Comeaux
(1995) scoprì come in corsi interattivi attraverso la televisione, la
consapevolezza della tecnologia (es. microfoni e telecamere) impediva
l’interazione. Invece Ross (1996) scoprì che i corsisti meno abituati a
comunicare attraverso il computer, erano quelli più attenti agli aspetti
tecnologici che ai contenuti della comunicazione. È frequente, nei corsi di
formazione a distanza, il verificarsi di questo rischio: infatti il senso di
inadeguatezza verso il medium può spingere il corsista a concentrare tutte le
sue energie e tempo per risolvere problemi tecnici o per sperimentare nuovi
programmi o particolari funzioni da poco scoperte. Per questo, se i corsisti
dovranno lavorare con un certo strumento tecnologico, si potrebbe fornire loro
il software con le istruzioni per l’uso ed alcuni semplici esercizi che saranno
controllati da docenti o tutor prima che il corso inizi. In tal modo, quando si
inizierà il corso, si darà per scontato che (dal punto di vista tecnologico)
tutti partiranno dallo stesso livello e ci si potrà concentrare maggiormente sui
contenuti.
Secondo
Levin, Kim e Riel perché una comunità di rete abbia successo occorre seguire
almeno quattro di questi cinque criteri:
A
causa di ostacoli spaziali e temporali, i membri non dovrebbero avere la
possibilità di incontrarsi in presenza ma solo la possibilità di lavorare
on-line e condividere un compito.
Il
compito su cui il gruppo lavora, dovrebbe essere chiaramente
definito.
L’accesso
alla tecnologia dovrebbe essere facile per i membri ed essi dovrebbero possedere
le capacità per usarla.
Dovrebbe
esistere un senso di responsabilità verso il compito assegnato e nei confronti
del processo di lavoro di gruppo.
Dovrebbe
esserci una buona leadership, coordinazione e valutazione delle attività
completate.
Circa
il primo criterio, si potrebbe obiettare che le possibilità di incontrarsi in
presenza non deve essere vista come un elemento critico, in quanto in molti casi
può rafforzare i rapporti e facilitare il lavoro risolvendo in breve tempo
questioni per cui (attraverso il solo scambio in rete) ci sarebbero volute
moltissime e-mail. Infatti, anche in corsi di formazione on-line puri sono
previsti (di solito) almeno un incontro in presenza all’inizio e ed uno alla
fine. Il primo permette ai membri di conoscersi, di socializzare tra loro e di
definire alcuni elementi del corso attraverso forme di negoziazione. L’incontro
finale aiuta a fare un bilancio complessivo del corso, ascoltando la voce dei
corsisti. Inoltre, può essere utile organizzare anche un incontro a metà corso
(qualora se ne intraveda la necessità) o sfruttare strumenti come questionari e
report periodici, per monitorare l’andamento del corso e per correggere
eventuali errori di percorso.
Per
concludere, secondo Trentin (1996) la frequenza dell’interazione fra i
partecipanti varia al variare della strategia
collaborativa adottata. Infatti, si è notato che la frequenza
dell’interazione aumenta con la strategia della reciprocità, mentre è più scarsa
attuando quella parallela. In quest’ultima, i membri hanno una maggiore
autonomia e l’interazione si ha soprattutto quando si tratta di integrare i
semilavori di ciascuno. Nella strategia sequenziale, l’interazione aumenta
perché cresce il bisogno di chiarimenti sul lavoro fatto dai precedenti
colleghi, mentre si raggiunge un più alto livello di interazione là dove si
esige un notevole grado di sincronismo e di dibattito tra i partecipanti cioè
nelle strategie di reciprocità.