Capitolo II-1 (Stefania De Ieso)

Ricostruzione della biografia e analisi del percorso formativo .



Raymond Louis Ghislain Buise nasce a Tournai l’8 settembre 1889 da padre francese e madre belga .Dopo aver compiuto gli studi all’Ecole Normale di Bonne-Esperance ottenne il diploma di maestro e dal 1909 insegnò nella scuola primaria e secondaria inferiore . Nel 1916 ottenne l’abilitazione per l’insegnamento speciale .
L’esperienza che compie della realtà educativo-scolastica gli permette di cogliere gli aspetti positivi e negativi della pratica didattica .
Da questo impegno , ma soprattutto dalle circostanze storiche e culturali nacque la scelta dell’Université Libre de Bruxelles , infatti in quegli anni prima la Faculté de Pédologie a Bruxelles e poi la Section de pédagogie dello stesso ateneo rappresentavano i soli ambiti di formazione pedagogica universitaria del paese .
Nel 1919 conseguì il dottorato in scienze pedagogiche .
Le ricerche di Buyse attirarono l’attenzione e apprezzamento del Decroly che inizia con lui una collaborazione , che divenne ufficiale nel 1924 quando Buyse era assistente presso il laboratorio di psicotecnica scolastica dell’Institut des Hantes Etudes de Belgique . Nel 1922 compirono insieme un viaggio negli Stati Uniti , qui Buyse conobbe studiosi della psicologia e pedagogia americana e da essi prese spunto per molte sue ricerche , tra cui quelle sulla misura del rendimento scolastico .
Decroly e Buyse svilupparono la riflessione sui nuovi strumenti per la misura dell’intelligenza e del rendimento scolastico , posero attenzione allo studio dell’insegnamento speciale e all’assistenza offerta agli alunni ipodotati nelle scuole americane . Analizzando la pratica dei test mentali in America , essi meditarono sul ruolo della misurazione nella scienza pedagogica , di cui rilevarono vantaggi  e svantaggi , la statistica fu confermata come strumento per il controllo scientifico del rendimento scolastico e la verifica sperimentale dei procedimenti didattici , questo tipo di verifica può essere riferito “a ciò che è materia di istruzione” perché essi affermavano che “l’educazione sfugge alla quantificazione”.
L’orientamento educativo americano impostato su una dimensione scientifica  doveva rappresentare secondo loro una meta cui indirizzare la pedagogia europea con la salvaguardia del primato della dimensione valoriale .
Per quanto riguarda il rapporto che Buyse ebbe con l’ateneo di Bruxelles bisogna sottolineare come questo fu contraddittorio , perché se da una parte l’ateneo costituì il suo contesto di formazione e quindi ne influenzò il pensiero , da l’altra lo allontanò perché egli non ne condivideva l’ideologia liberale e infatti da ciò dipese la scelta dell’Université Catholique de Louvain come contesto professionale .
Il suo ingresso all’Ecole de pédagogie non interruppe la collaborazione con Decroly che avvenne fino al 1927 .
Vi sono diverse interpretazioni sull’interruzione di ogni suo rapporto con l’ateneo di Bruxelles come : l’impegno professionale crescente all’interno dell’Ecole de pédagogie ; la richiesta di assumere un insegnamento a tempo pieno ; la difficoltà di ottenere incarichi accademici prestigiosi a Bruxelles per la presenza di Decroly ; la volontà di fare una scelta di campo definitiva . Si potrebbe anche considerare plausibile l’idea di un dissidio interiore del Buyse per le ideologie dei due contesti formativi , l’uno liberale e tendenzialmente a-religioso l’altro sede prestigiosa della cultura universitaria cattolica , quindi l’interruzione che in seguito avvenne della collaborazione con Decroly può essere considerata un atto di onestà e fedeltà ai principi personalmente accolti .
L’ingresso all’Ecole de Pédagogie segnò l’inizio dell’attività professionale nell’ateneo cattolico e coincidette con la nomina a maitre de conférence ; nel 1926 diventò chargé de cours e nel 1946 conseguì l’ordinariato in pedagogia , presso la Facoltà di lettere e filosofia .
Al suo accesso al mondo universitario non corrispose un abbandono delle attività nella scuola infatti nel 1921 ottenne l’abilitazione per le funzioni di ispettore dell’insegnamento primario ufficiale che svolse fino al 1945 . Oltre a controllare il lavoro scolastico , sostenne e aiutò i maestri sottolineando la necessità di sostituire ai giudizi e ai controlli empirici procedure fondate su misurazioni scientifiche .
Nel 1928 fondò il laboratorio di pedagogia sperimentale , e frequente divenne la sua partecipazione alle associazioni pedagogiche e psicologiche nazionali e internazionali. Il suo prestigio fu riconosciuto nel contesto accademico belga , presiedette due organismi interuniversitari , la Commission Consultive universitarie de pédagogie e il Centre National de psychotecnique scolaire .La fondazione del centro di psicotecnica scolastica costituisce una risposta all’appello di Buyse e Decroly , che di ritorno dagli Stati Uniti avevano auspicato l’organizzazione di centri di ricerca annessi all’istituzione nazionale dell’insegnamento per favorire il dialogo tra educatori e ricercatori .Un’attenzione particolare venne posta alla verifica dei  metodi di indagine ; all’elaborazione di strumenti per la misura del rendimento scolastico ; alla costruzione di scale mentali ; all’adattamento dei programmi alle capacità degli alunni . Invece la Commission Consultive de pédagogie aveva il compito di esprimere un giudizio circa i programmi di studio , i metodi , le tecniche di insegnamento .
