Capitolo II-7 (Cristina Barbero)

 

7. La riflessione sugli aspetti procedurali della ricerca

 

Buyse riprende la concezione di E.M. Freeman, secondo il quale vi è ricerca solo quando il lavoro viene svolto con il metodo scientifico. Le condizioni necessarie, dunque, sono: l’attuazione di un procedimento induttivo, la definizione di un obiettivo e di tecniche specifiche, l’analisi dei dati e l’ interpretazione dei risultati ottenuti. Lo studioso elabora la sua teoria facendo riferimento ai contributi di alcuni autori: da Thorndike, per esempio, riprende le caratteristiche proprie dell’indagine scientifica , cioè la precisione matematica, l’oggettività, il controllo, la competenza  e l’imparzialità; da Curtis, invece, riprende la concezione secondo la quale per effettuare una ricerca scientifica è necessario eliminare credenze, superstizioni, pregiudizi, avvalorando, invece, la curiosità di scoprire le cause di determinati eventi; da Charters, infine, riprende la distinzione tra ricerca pura, caratterizzata da un tipo di ricerca disinteressata, e ricerca applicata, volta a risolvere problematiche concrete. Buyse, inoltre, riconosce l’impossibilità di applicare rigorosamente i principi del metodo scientifico per qualsiasi problema educativo. Lo studioso parla di diversi tipi di ricerca, tra cui la descrittiva, la comparativa, la causale e la prognostica. Questi tipi di ricerche, sebbene con caratteristiche diverse, hanno in comune l’utilizzo del metodo scientifico. Nonostante sia favorevole all’applicazione della ricerca scientifica-sperimentale  in ambito pedagogico, Buyse riconosce che vi è sempre ,in quest’ultimo campo, un margine d’incertezza, dovuto al fatto che si ha a che fare con relazioni umane, quindi spesso imprevedibili. Per attuare una buona sperimentazione è necessario scegliere un campione adeguato su cui indagare. Il campione dei soggetti presi in esame deve essere rappresentativo e per essere tale vengono utilizzate alcune strategie di campionamento, in base anche al tipo di ricerca che deve essere svolta. Buyse concentra la sua attenzione in particolare allo studio del rendimento scolastico e individua tre gruppi di fattori che possono essere fonte di errore, ovvero l’insegnante ,e la sua scelta didattica, l’organizzazione scolastica e le condizioni extrascolastiche. Questo interesse è dovuto anche perché il campo della pedagogia sperimentale è ridotto alla didattica. Vengono, infatti, elaborate alcune tecniche di misura oggettive del rendimento, in particolare lo studioso ne individua tre principali: le scale per la valutazione dei compiti scolastici, le quali sono utili per valutare attività individuali in diversi settori quali la scrittura, l’ortografia e il disegno; le prove obiettive, che consistono nella somministrazione di domande brevi e risposte precise e chiare;  infine vi sono  i test, che, a differenza delle prove obiettive, però, non hanno scientificità. Buyse, poi, indica tre possibili modalità utilizzabili per rappresentare i risultati: la rappresentazione numerica, in cui lo strumento è la tabella, quella analitica, in cui lo strumento è costituito dalla formula e quella grafica, in cui lo strumento è il grafico.                                                                                                 A dimostrazione della sua teoria sulla metodologia sperimentale in pedagogia, egli, nel terzo libro del suo capolavoro “ L’expèrimentation en pèdagogie”, riporta molte ricerche svolte in ambito didattico, al fine di dare un riscontro empirico alla sua teoria. Tra le ricerche più importanti riportate, ricordiamo quelle del Winch, riguardo il confronto tra il procedimento di decomposizione e quello di composizione per l’insegnamento della sottrazione, e quella sul confronto tra metodo induttivo e metodo deduttivo per l’insegnamento delle definizioni geometriche; importante è ancora la ricerca di A. W. Kallom ,che implica un procedimento analitico, sul metodo da utilizzare per il calcolo delle frazioni ordinarie.                                    Buyse, inoltre, affronta il tema dell’intervento educativo individualizzato, affermando che per effettuare questo tipo di intervento è necessaria la conoscenza approfondita del soggetto dell’apprendimento e di metterlo nelle condizioni di poter apprendere da se stesso.                                        In conclusione si può affermare che Buyse vede la sperimentazione come uno strumento di innovazione per la pedagogia, senza però negare i fondamenti filosofici-antropologici della pedagogia generale. Questi ultimi possono solo essere arricchiti dalla pedagogia sperimentale.                                                                 

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Edurete.org Roberto Trinchero