Capitolo I-4 (Erica Magliano)
4. Linee di sviluppo della sperimentazione pedagogica nei principali contesti scientifici e accademici
Contesto tedesco
Secondo Drese la pedagogia sperimentale ha avuto come culla proprio l’ambito tedesco.
Qui la sperimentazione pedagogica tende a svilupparsi mediante la crescita dell’approccio scientifico in psicologia e grazie alle esigenze di cambiamento a livello educativo.
Meumann, autore a sostegno dell’esperimento pedagogico, nei primi anni del ‘900 formula nuove idee volte al rinnovamento dell’educazione. A lui si affianca la figura dello studioso Lay che, a dispetto di Meumann, prende in considerazione un esperimento rivolto ad un gruppo di più soggetti.
Differentemente da Meumann, Lay ritiene che gli schemi della ricerca psicologica stiano stretti a quella pedagogica e che, inoltre, non sia corretto effettuare la distinzione tra pedagogia sistematica e sperimentale. Il criterio di distinzione impiegato da Lay corrisponde al metodo, mediante cui è possibile tenere distinte la pedagogia tradizionale e quella nuova. Quest’ultima, infatti, si serve di un’osservazione sistematica, di un metodo statistico e della sperimentazione.
Anche se con modalità differenti possiamo sostenere che Meumann e Lay lavorano al fine di delineare in che cosa consiste la pedagogia sperimentale intesa come disciplina.
Contesto francese
La pedagogia sperimentale in Francia, tra l’800 e il ‘900, sembra caratterizzarsi per un duplice aspetto: da una parte un approccio teorico di stampo positivistico e, dall’altra, uno pratico alle problematiche concrete della scuola.
Il più importante esponente dell’aspetto sperimentale della pedagogia francese è Binet, il quale ritiene che la pedagogia debba basarsi sulla dimensione osservativa ed esperienziale e che debba essere, per questo, sperimentale.
Egli sostiene che la pedagogia tradizionale si fondi eccessivamente sul verbalismo e presenti un metodo inadatto per la risoluzione dei problemi educativi. Pensa che la nuova pedagogia abbia il compito di definire una metodologia che si basi sull’osservazione sistematica, sulla raccolta dei dati, sulla relativa interpretazione e sulla verifica dei risultati ottenuti.
Binet, riferendosi alla sperimentazione pedagogica, considera come fondamentali il controllo della validità dei metodi di insegnamento e lo studio delle attitudini degli studenti. Quest’ultimo studio porterà all’elaborazione della scala metrica dell’intelligenza a cui collabora Simon.
Lo stesso Simon favorirà la delineazione di una distinzione più netta tra pedagogia e psicologia rispetto a quella fornita dal suo maestro Binet.
Contesto svizzero
La figura di maggiore spicco nel contesto svizzero è quella di Claparède, il quale fonda nel 1912 l’Istituto J. J. Rousseau, la cui funzione è in particolar modo quella di formare gli insegnanti e di definire metodi più efficaci per l’insegnamento rivolto alle classi speciali.
Inoltre Claparède sembra fare riferimento ad una dimensione teologica (connessa all’individuazione di mete educative che non si contrappongano alla disciplina morale, religiosa o politica) e ad una sperimentale (che permette l’acquisizione dei mezzi da impiegare ai fini educativi).
Altri autori che seguono la scia di Claparède sono Bovet e Dottrens. Quest’ultimo in particolar modo approfondisce la ricerca sperimentale in ambito scolastico definendo la pedagogia sperimentale come l’applicazione delle regole del metodo sperimentale all’insegnamento.
In conclusione è possibile affermare che l’Istituto J. J. Rousseau assuma un’importanza centrale soprattutto perché offrirà un contributo significativo per lo sviluppo dell’attivismo pedagogico.
Contesto inglese
I progressi maturati nel contesto inglese hanno avuto come principale oggetto di studio il metodo statistico. Spetta a Galton la creazione di importanti misure statistiche utilizzate per effettuare confronti tra le metodologie di insegnamento.
Altro autore di rilievo, Winch, ritiene importante il lavoro combinato tra ricercatori e insegnanti al fine di tradurre le ricerche in elementi concreti e pratici da introdurre nella pratica didattica. Sarà proprio questo studioso, nel 1913, a realizzare la prima ricerca impostata sull’utilizzo di un gruppo sperimentale ed uno di controllo.
Tra i successori di Winch ricordiamo in particolar modo due figure: Rusk, che espone temi finalizzati a conservare l’autonomia della pedagogia sperimentale e Burt, che permette importanti acquisizioni rispetto all’applicazione del metodo statistico.
Contesto italiano
Nei primi del ‘900 l’Italia, sebbene non respiri l’aria di rinnovamento legata alla pedagogia sperimentale, viene in contatto con le acquisizioni maturate dalla pedagogia esperienziale attuata nei paesi europei.
In effetti il contesto italiano sembra caratterizzarsi per la presenza di singole figure che realizzano interventi di rinnovamento dell’educazione, come Pizzoli e Pizzigoni. Quest’ultima, fonda nel 1911 la Scuola rinnovata secondo il metodo sperimentale mettendo in risalto la rilevanza della vita all’aperto, l’osservazione della natura, la sperimentazione da parte degli alunni di forme semplici di governo, il rifiuto nei confronti del verbalismo caratterizzante la scuola tradizionale.
Tuttavia, una delle figure più importanti nel panorama italiano di questi anni è senza ombra di dubbio Maria Montessori che, dopo aver svolto studi in medicina, incomincia ad occuparsi dei bambini considerati insufficienti mentali gravi e avvia un corso sull’educazione dei bambini frenastenici fondando la Scuola magistrale ortofrenica. Solo più tardi inaugurerà la Casa dei bambini, attraverso la quale ha la possibilità di sperimentare le tecniche precedentemente impiegate con i soggetti caratterizzati da disabilità mentali.
Facendo poi una considerazione sull’idea di rinnovamento della scuola di Maria Montessori è possibile ricordare che l’autrice ritiene che tale cambiamento possa verificarsi solo attraverso la formazione scientifica degli insegnanti e che, quindi, sia indispensabile un’unione delle scienze sperimentali con la pratica educativa.
Attuando, infine, una comparazione tra la concezione espressa dalla Montessori e quella sottesa al lavoro di Buyse, occorre evidenziare alcuni tratti comuni tra i due autori. In primo luogo entrambi sottolineano l’esigenza per la quale la scuola rinnovata debba rivalutare la posizione assunta dall’allievo nella relazione educativa riconoscendone la centralità. In secondo luogo sia la Montessori sia Buyse sostengono l’importanza della penetrazione della sperimentazione all’interno delle pratiche educative e che, a tal scopo, sia necessaria un’importante opera di formazione degli insegnanti in senso scientifico.