Capitolo 1 - Convinzioni, convenzioni e contraddizioni degli esordi (Lorenza Arata)
Capitolo 1
VALORI FILANTROPICI E SPIRITO RIVOLUZIONARIO
Nel secolo dei lumi, cultura e mentalità cominciano a mutare in modo intenso. L’integrazione di aspetti differenti porta le menti “illuminate” a riflettere sul divario tra sviluppo scientifico-tecnologico e intervento educativo. Le scoperte della fisica e, in ambito più pedagogico, il principio dell’obbedienza alla natura di Rousseau e la filosofia baconiana, conducono alcuni spiriti rivoluzionari, come il Pestalozzi, ad imbarcarsi in avventure filantropiche, ritenendo indispensabile mutare e rinnovare il sistema educativo.
Tra il 1670 e la fine del secolo, filantropi e rivoluzionari, Rousseau, Basedow e Pestalozzi ritengono doveroso “sperimentare” in sede educativa, allo stesso modo in cui si sperimentano i fenomeni della natura, ovviamente non con una semplice curiosità diagnostica ma con il compito di trasformare al meglio l’essere umano. Anche Kant ritiene necessaria una sperimentazione pedagogica volta ad affrontare problematiche della pratica scolastica in modo più concreto e scientifico. Questa trasformazione avviene dalla messa in discussione della filosofia dell’educazione umanistica-retorica, sotto la spinta delle convinzioni del positivismo. Le scienze umane, come l’antropologia, la sociologia e la psicologia, inizieranno ad essere studiate come scienze naturali applicate all’uomo. Tutti i fenomeni infatti, anche quelli dell’uomo rientrano nel mondo della natura e devono essere messi in luce dall’osservazione e dall’esperimento. La realtà fu così definita come un tessuto di fatti e accadimenti osservabili da indagare con metodo sperimentale. Anche la pedagogia, ossia scienza per l’educazione dell’uomo, deve essere gestita scientificamente.
Nel XIX secolo un medico francese di nome Bernard introdusse il metodo sperimentale nello studio dei problemi della medicina clinica e terapeutica; egli sostiene che superando la fase sistemica del sapere è necessario avvalersi di un ragionamento sperimentale che può fornire un intervento clinico più efficace e sicuro. La formalizzazione scientifica del sapere pedagogico deve molto all’esperienza di Bernard in campo medico.
MEDICINA, PSICOLOGIA SCIENTIFICA E PEDOLOGIA
Nel 1879 Wundt, padre della psicologia, fonda a Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale. In tale laboratorio venivano analizzati i fatti della condotta umana attraverso l’osservazione diretta dei fenomeni psichici che si manifestavano nel comportamento. La psicologia sperimentale inizia ad interessarsi anche dei problemi dell’apprendimento e dello studio di soggetti in età scolare. Questo sconfinamento in ambito pedagogico favorì la nascita della pedagogia sperimentale.
In quegli anni si sviluppò anche la pedologia, corrente di natura medico-pedagogica. Essa può essere definita come la scienza del bambino sottoposto a condizionamenti di varia natura, intenzionale oppure no. Essa è lo studio dell’infanzia soggetta a molteplici interventi educativi. La pedologia intende cambiare profondamente i metodi e i comportamenti educativi, mentre l’attivismo rivolge la sua attenzione rivoluzionaria al rinnovamento delle istituzioni educative. La pedologia si costituisce come scienza naturale del bambino. Diedero un forte contributo alla pedologia Decroly e Claparède. La pedologia individua come contesto dell’azione sia il laboratorio che le classi scolastiche, effettuando ricerche sui problemi educativi e metodi di insegnamento. Il termine pedologia viene in breve tempo sostituito da quello di pedagogia sperimentale.
ATTIVISMO E PEDAGOGIA SPERIMENTALE: QUALE RAPPORTO?
Nel clima positivistico moderno di fine 800, in breve tempo, si sviluppò un sostanziale interesse per la crescita psicologico-intellettuale dell’uomo e soprattutto del bambino. Vi fu un forte cambiamento di prospettiva epistemologica della pedagogia definita “rivoluzione copernicana” in educazione, tale rivoluzione si sostanzia con quella che viene definita “la scoperta del bambino”, ovvero l’attenzione prestata alla natura del suo sviluppo, alla centralità dei suoi interessi, delle sue motivazioni e del suo coinvolgimento attivo nel processo di apprendimento. Ci troviamo in un vasto movimento chiamato attivismo, innovativo in campo pedagogico, il quale pone il bambino al centro della scuola (paidocentrismo). L’attivismo trova la sua applicazione concreta nelle scuole nuove, ossia “scuole su misura” basate su programmi centrati sugli interessi e tendenze del bambino, il quale si trasforma in attore del proprio apprendimento. Le scuole nuove misero al centro dell’attenzione pedagogica, l’analisi della pratica scolastica; esse fiorirono accanto agli istituti di pedagogia sperimentale.
