Capitolo 2 - Natura della ricerca e valore dell’innovazione (Lorenza Arata)
Capitolo 2
PEDAGOGIA SCIENZA UMANA E SCIENZA DELL’EDUCAZIONE
Le scienze umane si occupano dello studio dell’uomo a vari livelli, esse sono l’ultimo tassello cronologico degli interessi umani scientifici.
Per quanto concerne la pedagogia, essa ha in comune con la medicina il difficile compito di essere uno strano connubio tra arte e scienza. Nella propria evoluzione la pedagogia è stata scienza applicata della filosofia, oggi viene indicata come scienza ai fini dell’azione pratica dell’educazione. L’essenza della pedagogia è il concetto di cambiamento. Essa è stata considerata l’arte dell’insegnare e dell’educare piuttosto che la scienza dell’educazione. La pedagogia veniva definita come un “fatto naturale e spontaneo”.
R. Dottrens accosta l’importanza della pedagogia come arte ai nuovi caratteri di scientificità piena; l’atteggiamento scientifico non nuoce alla personalità dell’educatore e alla sua arte, anzi la ricerca scientifica gli da sicurezza e accresce la sua efficacia. Nascono così le scienze dell’educazione. La pedagogia basata su buon senso, arte, filosofia applicata e scienza, trova una propria autonomia disciplinare. Le scienze dell’educazione forniscono materiale alla comprensione dei fenomeni in vari modi legati all’educativo. La pedagogia, da pedagogia filosofica è passata a pedagogia scientifica fino a diventare scienze dell’educazione.
IL PROBLEMA DEL METODO
La pedagogia si avvale di metodi diversi a seconda del taglio interpretativo adottato dal ricercatore e a seconda degli scopi che si vogliono raggiungere. La filosofia dell’educazione ha una razionalità argomentativa-deduttiva, mentre la pedagogia sperimentale ha una razionalità di tipo dimostrativo-induttivo. Zaniello sottolinea l’importanza della convivenza del metodo induttivo con quello deduttivo, riconoscendo la natura prepedagogica della sperimentazione. Essa appare utile per formare gli insegnanti nel riconoscere i problemi nella pratica scolastica, trovare soluzioni non improvvisate e dialogare proficuamente con i ricercatori. Il metodo ha valore di “cammino”, esso rappresenta il concetto di scientificità che parte da un problema e ne studia le possibili soluzioni, le quali, sotto forma di ipotesi, potranno essere falsificate. Ogni problema ha un metodo con il quale la mente umana è in grado di pervenire ad un aumento della conoscenza in quell’ambito.
Dobbiamo distinguere il metodo scientifico da quello sperimentale. Il succo del metodo scientifico è “avere delle idee e parlarne con altri”. L’essenza della scientificità è quella di articolare le idee in libertà, individuare dei problemi e da questi partire verso la ricerca della criticità. Nelle scienze socio-psicopedagogiche non spesso il metodo sperimentale è scientifico. Il metodo sperimentale consiste nella manipolazione sistematica da parte dello sperimentatore di una o più variabili (v. indipendenti), al fine di studiare in quale modo sono modificate altre variabili che da esse dipendono (v. dipendenti). Il metodo sperimentale è artificiale e presuppone la sistemazione di una situazione che lo sperimentatore “fa accadere”. La manipolazione mira a realizzare un controllo della situazione investigativa e dell’esperimento stesso. Il controllo viene ad essere il fine dell’azione sperimentale. Il metodo utilizzato dalla pedagogia sperimentale, consente la realizzazione della ricerca empirico-sperimentale basata sullo studio quantitativo e artificiale dei fatti pedagogici. Esso è finalizzato a individuare leggi o rapporti tra fenomeni, a partire dalla relazione esistente tra due o più variabili, utilizzando modelli matematici-statistici per l’interpretazione dei dati grezzi. Caratteristica ineliminabile per cui i risultati della ricerca effettuata siano chiari ed intellegibili in modo da consentire ad altri di ripetere la stessa ricerca è la rigorosità del metodo scientifico. Si parla così del rispetto della intersoggettività nelle procedure della ricerca, unica garanzia di oggettività. Tale oggettività, nella scienza, non può che essere testimoniata dal consenso intersoggettivo di più ricercatori su alcune regole procedurali e metodologiche alle quali le ricerche si conformano e sulla possibilità di ripetere la ricerca per confrontare i risultati.
