Capitolo 1. L'intervista nelle scienze sociali (Monica Martiniello)

L’intervista nelle scienze sociali: questioni strutturali e internazionali

 

L’intervista è uno scambio verbale tra due o più persone nella quale un esperto, ossia l’intervistatore, cerca ponendo domande più o meno prefissate, di raccogliere informazioni su dati personali, comportamenti, opinioni e atteggiamenti di un soggetto su un particolare tema.

Nelle scienze sociali, con il termine intervista, si intende una relazione diretta tra i due soggetti che assumono ciascuno un ruolo specifico.

L’intervista può essere classificata in base al grado di standardizzazione:

 

Intervista non standardizzata: implica che l’intervistatore non abbia un tema prefissato e che la conversazione sia condotta dall’intervistato su argomenti da lui scelti liberamente, è il caso del colloquio clinico.

Intervista parzialmente standardizzata: l’intervistatore è libero di modificare la sequenza prevista dallo strumento di rilevazione a seconda delle peculiarità dell’interazione, e l’intervistato può rispondere con parole proprie.

Intervista standardizzata: condotta classicamente mediante questionario, prevede il minimo di libertà per i due attori e comporta un grande dettaglio nell’esplicitare gli argomenti.

 

Parlando di questionario, come strumento di raccolta dati, non possiamo non citare la Matrice Dati. Questa, è un contenitore di informazioni organizzate in modo sistematico.

È una tabella dove sono presenti tante righe quanti sono i referenti sotto esame e tante colonne quanti sono i fattori presi in considerazione.

Siccome ogni riga corrisponde ad un caso e ogni colonna ad una variabile, la matrice dati viene anche detta matrice casi per variabili, nella quale nell’incrocio di ciascuna riga e ciascuna colonna è presente un dato, che rappresenta il valore assunto da quella specifica variabile per quello specifico caso.

Tornando all’intervista, in ambito sociologico, può essere letta come una situazione sociale in cui si realizza un evento comunicativo con finalità cognitive. La finalità di un’intervista sociologica è la ricerca, anche se questo è l’obiettivo dell’intervistatore, e non dell’intervistato, che dovrà essere persuaso a partecipare al “gioco”.

Quindi l’incontro tra i due attori è fondamentale.

L’approccio prevede che:

 

- L’intervistatore sia disponibile all’ascolto, senza mostrare una curiosità morbosa.

- L’intervistatore metta al corrente l’intervistato degli scopi e delle finalità dell’intervista, informandolo su come verranno utilizzate le informazioni. Importante anche è rassicurare l’intervistato sul fatto che verrà mantenuto l’anonimato delle informazioni reperite.

- L’intervistatore deve mettere a proprio agio l’intervistato: predisporre un ambiente tranquillo e lontano da interferenza esterne.

- L’intervistatore deve riuscire a fondare l’intervista sulla base di una relazione partecipata, in quanto il modo di essere e di presentarsi di un soggetto si ripercuote sul modo di essere degli altri individui.

- L’intervistatore deve essere in grado di saper gestire le dinamiche negative.

 

Fondamentale, nell’intervista, è la distinzione dei ruoli, fa si che essa si riveli un episodio gratificante per l’intervistato: egli permette all’intervistatore di gestire l’interazione mediante il questionario o la traccia, ma in cambio ha la sicurezza che l’espressione delle sue opinioni sarà fortemente incentivata, qualsiasi sua affermazione non sarà messa in dubbio o contrastata, semmai approfondita.

Finora abbiamo parlato di intervistatore e di intervistato, ma potremmo sostituire il termine intervistato con il termine soggetto.

L’uso di questo termine per indicare un individuo sottoposto a un indagine, deriva dalla tradizione ottocentesca della psicologia sperimentale inglese e francese.

In quegli anni vennero fondati i primi laboratori di psicologica, grazie ai quali la sperimentazione diventa uno sforzo collaborativo che dipende dalla divisione del lavoro tra persone che svolgono funzioni differenti.

Uno di questi laboratori è quello di Wundt a Lipsia. In questo, si svolgevano esperimenti di psicofisica, gli scienziati si sottoponevano ai test, in base all’idea che un esperto fosse in grado di rilevare e riportare le sue sensazioni meglio di altri non – esperti.

I partecipanti a questi laboratori, quindi, erano i membri della comunità scientifica, che venivano studiati come portatori di certe caratteristiche umane comuni, in particolare di processi mentali.

Altri laboratori vennero fatti a Parigi da Binet, e a Londra da Galton, ma in questi, a differenza di quello di Lipsia, è assente l’intercambiabilità di ruoli.

 

 

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Edurete.org Roberto Trinchero