Le strategie didattiche di Davide Antonetti

Mastery Learning

MASTERY LEARNING [I1] [I2] [E1] [F1] [S1].

Strategia didattica definita anche come “APPRENDIMENTO PER PADRONANZA”[I1] che si sta affermando tra le più accreditate e adeguate nel campo dell’insegnamento individualizzato, sia sul piano psicologico (è costruita nel rispetto delle capacità e dei ritmi individuali di ciascun allievo), sia sul piano pedagogico (per l’eccellenza delle prestazioni cognitive che è in grado di conseguire). Il ML aspira a realizzare una situazione di insegnamento/apprendimento ideale, ottimale, razionale, tale da poter porre tutti gli allievi nelle condizioni di poter padroneggiare quelle conoscenze e competenze culturali “minime”, obiettivo dei processi di istruzione. Il ML si propone in generale quindi di porre tutti gli allievi (o quasi) nelle condizioni di conseguire, per ciascun tratto del percorso didattico, la piena padronanza degli obiettivi di apprendimento. Un simile salto di qualità nei risultati della formazione può ottenersi, sempre secondo la teoria del ML, se le attività sono accuratamente programmate in segmenti (ISTRUZIONE PROGRAMMATA)[I1] [E1] [F1] [S1], e se si predispongono percorsi individualizzati per sostenere in modo specifico e tempestivo gli allievi in difficoltà. Inoltre, c’è da dire ancora che il ML parte dal presupposto che non vi sia necessaria corrispondenza tra livelli attitudinali e livelli dell’apprendimento scolastico. Rivede quindi la stessa interpretazione dell’attitudine, definendola empiricamente come una misura dei tempi di apprendimento. Enuncia infine un traguardo che appare del tutto innaturale, e cioè il raggiungimento da parte della quasi totalità degli allievi del livello delle abilità che distingue solitamente solo il risultato del terzo migliore degli allievi stessi. Sicuramente come già detto, uno dei concetti correlati al ML è quello dell’ “ISTRUZIONE PROGRAMMATA”[I1] [I2]. Essa è basata sull’interazione autoregolativa con specifici materiali didattici, chiamati programmi o sequenze programmate (tecnologia dell’insegnamento)[I1]. Lo scopo di questa tecnologia è quello di assicurare livelli ottimali di apprendimento a tutti gli allievi. Per l’IP ne consegue che si deve lasciare che ogni discente lavori da solo, che gli si offra da subito dopo ogni unità-lezione l’esperienza del successo, e, come teorizzato da Skinner [I1] [I2], anche la possibilità di risolvere il comportamento richiesto, al fine che l’allievo eviti risposte sbagliate. Ciò è indispensabile, se si vuole intendere l’apprendimento come un processo in lenta progressione, ma comunque continua, attraverso il quale si imprimono i modelli di comportamento. Il discente non deve mai avere la possibilità di rispondere ad un determinato stimolo con più di una reazione. In ambito storico, gli studi e le sperimentazioni che hanno creato le premesse per la nascita dell’IP hanno avuto inizio, intorno agli anni Venti, in Ohio negli Stati Uniti, grazie a Thorndike [I1], il quale aveva accennato alla possibilità di realizzare un dispositivo di autodistruzione, teorizzando la preparazione di un tipo manuale che può ricordare quelli programmati. Esempio pratico di ML:[I1]

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Edurete.org Roberto Trinchero