Etica della cura ed etica della ricerca (Ilaria De Lissandri)

Carol Gilligan, nei suoi studi, introduce il concetto di etica con un’accezione diversa da quella usuale legata al senso di giustizia (rispetto delle norme morali). La studiosa parla infatti di un’etica della cura che ben si coniuga con i principi di un’etica della ricerca per i bambini .

Secondo quanto afferma Heidegger fare ricerca è un bisogno fondamentale dell’uomo che, per sua natura, è portato a comprendere. E’ proprio attraverso la relazione che è possibile la comprensione dell’altro; ma affinchè si riesca a cogliere la dimensione del soggetto che ci sta di fronte è necessario avere cura della relazione . Nelle scienze umane il ricercatore è colui che, nella relazione euristica, deve essere disponibile ad accogliere, ad ascoltare ed a sentire empaticamente le persone dalle quali vuole ottenere dei dati utili alla sue ricerche, in tal modo potrà muoversi verso una comprensione autentica.

L’etica della cura, secondo una visione tipicamente aristotelica, non poggia su regole fisse o su precetti generali in quanto ogni situazione relazionale è complessa. Essa dispone invece di principi etici condivisi da tenere ben in mente. Così come l’agire etico per Aristotele è finalizzato alla ricerca del bene dell’altro, anche l’educazione dovrebbe muovere dal medesimo presupposto promuovendo il benessere dell’altro. Nella scienze umane fare ricerca per i bambini significa far vivere loro delle esperienze positive dalle quali trarre beneficio per la crescita personale. Il ricercatore deve quindi, in generale, farsi strumento etico lavorando su se stesso secondo un particolare processo formativo. Solo così potrà agire eticamente all’interno della relazione, avendone in questo modo cura e riconoscendo l’originalità dell’altro. Tale necessità, soprattutto nella ricerca qualitativa, è caratterizzata in primo luogo dall’importanza di non recare danni all’altra persona, la quale si offre all’intervistato per fargli un favore. Adottare un’etica della cura nella relazione euristica significa ricercare il proprio benessere e quello dell’altro, predisponendosi a costruire buone relazioni. Ecco allora che entrano in gioco le direzionalità etiche della cura (avere rispetto, sentirsi responsabili, procurare condizioni che migliorano la qualità dell’esperienza, essere capaci di una logica donativa) ed i modi di essere nella relazione (ricettività, responsività, attenzione, non intrusività, incarnare una tensione donativa).

L’agire etico implica il rispetto dell’altro attraverso l’accoglienza e l’ascolto. Nasce perciò la necessità di non ingabbiare i partecipanti alla ricerca in categorie preconfezionate del pensiero; ma partire, secondo un’immagine tipicamente lévinasiana, dall’ idea di infinito per considerare l’altro come un essere trascendente, inafferrabile. Si tratta quindi di accogliere l’altro nella sua totalità senza giungere a conclusioni affrettate. Nella ricerca per i bambini tale principio è essenziale perché solo se il ricercatore avrà rispetto di essi, riconoscendo la loro vulnerabilità e quindi provando un forte sentimento di responsabilità, riuscirà ad ottenere delle risposte sincere alle sue domande. Il ricercatore, agendo eticamente, deve poter offrire esperienze positive, qualitative, volte al benessere dell’altro all’interno delle quali i bambini possano crescere e stare bene. Ciò è concepibile solo se egli sa incarnare una tensione donativa, dando e dandosi tempo, qualora la ricerca lo richiedesse, al fine di costruire relazioni significative.

Lo studioso nel fare ricerca con i bambini deve conoscere il contesto e farsi accettare. Nell’agire con cura egli deve essere ricettivo (deve saper accogliere), lasciando l’opportunità all’altro di manifestarsi in tutta la sua autenticità (solo così sarà possibile ottenere dati fedeli, attendibili, utili alla ricerca). Oltre alla ricettività è necessario essere responsivi al modo di essere dell’altro, per non ferire la sensibilità altrui.

La comprensione del modo di essere dell’altro implica un’attenzione particolare, etica che viene trasmessa al partecipante a cui viene riconosciuto un valore. L’attenzione etica deve essere presente in tutte le fasi della ricerca, già dal primo incontro; la totale concentrazione sull’altro permette di cogliere la persona nella sua unicità. Anche l’ascolto è un modo per prestare attenzione; è necessario quindi lasciare che l’altro esprima liberamente il proprio essere. Il ricercatore deve saper attendere, essere disponibile senza imporsi ed essere intrusivo, nel rispetto dell’alterità dell’altro ma anche aver cura del clima emozionale della relazione in modo tale che l’altro possa vivere emozioni positive. Egli inoltre deve trovare una quietezza interiore che si manifesta attraverso comportamenti rilassati grazie ai quali il bambino si sente accolto, ma anche avere fiducia nell’altro il quale percepisce di essere riconosciuto nel suo valore.

 

Solo se il ricercatore saprà tenere a mente ed applicare i principi dell’etica della cura allora sarà in grado di svolgere bene in suo lavoro di ricerca ottenendo così dati validi ed attendibili. 

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Edurete.org Roberto Trinchero