Pratiche di valutazione negli interventi formativi. Uno schema interpretativo (Irene Beccaris)
La valutazione, negli ultimi 10/ 15 anni, ha assunto
un importante ancoraggio motivazionale all’ interno dell’ azione formativa,
tanto da venire riconosciuta dagli attori che operano in campo educativo come
cruciale per le attività legate all’ elaborazione e alla gestione di politiche
formative complesse. Risulta così essere naturale l’ interesse e l’ instaurarsi
di una coscienza valutativa sempre maggiore, che si accompagna ad una vasta
produzione di studi, ricerche e produzioni che coinvolgono un ampio e vasto
fronte di aree culturali. A questo proposito può essere utile ancorare la
formazione ai contesti concreti nella quale è inserita e “gli sviluppi delle
teorie e dei modelli organizzativi più significativi dal punto di vista della
loro valenza applicativa diventano il punto di riferimento e lo sfondo a
partire da cui si costituiscono le pratiche formative ed i loro orientamenti
teorici e di metodo”. L’ analisi di Lipari parte da questo punto di vista per
compiere una lettura longitudinale articolata in tre prospettive
paradigmatiche: 1.
approccio
taylor- fordista o modernista: considera l’ uomo al lavoro come una
sorta di prolungamento delle macchine, e per questa ragione le sue capacità
lavorative dovranno rispondere in maniera meccanica alle esigenze del
management e alle esigenze organizzative. Se ci si basa su queste condizioni,
allora l’ attività di formazione assume le caratteristiche di un’ azione di
addestramento ad un compito semplice e ripetitivo e ai principi presenti alla
base dell’ organizzazione. Le
risorse tecniche di questo approccio si basano su una verifica diretta dell’
acquisizione di capacità operative elementari, in maniera che esse siano
conformi e rispettino le scelte definite e pianificate alla base dei processi
di lavoro; pianificazioni che assumono la forma di obiettivi da raggiungere al
termine dell’ attività di formazione e che necessitano una formulazione precisa
per permettere di rendere osservabili i comportamenti attesi e le prestazioni a
cui questi danno luogo. La
pratica della valutazione è orientata alla verifica diretta dell’ effettiva acquisizione delle capacità
operative. 2.
approccio
organistico- sistemici o neo- modernista: mette in discussione la logica
del determinismo della macchina e dell’ organizzazione anche sul terreno
applicativo per fare spazio al tentativo di risanare la frattura esistente tra
uomo e organizzazione, tenendo conto di alcuni fattori: a) l’ uomo non può
essere considerato solo come un prolungamento della macchina, ma è anche un
essere dotato di emozioni, capacità effettive e bisogni, come quello di
realizzarsi nel lavoro e di essere parte di un’ impresa alla quale dedicarsi
insieme ad altri individui; b) l’ importanza delle relazioni che si instaurano tra
l’ organizzazione e l’ ambiente presenti all’ interno delle imprese. In
questa prospettiva la formazione incomincia a diventare parte integrante della
pratica organizzativa. Si prospetta, quindi, un processo di formazione che si
articola in una serie di sequenze concatenate, che partono dall’ analisi dei
bisogni, proseguono verso la progettazione dell’ intervento e la sua attuazione,
per terminare, infine, con la valutazione dei risultati, che arriva a
rappresentare il punto di arrivo dell’ intera attività formativa. La
valutazione assume il compito di verificare in quale misura i risultati dell’
attività formativa realizzata rispettino gli obiettivi prefissati durante la
fase di progettazione, rendendo evidente la relazione obiettivo- risultati. 3.
approccio
organizzativi post- industriali e post- modernisti: direttamente
legato ai grandi fenomeni di cambiamento che caratterizzano la società moderna,
in questo approccio viene a delinearsi sempre di più una nuova logica opposta a
quella classica, basata sull’ intreccio di quattro dimensioni (capacità di
innovazione, capovolgimento dei rapporti quantità- qualità, centralità della
risorsa umana e capacità di ascolto e di apprendimento). Sotto
questo punto di vista matura la necessità di sintonizzare l’ azione formativa
alle tendenze presenti nelle organizzazioni in una “prospettiva che tende ad
accogliere prioritariamente la logica dell’ apprendimento che, reinterpreta
secondo le visioni prevalenti anche sul terreno degli orientamenti manageriali
emergenti, diventa una delle metafore più diffuse tra gli operatori ed al tempo
stesso un approccio al management delle risorse umane”. A
conclusione di ciò che è stato illustrato fino ad ora è possibile affermare
che, nel tempo, le pratiche formative si vengono a migliore ed ad affinare
sempre di più, tenendo conto in maniera particolare della persona che partecipa
attivamente all’ azione di formazione e che quindi è parte attiva di tale evento.
Al soggetto a cui è rivolta la pratica formativa, quindi, viene riconosciuta
un’ autonomia soggettiva e una capacità organizzativa tale da permettergli di
inventare soluzioni alternative a problemi che richiedono particolare
attenzione. Sotto
questa prospettiva la valutazione risulta essere complessa, in quanto oltre
alla mera analisi dei risultati della formazione è anche importante valutare
quali sono stati i processi, le azioni e l’ organizzazione che hanno portato l’
individuo a raggiungere tali risultati.