Ecosistemi e Biodiversità di Anna Maria Filippi (hannasfili@libero.it) Riccardo Perrenchio (ricottanta@tiscali.it)

Ecosistemi acquatici

Ecosistemi acquatici quasi il 75% della superficie della terra è coperto di acqua e la maggior parte di questa (il 71%) è salata e forma gli habitat marini e degli oceani della Terra. Altri habitat acquatici sono i laghi, gli stagni, i fiumi/torrenti di acqua dolce, e gli estuari di acqua dolce e acqua salata miste. La chimica dell’acqua influenza gli organismi che vivono negli ecosistemi acquatici. Gli ecosistemi marini sono presenti in tutti gli oceani e mari della Terra: nelle zone intertidali (zona tra il livello dell’alta marea e della bassa marea) e nella zona pelagica, ossia negli oceani aperti. La zona pelagica è suddivisa in tre strati verticali:

- zona epipelagica cioè quella illuminata dalla luce solare;

- zona mesopelagica cioè quella intermedia che è quindi debolmente illuminata;

- zona batipelagica cioè sul fondo, continuamente buia;

- zona bentonica che è il fondo del mare.

Nell’oceano aperto la zona epipelagica, illuminata dalla luce solare, è ricca di grandi popolazioni di fitoplancton. Questo è formato da piccoli batteri e da alghe fotosintetizzanti che vanno alla deriva portate dalle correnti oceaniche e forniscono nutrienti ed energia alle specie animali che vivono nell’oceano aperto. La maggior parte del fitoplancton è consumata dallo zooplancton che è costituito da minuscoli crostacei, larve di invertebrati e pesci che sono tanto piccoli da essere trascinati dalle correnti oceaniche. I pesci più grandi e gli altri animali si alimentano di zooplancton oppure anche di fitoplancton.

La zona mesopelagica non riceve molta luce quindi non vi risiede fitoplancton. Perciò gli abitanti di questa zona compiono migrazioni giornaliere all’insù fino alla zona epipelagica o all’ingiù fino alla zona batipelagica. In questa zona i principali animali predatori sono i grandi pesci, i cetacei e i calamari che si cibano di rifiuti o resti di organismi provenienti dalla zona più illuminata.

La zona bentonica è popolata da batteri eterotrofi e da spazzini che si alimentano di continui detriti organici.

Dal punto di vista della vita gli oceani possono essere suddivisi in:

- zona costiera dove le acque sono poco profonde e calde, le quali contengono il 90% di tutte le specie marine;

- zona oceanica dove le acque sono profonde e meno calde.

Nelle acque costiere , poco profonde, vi è la massima concentrazione di vita marina. Le acque costiere sono generalmente ricche di nutrienti che affluiscono continuamente dalle terre emerse circostanti. Le onde, i venti, le maree mescolano continuamente le acque costiere distribuendo i nutrienti. Gli organismi fotosintetizzanti, disponendo di grandi quantità di luce e nutrienti, si accrescono velocemente fornendo alimento e habitat a molti pesci, molluschi, vermi e mammiferi.

Gli ecosistemi che si trovano nella zona costiera sono:

Le barriere coralline si trovano negli oceani subtropicali e sono formate da miliardi di celenterati coralligeni chiamati polipi e sui quali crescono le alghe. Le barriere costituiscono l’habitat per molti organismi acquatici e proteggono le coste dall’erosione diminuendo la forza d’urto delle onde. E’ molto importante ricordare come gli organismi della barriera corallina producano sostanze chimiche utili per la ricerca contro l’AIDS e contro il cancro. Purtroppo però vi sono molte minacce che la danneggiano. Tra queste ci sono:

1) gli uragani;

2) il comportamento predatorio delle stelle marine;

3) il riscaldamento dell’oceano;

4) erosione del suolo causata dalla deforestazione, dall’edificazione, dall’agricoltura, l’estrazione mineraria;

5) scarsa gestione del suolo lungo le coste che diventano sempre più popolate;

6) inquinamento chimico;

7) esperimenti di armi nucleari;

8) i danni causati dalle ancore;

9) gli sversamenti del petrolio;

10) la raccolta del corallo per esportarlo;

11) danni provocati da chi cammina sulle barriere.

Quando la barriera viene sottoposta di continuo a questi stress perde i propri coralli ed il rischio è molto grande, perché le popolazioni di gran parte degli organismi, che essa sostiene, diminuiranno notevolmente. Ci vorranno così molti secoli per ricostruire le zone di barriera perdute e i grandi coralli distrutti.

Molte barriere coralline sono protette come parchi o riserve ma questo non basta, infatti alcuni biologi stanno cercando di ripopolare le barriere morenti spargendo parti di corallo vivo sulla superficie della barriera stessa. Il rischio è dunque molto alto e se non si agirà verso la tutela di questo patrimonio mondiale, un’altra parte importante della biodiversità della Terra verrà perduta.

Gli estuari si formano dove i fiumi e i torrenti sfociano negli oceani e nei mari, mescolando acqua dolce con acqua salata. Più precisamente sono le aree costiere alle foci dei fiumi, ricchi di acqua dolce, dove il limo fertile della terraferma si va a mescolare con l’acqua del mare.

La vita di un organismo in un estuario dipende dalla sua capacità di tollerare differenti concentrazioni di sale. In ogni punto di un estuario la salinità può variare nel volgere di qualche minuto, da valori molto bassi a valori molto alti, creando un ambiente continuamente variabile per gli organismi che vivono in esso.

Le Paludi costiere sono delle aree ricoperte per tutto o per parte dell’anno da acqua salata e sono privilegiate da uccelli acquatici e altre forme di vita selvatica. In base alle zone della Terra nelle quali si trovano emergono differenti caratteristiche delle paludi. Per esempio nelle zone temperate le paludi sono formate da un miscuglio di lagune, terreni bassi, baie con vegetazione dominata da erbe. Nei climi tropicali caldi diventano sede di mangrovieti.

Purtroppo lo sviluppo urbano e industriale dei litorali ha causato la perdita di circa la metà delle paludi costiere. Nei soli Stati Uniti più del 50% di queste zone sono andate perdute.

Tutti questi ecosistemi sono in grave pericolo a causa delle azioni dell’uomo, infatti le zone costiere sono gli ecosistemi più popolati e maggiormente inquinati. Dal 1900 l’Asia ha perso il 60% delle sue paludi costiere mentre l’Africa ne ha perse quasi il 30%.

Gli habitat di acqua dolce sono formati dai fiumi, dalle paludi e dai laghi.

I laghi si formano in grandi depressioni causate dalla glaciazione, dai movimenti della crosta terrestre o dai terremoti. In questi spazi si formano grandi masse naturali di acqua stagnante.

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