Le strategie didattiche di Davide Antonetti

FASI DELLA PROGETTAZIONE DIDATTICA:selezione e organizzazione esperienze di apprendimento

I processi di apprendimento scolastico sono stati a lungo studiati fin dai tempi dell’antichità, risalenti principalmente a Socrate [I1] [I2] [E1] [S1] [F1] e Platone [I1] [I2] [E1] [S1] [F1]. La loro costruzione dialogica della conoscenza [I1] aveva un importante riflesso nella capacità di pensare e di riflettere. Nelle azioni di apprendimento che vanno promosse da parte degli insegnanti nel contesto scolastico, occorre citare l’influenza di motivazioni intrinseche e la percezione delle proprie competenze. Per quanto riguarda le prime, la motivazione ad apprendere [I1] [I2] [E1] [F1] [S1] nuove conoscenze o competenze è strettamente legata non solo alle conoscenze significative e stabili già fatte proprie, ma anche alla percezione di possedere la capacità di acquisirle. Si ha cioè un intreccio tra quanto si sa e si sa fare e quanto si è motivati ad apprendere e a perfezionare: qui è in gran parte racchiusa la sfida principale all’azione educativa dell’insegnante. Secondo Ausubel, è possibile apprendere anche senza essere motivati: si tratta spesso di quello che viene denominato “apprendimento incidentale”(tipico del fenomeno autistico)[I1] [I2]. Il processo motivazionale, rappresenta un fattore di estrema importanza dell’attività didattica. Una motivazione [I1]degli allievi assente o diretta verso obiettivi contrastanti l’azione di insegnamento sembra essere uno dei maggiori ostacoli all’apprendimento. Inoltre, una causa della mancante acquisizione autonoma dell’apprendimento da parte dei singoli allievi,almeno dal punto di vista dell’alunno stesso, riguarda le molte cose che si debbono imparare. Il senso e il significato di molti apprendimenti non è più oggetto di esperienza viva, diretta, sociale. Invece, per quel che riguarda la percezione delle proprie competenze, Bandura [I1] [E1] [S1] ha particolarmente sviluppato la ricerca relativa alla percezione e al giudizio della propria capacità di raggiungere un buon risultato in compiti specifici: ne è nata la cosiddetta teoria dell’ “autoefficacia”[I1] [I2], al cui interno va principalmente segnalata l’esperienza diretta, che è certamente una delle fonti privilegiate di giudizio. Sempre di Bandura si deve citare la sua teoria sull’ “apprendimento sociale” (1977) [I1] [I2] [E1] [F1] [S1], e in particolare dell’apprendimento tramite l’osservazione circa la riuscita di risultati positivi relativi ad un’altra persona. Tra le implicazioni di ciò, occorre dire che gli studenti apprendono dal comportamento dei loro insegnanti, e che gli altri studenti possano servire da modelli di comportamento desiderato in classe. Anche la persuasione verbale può aiutare in modo notevole a esprimere giudizi di competenza. La percezione della propria competenza influenza notevolmente non solo il comportamento dei soggetti, ma anche i loro pensieri e le loro emozioni.

ATTRIBUZIONI CAUSALI [I1]: quelle che si verificano nel contesto delle azioni di apprendimento (come in quello di insegnamento) sono le spiegazioni che gli alunni, o gli insegnanti, danno dei successi o insuccessi personali o di quelli degli altri. Si tratta cioè del processo interno mediante il quale attribuiamo a una o più cause le ragioni di azioni riuscite o meno. E’ un processo cognitivo basato sia sulla percezione dell’evento, sia sul giudizio che di esso si dà.

DIMENSIONI DELL’APPRENDIMENTO SCOLASTICO: un contenuto di apprendimento che presenta una struttura ricca e articolata è definito da Ausubel come “logicamente significativo”[I1] [I2]. L’ apprendimento consiste quindi nell’incorporazione del contenuto da apprendere nella propria struttura conoscitiva sotto l’influenza dell’insegnante. Ausubel e Robinson [I1] (1969), hanno proposto due fondamentali dimensioni relative ai processi di apprendimento scolastico. La prima riguarda il modo secondo il quale la nuova conoscenza viene incorporata nell’insieme dei concetti già interiorizzati e organizzati dall’allievo. Ai due estremi di questa dimensione stanno un apprendimento meccanico [I1] [I2] (non si ha alcuna trasformazione né dell’apporto conoscitivo esterno né della struttura conoscitiva interna) e uno significativo (il nuovo apprendimento si connette con la struttura conoscitiva precedentemente acquisita). La seconda dimensione concerne l’itinerario attraverso il quale le nuove conoscenze e abilità vengono acquisite. Ai due estremi di questa dimensione stanno l’apprendimento per scoperta [I1] [I2] (processo indipendente la cui conquista della verità di una proposizione avviene per conquista autonoma) e quello per ricezione [I1] [I2] (mancanza di autonomia nella conquista di un concetto). Queste due dimensioni dell’apprendimento non si escludono a vicenda. Si passa infatti per gradi da un apprendimento più significativo a uno che lo è meno, e quindi più meccanico. Si ha cioè una gamma continua intermedia di differenti tipi di apprendimento. Così è per l’apprendimento per scoperta e per ricezione. Sicuramente, il più importante è l’apprendimento significativo [I1] [I2], poiché è quello che comporta spesso una trasformazione attiva e dinamica della struttura conoscitiva [I1], ed è senz’altro necessario per molte attività didattiche che puntano a uno sviluppo di tipo cognitivo da parte degli allievi. Se si crea un problema, anche una comunicazione della soluzione comporta la realizzazione di un apprendimento significativo.

