BREVE STORIA DEL GENERE
Tutte le culture hanno elaborato brevi storie con l'intento di impartire un insegnamento morale. Sembra che siano però stati soprattutto gli antichi Greci e poi i Romani a perfezionare questo genere con scopi educativi e morali.
L'inventore della favola è considerato Esopo,
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uno scrittore greco vissuto nel VI secolo a.C.
Della vita di Esopo sono giunte fino a noi poche notizie: sappiamo che era di origine frigia e che visse come schiavo a Samo, divenendo presto una figura leggendaria. Morì a Delfi dove fu ucciso sotto falsa accusa di empietà, per vendetta del popolo di cui aveva denunciato la cupidigia.
La sua raccolta di favole raggiunge il numero di 500 ed è in parte derivante da raccolte più antiche. Fu però Esopo a dare alla favola il suo carattere definitivo: una breve narrazione, in stile semplice e piano, che da una vicenda, i cui protagonisti sono quasi sempre animali (ma anche piante, dei o uomini), trae un insegnamento morale.
Presso i Romani la favola esopica, volgarizzata e accresciuta da Fedro, servì anche ad usi scolastici.
Fedro
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è l'altro grande autore della favola classica, nato in Tracia, una regione della Grecia, e vissuto a Roma tra il 15 a.C. e il 50 d.C.
Ancora bambino, ricevette un'educazione letteraria. Fu poi assegnato alla familia di Augusto, cioè al complesso dei servi dell'imperatore; buon conoscitore della lingua greca ebbe compiti di pedagogo.
Visse nell'età imperiale che va da Tiberio a Claudio (19-45 d.C.) quando, morto Augusto, ci si avviava verso un ordinamento politico sempre più vicino alla monarchia assoluta. In un periodo in cui la libertà di espressione risultava quindi fortemente limitata, Fedro scelse la strada della protesta, piuttosto che quella dell'adulazione del principe e lo strumento della sua opposizione divenne la favola, che permetteva un'espressione dissenziente, ma allusiva attraverso l'uso dell'allegoria.
La denuncia morale nelle sue favole non nasce da motivi personali, ma dall'interesse per la natura dell'uomo; il fine della sua opera è quello di fare riflettere sui costumi e sui comportamenti umani, non di singoli individui. I personaggi delle favole di Fedro sono animali che parlano il linguaggio degli uomini del tempo: rappresentano le tendenze e i difetti degli uomini.
Anche il poeta latino Orazio
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(65 a.C. - 8 a.C.) scrisse alcune favole e le inserì in una delle sue opere principali: Le Satire. Celebre a questo proposito è la favola de Il topo di campagna ed il topo di città.
La tradizione favolistica si mantenne viva per tutto il Medioevo, come è testimoniato da Il romanzo di Renard.
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Anche Leonardo da Vinci (1452-1519),
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il genio del Rinascimento, scrisse favole che hanno per protagonisti animali o elementi della natura.
Tuttavia è soprattutto nella Francia del Seicento che la tradizione favolistica rivive con Jean de La Fontaine
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che, vissuto a Parigi, scrisse un celebre libro di favole in versi ispirate alle favole di Esopo e Fedro, attraverso le quali criticò con arguzia ed ironia i comportamenti dei nobili del suo tempo.
Tra i vari autori dell'Ottocento che hanno scritto favole possiamo ricordare Robert Louis Stevenson (1850-1894)
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e Lev Tolstoj (1828-1910).
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LA FAVOLA AI GIORNI NOSTRI
La popolarità delle favole è rimasta intatta sino ai nostri giorni e tra coloro che si sono esplicitamente rifatti alla tradizione della favola classica possiamo ricordare l'italiano Carlo Alberto Salustri, noto con il nome anagrammato di Trilussa (1871-1950),
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che scrisse favole in versi in dialetto romanesco, e lo statunitense James Thurber (1894-1961).
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