Capitolo 3. L'osservazione come strumento (Serena Maida)

L'osservazione come strumento è caratterizzata dal fatto che il ricercatore percepisce tramite i propri sensi gli eventi, le azioni e i comportamenti che vuole rilevare e analizzare. Tradizionalmente l'osservazione è considerata uno fra gli elementi meno reattivi, perché il ricercatore non sollecita alcuna risposta o comportamento. Così, l'osservazione non reattiva consiste nell'attività di uno o più osservatori che registrano ciò che osservano senza l'aiuto di sollecitazioni operate sui soggetti e senza interventi di manipolazione.

Un ulteriore aspetto del rapporto tra l'osservatore e ciò che viene osservato è la perturbazione, che avviene quando lo strumento induce a un cambiamento nella situazione studiata a causa della presenza del ricercatore o dei suoi comportamenti.       La perturbazione è definita involontaria quando è dovuta alla sola presenza del ricercatore nella situazione e più il ricercatore è inserito nel contesto, maggiore è la possibilità che egli contribuisca a modificare la situazione originaria. L'unico caso di assenza di perturbazione involontaria si ha quando l'osservatore è esterno al campo. La perturbazione intrusiva invece, si ha quando l'osservatore è scoperto e i soggetti sanno di essere studiati e così il loro sapersi sotto osservazione può influenzare i loro comportamenti. In letteratura il fatto di modificare i propri comportamenti a seconda del sapersi sotto indagine viene chiamato "effetto Hawthorne".

L'osservazione può essere inoltre diretta o indiretta. L'osservazione è diretta quando è messa in atto nei sistemi di rivelazione che hanno come oggetto di analisi comportamenti e fenomeni sociali studiati durante il loro svolgersi. L'osservazione indiretta invece è messa in atto nelle ricerche che  non rilevano direttamente i comportamenti durante il loro svolgimento, ma solo attraverso i loro risultati e i loro prodotti materiali. Quest'ultima modalità di osservazione non è reattiva e non produce alcun effetto perturbante, in quanto il ricercatore entra in gioco solo dopo che i soggetti hanno agito. 

Il ricercatore può assumere il ruolo di partecipante o non partecipante. Gli aspetti principali della partecipazione del ricercatore sono: la presenza fisica sul campo, lo svolgere o meno le attività della comunità e il grado di coinvolgimento in tali attività, l'interazione o meno con i soggetti e il coinvolgimento complessivo (intellettivo, psicologico, emotivo ed affettivo) nella comunità/gruppo che sta studiando. Il ricercatore deve saper mantenere un equilibrio tra coinvolgimento e distacco in modo da vedere ciò che gli attori non vedono. Inoltre il grado di partecipazione è una proprietà continua, i cui stati vanno da un massimo all'assenza di partecipazione. La classificazione di Spradley è quella che meglio considera tutte le dimensioni della partecipazione: partecipazione completa, attiva, moderata, passiva e non partecipazione. 

Un altro criterio di distinzione dell'osservazione come strumento è l'appartenenza o meno del ricercatore alla realtà sociale che intende studiare. Se il ricercatore appartiene alla realtà che intende studiare, significa che è in contatto con i soggetti indagati ancora prima di iniziare la sua osservazione; in questo caso si parla di partecipazione osservante.

L'osservatore può studiare i propri soggetti nel loro contesto quotidiano, o "habitat", o in condizioni artificiali, come un laboratorio. L'ambientazione è uno degli aspetti più rilevanti perché influisce sull'osservazione, differenziando sia il modo in cui l'osservatore osserva sia ciò che vuole osservare, a seconda che sia naturale o artificiale. Ovviamente la scelta del luogo in cui attuare l'osservazione dipende dalla natura del problema cognitivo  e da ciò che si vuole osservare.

L'osservatore può operare restando celato ai propri osservati, oppure manifestarsi ad essi. Nel primo caso si parla di osservazione coperta, nel secondo caso si parla di osservazione scoperta.

Lo schema di osservazione può presentare gradi diversi di strutturazione: gli schemi di rilevazione completamente strutturati, con i quali si rileva solo ciò che si è deciso di rilevare; gli schemi privi di strutturazione, in cui la scelta di che cosa osservare avviene durante il corso dell'osservazione e gli schemi parzialmente strutturati, che rilevano eventi che si era deciso di rilevare precedentemente.

La rilevazione mediante l'osservazione non reattiva presenta pregi e limiti, entrambi dovuti al fatto che lo strumento è l'osservatore stesso. Oggi si è preso atto che l'osservazione è un'attività interpretativa fortemente dipendente da chi la effettua e che non esiste uno strumento che non sia guidato da ricercatore , quindi non può esistere una rilevazione che non dipenda da scelte del ricercatore. Si è però coscienti che le procedure di osservazione sono difficilmente controllabili e perciò sono più soggette all'arbitrarietà. A tale riguardo, un aspetto da prendere in considerazione sono le reazioni emotive del ricercatore che possono influenzare la situazione nel momento in cui scende effettivamente sul campo, conosce delle persone, si trova in delle situazioni difficili da risolvere e a prendere continuamente delle decisioni. A tale proposito è importante dunque che il ricercatore sia cosciente di ciò, lo annoti e lo riferisca nel rapporto finale.

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Edurete.org Roberto Trinchero