METODO DIDATTICO (DEFINIZIONE): Secondo Ausubel, l’apprendimento significativo mette in reciproca connessione strutture come quella conoscitiva dell’alunno e quella della conoscenza da acquisire. Tutto questo per dire quindi che un metodo didattico [I1] [E1] [F1] [S1] può intendersi come un modo particolare di facilitare quest’organizzazione in maniera che essa risulti produttiva sul piano dell’apprendimento. Il suo ruolo è quindi quello di consentire l’incorporazione del contenuto dell’apprendimento nella struttura conoscitiva dell’alunno. La storia cognitiva degli allievi è il primo e indispensabile fattore da tenere presente nell’elaborazione di un qualsiasi metodo.

PRINCIPI DI METODO: hanno solo il compito di orientare l’insegnante nell’impostare un suo metodo didattico, ricordando che obiettivi, contenuti e metodi sono strettamente collegati tra loro in una reciproca relazione. 1-Principio di significatività [I1]: esso esprime la condizione essenziale perché un apprendimento possa risultare significativo, tale cioè da collegare il nuovo contenuto con gli altri concetti e con le altre capacità già incorporati. 2-Principio di motivazione [I1] [I2] [E1] [F1] [S1]: la motivazione è intesa come uno stato interno che attiva, dirige e sostiene l’azione di costruzione della conoscenza. Di fronte alla presenza di un problema, si crea un conflitto cognitivo [I1]: questa situazione produce una spinta motivazionale verso il suo superamento, attivando una serie di condotte intellettuali e pratiche che mirano a produrre una strutturazione della conoscenza più completa e valida. 3-Principio di direzione: non basta che l’insegnante sappia dove vuole arrivare, occorre che ciò lo sappiano anche gli allievi. Se ci si muove in un contesto di conflitto cognitivo, o anche solo di curiosità o di interesse, occorre procedere a un’analisi e chiarificazione della situazione problematica per individuare l’obiettivo verso cui ci si deve direzionarsi per superarla. 4-Principio di continuità e di ricorsività [I1]: innanzitutto occorre che più volte nel corso del processo didattico si ripresentino gli stessi contenuti, ma ciò contraddice un’impostazione lineare e sequenziale dell’apprendimento. La ripresa di un concetto e di un’abilità si inserisce in un processo attivo che tende a inquadrare il contenuto vecchio in una struttura nuova. Principio strettamente collegato alla continuità poiché non basta ripetere più volte lo stesso argomento oppure esercitarsi in un’abilità sempre allo stesso livello:occorre andare oltre. Bisogna garantire lo sviluppo di capacità e atteggiamenti in due direzioni: estensione e intensità. La ricorsività fa invece riferimento alla storia e alla dinamica dei processi cognitivi e più alla crescita e allo sviluppo della struttura conoscitiva e all’insieme delle condotte e degli atteggiamenti, che non a un’organizzazione logica. 5-Principio di integrazione o di organizzazione interna: si riferisce ai collegamenti orizzontali tra le diverse aree di studio. Ciò che si vuole raggiungere è una struttura della conoscenza unitaria, ma un’integrazione a livello dei contenuti, prodotta prima dell’atto di apprendimento, va contro la natura stessa del concetto di integrazione a livello didattico e educativo. Si cerca di promuovere la crescita della struttura conoscitiva dello studente in due direzioni, dove la prima riguarda la ricchezza e la profondità delle connessioni, mentre la seconda riguarda la stabilità e consapevolezza delle varie conquiste realizzate. 6-Principio di stabilizzazione: un apprendimento reale si ha quando il nuovo contenuto viene incorporato nella struttura conoscitiva in maniera significativa e stabile. La stabilità di un’acquisizione di conoscenza è in gran parte garantita dalla qualità della rete di collegamenti che si è riusciti a fare con altre conoscenze già fatte proprie. Questo insieme di legami viene realizzato tramite due processi cognitivi di fondamentale importanza come l’elaborazione (riguarda il collegare la nuova conoscenza) e l’organizzazione (implica il collegare in strutture ben formate un insieme di conoscenze in modo da costituire un’unità di ordine superiore). 7-Principio di trasferibilità linguistica e di applicabilità: il processo di codificazione linguistica è essenziale non solo allo sviluppo linguistico del soggetto, ma anche allo sviluppo e integrazione dei vari concetti [I1] [E1] [S1]. Quest’ultimi sono tanto più fortemente integrati nella struttura cognitiva dell’alunno, quanto più egli sarà in grado di passare da un modo di rappresentazione a un altro. Più riesce ciò, più la conoscenza è dominata in maniera flessibile, ricca e operativa. Anche durante il “transfer” [I1] [I2] dell’apprendimento, cioè l’utilizzazione della conoscenza appresa in un contesto specifico a un altro contesto, si attivano processi assai complessi.

GAGNE’-BRIGGS [E1]: metodo di sviluppo delle lezioni riferito ai principi appena elencati, che fa derivare le fasi dell’azione didattica degli insegnanti dai processi di acquisizione delle conoscenze. Lo scopo è assicurare un legame tra ciò che fa l’insegnante e ciò che avviene all’interno del soggetto che apprende, in modo da assicurare un ritmo e una sequenza didattica coerente con lo sviluppo dell’apprendimento. Tra le fasi più importanti occorre citare lo stimolo del ricordo, la presentazione dei contenuti da apprendere, il comunicare gli obiettivi didattici e il fare da guida all’apprendimento.

MASTERY LEARNING (APPRENDIMENTO PER PADRONANZA)[I1] [I2] [E1] [S1]: in questo metodo,sul piano dell’organizzazione sequenziale dei processi di apprendimento, entra in gioco in maniera decisiva il processo valutativo sia per valutare le condizioni di entrata nelle varie unità didattiche [I1], sia per verificare la raggiunta padronanza dei contenuti chiave al loro termine.

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Edurete.org Roberto Trinchero