Capitolo II-3 (Giorgia Pistininzi)

Capitolo II- 3

Attività didattica

 

Negli anni precedenti l’inserimento nell’ateneo cattolico( 1923) l’attenzione del Buyse è concentrata sull’elaborazione di tecniche per il controllo del rendimento scolastico, in relazione anche alla sua attività d’insegnante e d’ispettore ufficiale nelle scuole; il punto su cui il Buyse spinge maggiormente è la necessità di impostare la prassi educativa sui criteri di scientificità e obiettività dunque introdurre lo “spirito scientifico” nella scuola. Nel 1923 il Buyse è chiamato dall’Universitè Catholique de Louvain dove articola il piano di studi attorno all’area psicologica e a quella pedagogica. Presso l’Institut Superieur de philosophie viene fondato il primo laboratorio di psicologia sperimentale, al quale partecipò anche Michotte, studioso che ebbe poi importanza essenziale nella promozione degli studi di psicologia sperimentale.

L’Università di Lovanio tra il XIX e il XX secolo risalta per il ruolo svolto nello scambio e incontro tra le diverse culture francese, tedesca e anglosassone. Viene dunque anche inserita l’attività di ricerca del Buyse la quale verte su tematiche di tipo educativo, rivendicando la possibilità di attuare indagini scientifiche anche in ambito pedagogico. L’ambiente cattolico non disdegna perché secondo la tradizione “fare educazione” è considerata un’azione spirituale. Il Buyse, nonostante le varie opposizioni, opta a favore di una concezione che integra l’accettazione della nuova metodologia scientifica con il rispetto per il valore della persona, soggetto del processo educativo. All’Universitè Catholique de Louvain lo studioso belga è incaricato di organizzare i principali corsi di area pedagogica:

 nella prima parte del corso presenta in maniera esaustiva la nozione di pedagogia, educabilità e educazione.

 Nella seconda parte affronta i temi della natura e dei principi della pedagogia sperimentale.

 Nella terza parte del corso il Buyse approfondisce il tema delle origini della pedagogia sperimentale con riferimenti filosofici del XIX secolo.

 Nella quarta parte il Buyse esamina il contributo della riflessione pedagogica alla sviluppo dell’approccio sperimentale.

 Nella quinta parte l’analisi delle origini della pedagogia sperimentale è completata con la riflessione sul contributo di alcuni studiosi classificati come : precursori, iniziatori, partigiani, artigiani, divulgatori, avversari.

L’articolazione del corso riflette l’impostazione di pensiero del Buyse, sostenendo le argomentazioni teoriche con esempi desunti dalla pratica educativa e organizzando anche un seminario per gli studenti.

Per quanto attiene al “corso di didattica sperimentale” il Buyse compie dapprima la distinzione tra l’aspetto qualitativo e quello quantitativo nel problema dell’insegnamento. Distingue inoltre la didattica sperimentale ( studio del problema dell’insegnamento) dalla psicologia sperimentale ( affronta questioni non educative) e dalla pedagogia sperimentale ( volta allo studio del rendimento scolastico, classificazione degli alunni ipodotati e alla valutazione dell’efficacia di procedimenti particolari).

Un’ultimo aspetto da porre in luce sull’attività didattica del Buyse è quello per la direzione delle tesi di laurea e di dottorato. Circa il metodo di studio trasmesso agli studenti, egli esigeva che l’analisi critico-teorica fosse completata da un’indagine empirica. Anche in tale situazione risalta la complementarietà fra dimensione teorica e pratica.

La cura con la quale il Buyse ha diretto i lavori di tesi dei suoi alunni può essere considerata un contributo significativo al progresso della scienza pedagogica.

9/17
Edurete.org Roberto Trinchero