La ricerca con i bambini (Chiara Montanaro)
LA RICERCA CON I BAMBINI In letteratura è diffusa la tesi secondo cui per molto tempo la ricerca è stata " sui" bambini, trattati come oggetti da studiare, raramente come soggetti da interpellare, e spesso valutati da una prospettiva adulta. I dati ottenuti dai bambini, spesso suggestionabili, sono stati considerati inattendibili. La svolta si è avuta quando si è cominciato a parlare di ricerca " con" i bambini, più o meno a partire dalla pubblicazione della "Convenzione dei diritti dell'infanzia" (1989). Determinante a considerarli soggetti competenti è stato il contributo di Piaget, e una più ampia diffusione della visione dell'infanzia. In questo momento ricerca con i bambini significa soprattutto ascoltare e far partecipare. Oltre alle tecniche in uso per gli adulti se ne devono elaborare altre più vicine all'esperienza quotidiana dei bambini. Per individuare ricerche utili per i bambini è necessario comprendere cosa sia importante per loro e quali siano le condizioni in cui un bambino si sente bene. Bisogna quindi riflettere non solo su ciò che si può fare con i bambini, ma per i bambini. E' opportuno coinvolgere i bambini come co- ricercatori, ovviamente distinguendo ra le diverse fasce d'età. Non bisogna però considerare drasticamente alternative le due concezioni di bambini vulnerabili e passivi e bambini soggetti attivi e competenti. In ogni caso si devono sempre affrontare alcune questioni fondamentali: quali compiti possano essere richiesti; come si possa essere sicuri che i dati raccolti riflettano il loro pensiero; se ci siano argomenti off-limits e limiti di età per considerare attendibili le loro risposte: se ci siano reali benefici per i bambini nell'essere coinvolti nella ricerca. Innanzitutto affinché il bambino riesca ad esprimersi sinceramente, è necessario che la ricerca avvenga in un ambiente di vita reale, come la scuola o la famiglia, per far sì che si senta a proprio agio.E' preferibile la scuola, luogo in cui il confronto con gli altri è consueto, e in cui non si sconfina nel privato. Inoltre il ricercatore deve assumere un ruolo amichevole, mantenendo però una diffidenza per non falsificare la relazione. E' efficace quella che si definisce " partecipazione periferica", che consente all'adulto di mostrare interesse per le attività del bambino, senza mascherare il suo ruolo. Riguardo alle varie tecniche di ricerca, una delle più frequenti è l'intervista, preferibile alle domande aperte e in gruppo. Il limite del gruppo può essere per il fatto che, a seconda delle dinamiche al suo interno, alcuni possano sentirsi influenzati dalle risposte altrui. Anche l'intervista one - to - one è efficace, purchè la relazione asimmetrica adulto- bambino non influenzi le risposte. E' essenziale avere poi molto tempo a disposizione, sia per studiare preliminarmente la ricerca, che per familiarizzare con i bambini prima dell'esecuzione, che per analizzare le risposte. Sempre più diffuso è il ricorso a strumenti mediali come la registrazione audio video, soprattutto con i bambini molto piccoli. Anche raccontare storie può essere utile , purchè si evitino situazioni che riguardino aspetti troppo privati. Dove è possibile è consigliabile il ricorso a più tecniche, come anche il ricorso a differenti metodi di analisi dei dati. Il principio che dovrebbe guidare il ricerca nell'uso di qualsiasi tecnica, è che la ricerca sia centrata sul bambino, attenta ai suoi bisogni e ai suoi desideri, utile alla pratica educativa, a favore dell'infanzia e dell'adolescenza.