Nelle realtà sociali ciò che conta è il fare, che guida i momenti di chi si trova impegnato in pratiche educative. Tale categoria dominante deve però rendere conto di un altro aspetto sostanziale del metodo scientifico post-moderno, ossia l’interdisciplinarità, che va a ricomporre linguaggi e approcci metodologici differenti. Da ciò si evince che nella logica della ricerca scientifica si da una grande importanza al concetto di relazione.
CATEGORIE CONCETTUALI ANTINOMICHE NELLA RICERCA SCIENTIFICA
La questione dell’evoluzione della ricerca educativa si fonda su posizioni concettuali antinomiche che sostanziano sia la critica alla scienza che lo stesso progresso scientifico. Tali antinomie sono storicamente riconosciute in: spiegazione e comprensione, nomo tetico e idiografico, oggettivo e soggettivo, quantitativo e qualitativo.
Spiegazione e comprensione- La prima identifica l’esplicazione scientifica causale e lascia poco spazio alle finalità, la seconda privilegia le spiegazioni offerte in termini di finalità, intenzioni, motivi, ragioni.
E’ necessario distinguere due tradizioni scientifiche, quella positivista e quella ermeneutica. Il positivismo tende verso una spiegazione generale, da una parte verso leggi che regolano il comportamento umano (nomotetica) e dall’altra verso una ricerca di tipo storico (idiografica); a partire da Dilthey si concentrano invece sulla distinzione tra fatti naturali e fatti storici, esaltando la originalità irriducibile del soggettivo, basandosi appunto su un modello ermeneutico. Obiettivo della scienza non è quello di persuadere ma quello di convincere in base ad argomentazioni controllabili.
Oggettivo e soggettivo- La soggettività nella scienza moderna è stata considerata categoria non funzionale per il raggiungimento dell’oggettività nell’osservazione e la formulazione della legge. Così da Cartesio in poi il linguaggio della scienza è oggettivo e razionale e tutto ciò che ha a che fare con la soggettività dell’uomo nella pratica scientifica è una componente di irrazionalità. Solo recentemente, a partire dalla teoria dei sistemi si scopre l’inevitabile coinvolgimento dell’osservatore. Esso parte già da un punto di vista influenzato da variabili di natura socio-culturale. Secondo i criteri della modernità l’oggettività è una categoria irraggiungibile. La soggettività diventa categoria fondamentale poiché consente di ragionare sulla realtà anche in termini qualitativi, facilitando la comprensione e la spiegazione.
Quantitativo e qualitativo- Quando l’indagine scientifica è rivolta all’analisi delle relazioni e delle regolarità tra i fattori selezionati, essa sarà prevalentemente quantitativa. Tale prospettiva tende alla ricerca di leggi universali che spieghino e governino la realtà osservata e dà luogo ad un approccio caratterizzato da procedure e metodi di indagine i cui risultati danno luogo ad una prospettiva di tipo nomotetico: dal punto di vista ontologico la realtà sociale è esterna al soggetto imponendosi alla sua coscienza dall’esterno; dal punto di vista epistemologico è possibile individuare e comunicare la natura della conoscenza in modo oggettivo, reale e trasmissibile in forma tangibile; dal punto di vista metodologico il ricercatore oggettivista/positivista seglierà all’interno di un ventaglio di opzioni tradizionali, quadri generali, esperimenti di stile galileiano e simili.
Nella ricerca qualitativa, invece, viene privilegiata l’importanza dell’esperienza soggettiva delle persone nella creazione della realtà sociale, focalizzandosi sul modo in cui il soggetto crea, modifica e interpreta il mondo in cui si trova. In questo caso l’approccio assume il duplice aspetto qualitativo e quantitativo. L’accento posto sulla comprensione del comportamento individuale dà luogo ad una prospettiva idiografica. Dal punto di vista ontologico la realtà sociale è il prodotto della coscienza individuale; dal punto di vista epistemologico la natura della conoscenza è soggettiva, spirituale o trascendentale, basata sull’esperienza e sull’intuito personale; dal punto di vista metodologico il ricercatore antipositivistico guarda al mondo sociale in modo più flessibile, personale e costruttivista; esso sceglierà in un ventaglio di opzioni metodologiche i resoconti, l’osservazione partecipe, i costrutti personali o simili.
Nell’ottica della ricerca, si è cominciato a porre le basi per l’integrazione quando si è riconosciuta l’importanza dell’approccio qualitativo nella ricerca sperimentale di tipo quantitativo. In questa prospettiva si sviluppano la ricerca quali-quantitativa e la ricerca orientata.