiare. La costruzione delle ipotesi deve adeguarsi ai seguenti tre punti: l’esplicitazione del problema nelle ipotesi avviene a partire dal chiedersi quale relazione ci sia tra due o più variabili; la forma utilizzata dovrebbe essere quella di domanda; deve essere possibile, a partire dalle ipotesi costruite, raccogliere i dati per rispondere alla domanda.

-Il campionamento: è il complesso di procedure in forza delle quali viene selezionato un gruppo ristretto di individui (detti unità di campionamento), di cui vengono osservate e misurate alcune caratteristiche allo scopo di trarre informazioni. Attraverso una giusta procedura di campionamento il ricercatore può generalizzare i risultati della ricerca. Poiché il campione è una selezione di soggetti da una più ampia popolazione di riferimento, la selezione dovrà essere rappresentativa per la popolazione totale.

Distinguiamo campioni di tipo probabilistico e campioni di tipo non probabilistico.

Nei campioni di tipo probabilistico distinguiamo:

-il campionamento casuale: tutti i soggetti hanno uguale probabilità di far parte del campione (es. tecnica dell’urna, tavola dei numeri casuali).

-il campionamento sistematico: i soggetti sono scelti dalla lista della popolazione seguendo un intervallo fisso scelto in modo casuale.

-il campionamento a grappoli: il campione è l’insieme dei soggetti  selezionati da ogni grappolo, ossia sottogruppo definiti a partire da un determinato criterio.

-il campionamento stratificato: la popolazione è divisa in strati reciprocamente esclusivi.

Nei campionamenti di tipo non probabilistico, la selezione non è casuale, e distinguiamo:

-il campionamento per quote:  un certo numero di soggetti o unità aventi le determinate caratteristiche.

-il campionamento accidentale: sembra un campionamento causale ma non lo è perché i soggetti non hanno la stessa probabilità di essere scelti

-i campioni volontari: soltanto chi vuole è chiamato a far parte della ricerca

 

LE TIPOLOGIE DELLA RICERCA QUANTITATIVA

La ricerca quantitativa viene utilizzata qualora si parta dal presupposto che la società è una realtà oggettiva e determinante e che il comportamento del singolo individuo è condizionato dalla società. Al fine di raggiungere l’oggettività delle interpretazioni sembra necessario misurare le variabili, cioè il valore assunto da alcuni fenomeni in particolari situazioni. Gli strumenti di misura hanno lo scopo di permettere il confronto tra dati, i quali, in prima istanza, necessitano di una disposizione sistematica. Quando i dati possono essere raccolti in categorie o sottocategorie ci serviamo delle scale di misura nominali e ordinali:

-scala nominale: permette l’operazione della “etichettature” dei fenomeni (es. numerazione delle magliette di una squadra di calcio).

-scala nominale: essa permette di stabilire una graduatoria tra i dati disponibili, identificando poi gli estremi, e calcolando la mediana di distribuzione, gli indici di tendenza centrale e le misure di posizioni.

Quando oltre alla graduatoria è necessario anche precisare gli intervalli allora ci serviamo di:

-scala a intervalli: le distanze tra i gradi sono unità costanti; si possono effettuare quindi operazioni di addizione e sottrazione. Per la misurazione si utilizza il calcolo della media aritmetica, della deviazione standard e della varianza.

-scala a rapporti: racchiude le proprietà delle altre tre scale insieme, in più esse individuano un punto zero assoluto.

.Le ricerche quantitative vengono inoltre suddivise in ricerche non sperimentali e ricerche sperimentali.

Tra le ricerche non sperimentali possiamo trovare: le ricerche descrittive (rilevazione dei dati: osservazione, interviste, questionari, test; interpretazione dei dati: grafici, tabelle, conteggi, percentuali); le inchieste e il sondaggio (questionario, intervista, osservazione; descrizione, comparazione classificazione, tabelle, grafici, percentuali, conteggi); la ricerca correlazionale (disegni quasi sperimentali); la ricerca ex-post facto o ricerca causale/comparativa (osservazione causa-effetto della relazione tra due fenomeni); la ricerca longitudinale o di sviluppo (osservazione di un fenomeno per un lungo periodo).

