Capitolo 1. L'osservazione come attività cognitiva (Serena Maida)
L'osservazione è l'attività che consente all'uomo di entrare in contatto con ciò che lo circonda.
Spesso l'osservazione diretta è stata intesa come una garanzia di oggettività.
In realtà la tesi positivista, basata sul fatto che l'osservazione può arrivare a una conoscenza certa della realtà senza influenzarla, è già messa in crisi e, con la rivoluzione scientifica del Novecento, si instaurò la convinzione che l'osservazione empirica e la percezione della realtà non sono fotografie oggettive, ma dipendono dalla teoria usata. Così, verso la fine del Novecento, si è posta attenzione sull'importanza della teoria rispetto all'osservazione. Si sostiene quindi che le conoscenze, le credenze e le teorie pregresse esercitino un ruolo fondamentale nel determinare ciò che si percepisce. A tale proposito, Hanson, nell'opera "Patterns of Discovery", affermava che un individuo vede ciò che la sua conoscenza e la sua formazione gli consentono di vedere, perchè ciò che apprende da ciò che osserva è determinato soprattutto da ciò che egli già conosce.
Così gli individui possono percepire gli stessi oggetti o la realtà in modo differente perchè le nostre osservazioni sono cariche di teoria.
Due esempi possono essere la diversa spiegazione data da Tycho Brahe e Keplero rispetto al sorgere del sole e la figura dell'anatra/coniglio, originariamente usata dagli psicologi della Gestalt per smentire la tesi semplicistica che ciò che vediamo è determinato interamente dall'immagine retinica.
Inoltre non solo gli oggetti possono avere significati diversi a seconda dell'osservatore, essi possono anche essere privi di significato per gli osservatori che non hanno una conoscenza adeguata alla situazione.
La questione della teoricità dell'osservazione aveva interessato anche la filosofia; Kant aveva infatti sostenuto che la ragione vede solo ciò che lei stessa produce. In segiuto Gadamer negò la priorità del soggetto sull'oggetto, in quanto è il contesto in cui l'individuo è collocato che determina la sua comprensione e che i pregiudizi non sono un fardello da portare, ma orientano i giudizi.
Il costruttivismo giunse a negare l'oggettività del mondo esterno, sostenendo che la realtà in quanto tale non esiste e che esistono solo costrutti soggettivi, perchè tutto risiede nella mente degli individui.
Infine "I nuovi filosofi della scienza" ritengono che sia possibile limitare la gamma di costrutti possibili, senza però imporre un unico oggetto di percezione.
In base a queste riflessioni non si può quindi sostenere che l'osservazione sia uno strumento puro, che non risente dell'esperienza del ricercatore e che riproduce meglio di altri la realtà. Non ci si deve quindi illudere che l'osservazione possa condurre a una conoscenza oggettiva.
L'osservazione è guidata da schemi cognitivi, cioè sistemi che permettono all'uomo di riconoscere e attribuire significato a ciò che osserva (schemi della propria cultura o della comunità scientifica per esempio).
Il risultato dell'osservazione è quindi dato dagli schemi, ma anche da elementi della sfera emotiva affettiva e da aspetti dovuti all'incontro tra osservatore e osservato.
L''osservazione con scopo di ricerca può essere distinta in: osservazione con categorie fattuali e con categorie non fattuali. Nella prima osservazione, le proprietà da rivelare hanno una definizione operativa diretta, nella seconda, le proprietà non hanno una definizione operativa diretta, ma si percepiscono solo degli indizi.
Le scelte del ricercatore devono essere influenzate anche dal contesto socio-culturale che sta studiando, perchè spesso l'osservatore si trova a percepire con un sistema di codifica che non è quello dei soggetti o dell'ambiente osservato e rischia di attribuire ai fenomeni osservati dei significati basati su categorizzazioni inadeguate, oppure può non percepire cose importanti, perchè non le riconosce. Quindi, per poter comprendere ciò che si sta osservando, si devono assumere e apprendere le categorie dei soggetti osservati.
L'atteggiamento naturale dell'uomo è il "realismo ingenuo", cioè la convinzione che gli organi di senso registrino fedelmente e passivamente le caratteristiche degli oggetti. Con tale atteggiamento, i casi di mancata corrispondenza sono fatti derivare da disfunzioni momentanee. Tutto ciò però, potrebbe essere messo in crisi proprio riflettendo sui casi di mancata corrispondenza.
Su tale argomento Locke affermava che le qualità apparenti degli oggetti non sono negli oggetti stessi, ma nella mente di colui che le percepisce.
A tele proposito occorre quindi attuare una differenza tra sensazioni e percezioni.
Le sensazioni sono i "puri" dati fondamentali riportati dagli organi di senso, le percezioni, invece, possono essere influenzate dalle conoscenze dell'individuo sull'ambiente, in seguito ad esperienze passate.
Nelle sensazioni nulla induce alla confusione e per questo sono le basi su cui costruire le percezioni.
Si possono suddividere le teorie sulle percezioni in due filoni:
-il Comportamentismo, secondo il quale esiste una perfetta corrispondenza tra ciò che percepiamo, e quindi osserviamo, e ciò che esiste. Quindi la percezione sarebbe data dalla somma di sensazioni. Gli psicologi della Gestalt criticarono ciò affermando che la percezione deriva dall'organizzazione delle sensazioni
-il Cognitivismo, secondo cui la percezione è il prodotto anche di fattori esperienziali, motivazionali, personali e sociali, quindi ammette la possibilità di differenze individuali. La percezione indica un atto di categorizzazione, così l'individuo, selezionando attivamente l'informazione, non è più visto come passivo ed indifferente. La percezione è quindi un'attività cognitiva e intellettuale e perciò permette di raggiungere la conoscenza. Per i cognitivisti è quindi centrale lo schema cognitivo, cioè il nostro modo di organizzare il mondo e ciò influisce sulla valutazione della realtà.
Neisser ha cercato di conciliare le due impostazioni, attribuendo un ruolo di grande importanza all'ambiente a agli schemi anticipatori e considerando la percezione come il risultato dell'interazione tra lo schema e l'informazione.
Arrivati a questo punto, ci si chiede quindi se il significato sia insito negli oggetti e si ricavi quindi dall'esperienza oppure se sia loro attribuito dai partecipanti. Gli studiosi concordano sul fatto che esistano delle proprietà direttamente rilevabili (come le proprietà fisiche di un oggetto) e quelle non direttamente rilevabili (come affermare che un oggetto è/non è attraente).
Il dibattito sulla natura della percezione arriva fino ai giorni nostri e le ipotesi sulle fasi terminali del processo che si conclude con il vedere sono ancora aperte.