Riguardo ai rapporti che egli ebbe con l’Italia va ricordata la sua partecipazione verso la metà degli anni cinquanta ad alcuni incontri organizzati dal gruppo di Scholé e a un convegno a Firenze . Idea centrale era l’azione formativa che muove dall’alunno , divenendo oggetto di verifica . Nel primo convegno di Scholé  nel 1954 oggetto di riflessione del Buyse  piuttosto che la sperimentazione in pedagogia fu la possibilità di una pedagogia cristiana . Secondo lui si poteva pensare non a una pedagogia cristiana bensì a un’educazione cristiana poiché “non si possono ricavare dal Vangelo gli elementi di una pedagogia e di una didattica”. Data questa premessa sviluppò una riflessione sul tema della sperimentazione e indicò con forza la distinzione tra questa e lo sperimentalismo . Mise in risalto l’esigenza di conoscere la realtà educativa concreta in quanto necessaria per migliorare la pratica … “occorre muovere dalla fenomenologia , dalla descrizione dei fatti dalle difficoltà e dalle reazioni degli scolari”.
All’incontro di Scholé del 1955 accanto alla pedagogia tradizionale e a quella attiva egli collocò la pedagogia sperimentale che ricorre alla sperimentazione e si occupa dei problemi connessi con la costruzione dei mezzi . La pedagogia sperimentale prescinde dalla metafisica e ha come compito non la determinazione dei fini trascendentali ma lo studio oggettivo delle problematiche educative .
Il contenuto della disciplina sperimentale venne articolato in tre aree : -la didattica che studia i diversi procedimenti per l’insegnamento e confronta la loro efficacia ;
 -la psicopedagogia che studia le condizioni mentali in cui avviene l’apprendimento ; -la teoria e la tecnica dei test per la misura dell’intelligenza e del rendimento scolastico.
La pedagogia sperimentale studia le problematiche educative e il suo ambito di attuazione è circoscritto alla dimensione scolastica  . Buyse ne descrive i limiti come la possibilità di misurare un solo fattore per volta ; il ricorso meccanico alla statistica; la scarsa preparazione dei ricercatori ; il timore di affrontare questioni educative importanti e propone degli accorgimenti per superarli come la definizione di una terminologia precisa per il vocabolario pedagogico ; l’individuazione delle questioni fondamentali di grande interesse pedagogico ; precisazione delle tecniche d’indagine; l’assunzione della statistica come mezzo e non come fine ; l’affinamento degli strumenti di misura ; lo sviluppo del dialogo tra chi si occupa dell’aspetto filosofico , tecnico e pratico .
Affermò che bisognava sostituire la didattica con l’autodidattica . L’educatore doveva avere una funzione di guida al quale non spettava l’intera gestione del processo educativo .
La pedagogia sperimentale si avvale dell’investigazione scientifica ma la sua autonomia è però parziale perché deve essere in accordo con i presupposti della pedagogia generale .
Il fatto che a Buyse fu attribuito dall’Università di Ginevra una laurea honoris causa in scienze dell’educazione nel settore della ricerca sperimentale portò in quel periodo a riconoscere lo statuto di scienza ad una disciplina che per tradizione era stata posta sotto l’ascendenza della filosofia .
Bisogna inoltre aggiungere che fu dalla collaborazione con Decroly che maturò la consapevolezza della specificità dell’indagine educativa rispetto a quella psicologica .
Dalla Jotejko colse il significato della sperimentazione ma rispetto a quest’ultima auspicò un autonomo ambito di ricerca .
Dal Binet riprese l’ideale della pedagogia scientifica e delle misurazioni nella sfera educativa .
Secondo Gille , Buyse alla sensibilità umana che permette di cogliere la complessità del fatto educativo , unisce il rigore dello spirito scientifico tipico delle scienze naturali , nelle sue attività di ricerca riesce ad evitare così i pericoli dello scientismo , del positivismo , del romanticismo .
La meticolosità nella definizione dei limiti morali della sperimentazione nasce dal timore che il ricorso a metodi scientifici possa sminuire il valore originario dell’essere umano .
La finalità ultima della ricerca pedagogica deve essere l’umanizzazione della persona, assumendo comunque un atteggiamento di apertura alle nuove metodologie scientifiche  .
Le procedure sperimentali sono per lui funzionali al raggiungimento delle mete educative .
 In conclusione , a lui va il merito di aver portato l’attenzione verso la realtà concreta educativa impegnandosi nello trasmettere l’attitudine ad un’azione educativa oggettiva , basata su uno studio che utilizzi strumenti che rilevassero il rendimento scolastico in maniera scientifica così da poter effettuare scelte molto più specifiche , nei programmi che dovevano essere adattati alle capacità degli alunni , rispetto a scelte effettuate solo sul buon senso o sulla sola esperienza dell’educatore .
Il suo impegno sia nel contesto accademico che in quello scolastico permisero una lenta ma incisiva apertura del mondo scolastico di allora verso nuovi scenari educativi orientati ad un cambiamento concreto e efficace .
 
   
 

7/17
Edurete.org Roberto Trinchero