Spesso venivano confusi attivismo e sperimentalismo per la loro innovazione educativa. La confusione nell’identificazione dei due tipi di attività dipende dalla finalità comune perseguita: il rinnovamento della scuola e il rinnovamento della pedagogia. Di fatto l’attivismo si opponeva al magistrocentrismo, la pedagogia sperimentale ad una fondazione pedagogica non scientifica.
LABORATORI DI PEDAGOGIA SPERIMENTALE IN EUROPA: I PIONIERI
I pionieri della pedagogia sperimentale si svilupparono tra il XIX e il XX secolo, anche se la problematica della sperimentazione in educazione e i problemi ad essa collegati erano molto chiari ed evidenti sin dai primi anni dell’800.
A partire dal francese Simon viene aperta la strada alla tradizione sperimentalista in Francia. Fu proprio Simon insieme a Binet a dare l’avvio alla prima generazione della pedagogia sperimentale. Essi elaborarono la prima scala metrica dell’intelligenza, che in America venne utilizzata per il reclutamento dell’esercito per la prima guerra mondiale.
In seguito Belgio e Svizzera diedero inizio alla seconda generazione della pedagogia sperimentale. Decroly fondò a Bruxelles la scuola dello Hermitage, mentre a Ginevra Claparède darà vita all’Istituto Rousseau, nel quale Dottrens creerà la scuola del Mail, laboratorio sperimentale di Ginevra. In Belgio sarà Buyse a dare la vera svolta sperimentale ai laboratori di pedagogia.
In Germania Herbart già nel 1808 richiedeva che l’Università fornisse ai maestri strumenti per mettere in “pratica la teoria”. Sempre in Germania Lay si dimostra distaccato dall’egemonia della psicologia sperimentale sullo sperimentalismo educativo. Meumann, invece, si rileva molto interessato ai fatti psicologici.
Tornando in Francia, a Parigi, Mialaret crea il laboratorio di psicopedagogia e gli insegnamenti di Scienze dell’Educazione, dando inizio alla terza generazione della pedagogia sperimentale..
In Italia l’empirismo educativo ha scarsi risultati; possiamo vedere uno sviluppo più sostenuto dopo il III convegno di Scholé tenuto da Buyse.
1956-CONVEGNO DI SCHOLE’: LA PEDAGOGIA SPERIMENTALE IN ITALIA
Il terzo convegno di Scholé si tenne a Brescia nel 1956 ed ebbe come ospiti illustri Buyse e Planchard. La relazione di Calò fu il filo conduttore di tutto il seminario. Egli si soffermò sulla differenza tra pedagogia sperimentale, pedagogia scientifica e pedagogia dei fini. Calò permise gli interventi critici dei due ospiti stranieri. Nel convegno non si discuteva solo dello statuto epistemologico della pedagogia ma dalla stessa identità della pedagogia. Particolarmente problematiche furono anche le posizioni di Flores D’arcais e Catalfamo. In ballo non c’era solo la formalizzazione della pedagogia sperimentale ma soprattutto il tentativo di delineare i confini della scienza pedagogica. Si crearono due pedagogie: quella dei fini e quella dei mezzi e dei fatti educativi. La pedagogia sperimentale uscì dal convegno di Scholé ammantata di tecnicismo e impossibilitata a rivendicare un qualsiasi statuto epistemologico.
PEDAGOGIA SPERIMENTALE E PEDAGOGIA ESPERIENZIATA
Secondo Buyse la pedagogia scientifica di Montessori e Decroly non è una pedagogia sperimentale, piuttosto una pedagogia esperienziata. La pedagogia esperienziata si basa sull’esperienza, legittimata dalla scienza psicologica, mentre quella sperimentale si erige sulla presenza dell’esperimento. Da un lato vi è l’osservazione della spontaneità del fanciullo, libero di muoversi secondo le proprie esigenze (scuola su misura); dall’altro una settorialità di indagine finalizzata ad isolare e controllare variabili, a misurare quantitativamente le ipotesi, controllando e orientando la scelta e il dubbio che hanno fatto scaturire il problema. In pedagogia spesso esiste una forte confusione tra concetti di esperienza ed esperimento.