Le ricerche sperimentali, i designi di ricerca: esse prevedono il controllo e la manipolazione. E’ necessario tracciare un piano (disegno) di esperienze atte a fornire al ricercatore le informazioni di cui egli ha bisogno.    .Il disegno sperimentale è un piano di lavoro mirato a controllare le condizioni della sperimentazione, verificando la correttezza della relazione tra variabile dipendente e indipendente. Siamo nella fase organizzativa dell’esperimento, nella quale viene descritta la sequenza delle operazioni da compiere per consentire al ricercatore la manipolazione della variabile indipendente e controllare le altre. I disegni sperimentali vengono suddivise in diverse tipologie: piano dei gruppi paralleli o equivalenti; piano che contempla il gruppo unico; gruppo ricorrente istituzionale; piano ciclico con gruppi paralleli; piano con quattro gruppi; piani basati sull’analisi della varianza; piani di ricerca sequenziali.

Seguendo l’impostazione di Campbell e Stanley i piani di lavoro si distinguono in: disegni pre-sperimentali; disegni quasi-sperimentali; disegni sperimentali propriamente detti, che a loro volta si distinguono in: disegni fattoriali e disegni a quadrato greco e latino.

Nel processo di ricerca è di fondamentale importanza l’analisi della validità di un esperimento che consente di tener sotto controllo l’errore nella ricerca. Le possibili fonti di errore sistematiche che minacciano la validità interna sono: fattori di tipo storico; la maturazione; effetto testing; la regressione statistica; la selezione dei soggetti; la mortalità sperimentale. Per quanto riguarda la validità esterna, essa è messa in pericolo da: l’Effetto Hawthorne o effetto alone; incapacità di descrivere chiaramente e esplicitamente le variabili; non adeguatezza nella operalizzazione delle variabili dipendenti; effetti di interazione di trattamenti multipli.

.Gli strumenti più utilizzati nella ricerca quantitativa sono: le scale di valutazione, i reattivi mentali, i questionari, le tecniche proiettive, l’analisi sociometrica Moreniana.

Gli elementi fondamentali della validazione del processo di ricerca sono i seguenti: la pertinenza; la validità; l’affidabilità; la sensibilità.

Una volta garantita la validazione del processo di ricerca siamo pronti ad analizzare i dati e interpretare i risultati. Utilizzando la statistica è possibile fare operazioni e previsioni sui dati quantitativi, utilizzando un modello matematico-probabilistico.

 

L’OSSERVAZIONE E LE TIPOLOGIE DELLA RICERCA QUALITATIVA

L’osservazione è una forma di rilevazione dei dati finalizzata alla esplorazione e alla conoscenza di un determinato problema. Essa presuppone la predisposizione dell’osservatore a guardare con attenzione un particolare evento; l’osservazione è un “guardare intenzionale”. L’osservazione è un processo: implicante l’attenzione volontaria e l’intelligenza; orientato in virtù di un obiettivo organizzatore; diretto su un oggetto; mirato a ottenere informazioni su di esso.

Possiamo suddividere l’osservazione in: osservazione sistematica e osservazione partecipata o qualitativa.

-L’osservazione sistematica: è quell’osservazione, tesa a raccogliere informazioni riguardanti per lo più i comportamenti dei soggetti osservati, che viene orientata dalle ipotesi definite dal ricercatore ed è soggetta ad una forma di controllo della situazione indagata. Gli strumenti di tale osservazione prendono il nome di griglie di osservazione e sono così catalogati: sistemi di categorie; sistemi di segni o inventari; le scale di valutazione.

-L’osservazione partecipata o qualitativa: si applica in un contesto naturale senza che l’osservatore manipoli la situazione data. Il modello di questa tipologia di osservazione è la ricerca antropologica ed etnometodologica. Gli strumenti più usati sono: i resoconti; gli incidenti critici; i diari.

Le metodologie più usate in educazione sono: la ricerca azione; lo studio del caso e l’intervista.

Nella ricerca azione i soggetti coinvolti sono gli stessi che hanno sollevato il problema. Tutti i partecipanti devono essere a conoscenza del problema e degli obiettivi dello studio.

Lo studio del caso è un approccio trasversale che si basa sull’unicità e la singolarità del fenomeno osservato.

L’intervista è uno degli strumenti più utilizzati. Le competenze fondamentali per utilizzare questo strumento prezioso sono: ascoltare con attenzione l’interlocutore; assumere un atteggiamento aperto ed empatico; parafrasare quanto detto dall’intervistato per rilanciare un’affermazione interessante o scandire il ritmo dell’intervista; riassumere quanto è emerso per fissare le idee essenziale.

La ricerca qualitativa è al centro dell’attenzione nella ricerca educativa, per la caratteristica posseduta di analizzare documenti personali e dare valore a forme narrative e soggettive di esposizione e individuazione dei problemi.

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Edurete.org Roberto Trinchero