Un metodo etico di ricerca (Ilaria De Lissandri)
Nelle scienze umane quando si
compie una ricerca educativa è importante che la questione etica non si
esaurisca nella relazione faccia a faccia ma sia presente anche durante
l’analisi dei dati. Diventa in tal senso
essenziale per lo studioso disporre di un metodo etico. La fenomenologia fornisce alcuni
principi euristici utili, al fine di delineare un metodo etico, che tengono in
considerazione l’alterità dell’altro: fare
esperienza dell’esperienza dell’altro; avvicinare l’altro senza stare in un
mondo anticipato; costruire un discorso fedele all’alterità dell’altro; tenere
non finito il lavoro di teorizzazione; sviluppare la disciplina della
riflessività. Per condurre una buona ricerca
con i bambini è necessario conoscere l’ambiente in cui vivono e condividere del
tempo con loro. Fare esperienza dell’esperienza dell’altro significa riconoscere
il bambino mediante la capacità d’ascolto e di fare silenzio. La non
direttività deve orientare l’ascolto che diviene accoglienza incondizionata,
secondo l’idea del prendersi cura dell’altro. La capacità di empatia consente
di “vestire i panni” dei soggetti studiati, di porre attenzione e comprendere
ciò che la persona ci comunica. Una relazione etica presuppone un
riconoscimento del “volto” dell’altro ma ciò è possibile solo se il ricercatore
riesce, sia a mettere in secondo piano le proprie costruzioni mentali, cogliendo
così il fenomeno nella sua totalità, sia ad utilizzare le proprie competenze
per far emergere l’esperienza originaria dell’altro. La questione etica fa parte di
ogni fase della ricerca ed è presente in particolar modo nel processo di
analisi dei dati (fase ancora più sensibile se i soggetti studiati sono dei
bambini). L’attendibilità e la validità dei dati dipendono dalla coerenza
interna delle varie fasi di ricerca. Si tratta quindi di utilizzare un buon
metodo di analisi in grado di cogliere la qualità dell’essenza del dato offerto
e di descrivere nel modo più fedele il fenomeno studiato. L’analisi dei dati è
un processo complesso in quanto il ricercatore deve cercare di interpretare nel
modo più fedele possibile i dati offerti. E’ necessario sottolineare che per
quanto esaustiva, in ogni sua componente, possa essere una ricerca riguardante
l’esperienza dell’altro è impossibile giungere a concetti “puri” ed esatti. Nel
rispettare la complessità dell’esperienza del soggetto studiato può essere
utile accostare l’altro all’idea di infinito e quindi all’impossibilità per il
pensiero di giungere ad una vera conoscenza dell’altro. Preservare la
trascendenza altrui significa capire che il processo della conoscenza
dell’altro non è mai finito. L’eticità di una ricerca non può
essere garantita a priori ma deve essere sempre messa in questione ogni volta
che il ricercatore incontra i partecipanti. La riflessività dello studioso,
intesa come analisi e critica del proprio agire, diventa essenziale poiché
tramite essa è possibile monitorare le proprie pre-comprensioni, i propri pregiudizi
che potrebbero influenzare in modo non etico il processo di ricerca. Per predisporsi
eticamente il ricercatore deve aver compiuto precedentemente un lavoro di
autoriflessione su se stesso al fine di verificare quali meccanismi mentali implicitamente
si mettono in atto. Il ricercatore deve, esercitando
una sensibilità etica, avvicinarsi all’altro e cercare di comprenderlo, lasciandosene
“colonizzare” dall’esperienza, liberando la mente da dispositivi simbolici
pre-definiti. Cercare nuove metodologie
significa valutare attentamente e criticamente se le prospettive ipotizzate
possono essere applicate soprattutto nella ricerca per i bambini. Il ricercatore deve cercare il
considerevole da pensare valutando la sensatezza di ciò che si intende
ricercare.