Somma di forze parallele
I casi esaminati sinora però non contemplano il
caso in cui le forze agenti sul corpo siano almeno due e parallele.
Infatti la condizione di equilibrio, quando le forze agenti sono
parallele, si ottiene :
applicando una forza equilibrante che sia uguale ma opposta alla
risultante delle forze agenti (è l’equilibrio
rispetto alla traslazione) applicando un momento uguale ma opposto a
quello esercitato dalle forze agenti (è
l’equilibrio rispetto alla rotazione).
Quindi è indispensabile essere in grado di calcolare la
risultante delle forze agenti, per sapere dove e quale forza
equilibrante applicare.
Per scoprire come sommare forze parallele, si può prendere
una gruccia di fil di ferro (in modo che la massa della gruccia si
possa considerare trascurabile), con l’estremità
inferiore rivestita di carta. Si appende per il suo gancio e si segna
sulla carta il punto dove la verticale condotta dal punto di
sospensione O a terra incontra l’estremità
inferiore. In queste condizioni la gruccia è in equilibrio,
perché la forza peso, che pensiamo applicata nel
punto individuato in questo modo, è esattamente equilibrata
dalla reazione vincolare applicata al gancio nel
punto di sospensione, ossia il sistema è in equilibrio
traslazionale poiché la loro risultante è nulla.
Analogamente possiamo dire che, poiché il momento
di rispetto a O è nullo (dato che il
braccio è nullo), il sistema è in equilibrio
rotazionale.
In simboli:
P + V = 0
M (di P rispetto a O) = 0.
Poi indichiamo sulla carta, a partire da questo punto centrale, una
scala graduata in cm. Appendiamo alle estremità dei pesi:
per ristabilire l’equilibrio, se applico la forza peso
relativa alla massa m1 ad
un’estremità (A), devo
applicare la forza peso della massa m2 = m1
all’altra
estremità (B).
Questo risulta evidente, ma perché bisogna far
così?
Cerchiamo di interpretarlo alla luce di forze, momenti e vincoli. La
reazione vincolare in O impedisce alla gruccia di precipitare a terra
(è quello che chiamiamo equilibrio traslazionale), ma,
quando appendiamo la massa m1, in A viene esercitata una forza (peso)
diretta lungo la verticale e il cui verso punta verso il suolo: come
risultato la gruccia ruota attorno al punto vincolato (O). La forza
peso esercitata sulla massa m2 ripristina l’equilibrio
rispetto alla rotazione della gruccia attorno ad O. Per interpretarlo
bisogna in realtà far ricorso al concetto di momento di una
forza rispetto ad un polo O.
Schema della gruccia in
equilibrio con m1=m2
Abbiamo indicato con b il braccio della forza peso della massa m1
e
della massa m2. Poiché il momento di
una forza è
definito come il prodotto del braccio per la forza (M=b*F), essendo
uguali braccio e forza sia su A sia su B, i due momenti sono uguali (MA
= MB), e quindi si ottiene l’equilibrio rispetto alla
rotazione. Inoltre, se pensiamo che faccia
equilibrio alla risultante delle due forze peso (P = P1 + P2), la risultante delle forze peso,
parallele ed uguali in verso e modulo, risulta applicata in
O’, cioè equidistante da A e da B (equilibrio
rispetto alla traslazione verticale). Quindi abbiamo già
ottenuto che la risultante della somma vettoriale di due forze
parallele, di uguale modulo e verso, si trova sulla retta equidistante
dalle due rette d’azione delle forze che stiamo sommando, e
ha lo stesso verso delle forze in questione e modulo pari al doppio del
modulo delle medesime forze (si può facilmente verificare
grazie a un dinamometro che svolge il ruolo di V).
Si può continuare l’attività
considerando forze con versi concordi, ma variando uno dei due moduli.
Che cosa accade?
Schema della gruccia non in
equilibrio con m1>m2
Evidentemente la gruccia non è più orizzontale,
perché ‘pende’
dall’estremità dove è applicata la
forza peso maggiore.
Dal punto di vista dei momenti:
M1 = b1*P1
M2 = b2*P2
Nel momento in cui il sistema ha ripristinato l’equilibrio,
si ha M1 = M2; per fare
ciò, il sistema ha dovuto effettuare
una rotazione (in senso antiorario, in questo caso) attorno al suo
punto vincolato.
Dal punto di vista della risultante P e della reazione vincolare V,
possiamo condurre il discorso in questi termini:
durante la rotazione il momento della risultante P rispetto al polo O
è non nullo, poiché la risultante P e la reazione
vincolare V (applicata in O) non giacciono sulla stessa retta, ma su
due rette parallele distanti b (braccio della coppia o braccio di P
rispetto ad O). Per avere l’equilibrio bisogna far
sì che la risultante P giaccia sulla stessa retta della
reazione vincolare V (in questo modo b=0 e il momento rotazionale
diventa nullo).
Per fare questo si può lavorare in due modi:
1. attendere che il sistema ruoti a sufficienza e sovrapponga
le due rette d’azione;
2. spostare il punto in cui applichiamo la forza peso P1
verso O’ (cioè verso la retta d’azione
di V) di un tratto proprio pari a b: in questo caso si ripristina anche
la posizione orizzontale della gruccia.
Figura che rappresenta
l’equilibrio della gruccia con retta d’azione di P
sovrapposta a quella di V
senza spostare P1 (a sinistra) e spostando P1 (a destra).
Quindi la risultante della somma di due forze parallele, di uguale
verso ma modulo differente, giace su una retta parallela alle altre
due, compresa fra di queste e spostata verso la forza di modulo
maggiore.
Come possiamo calcolare questo braccio b o, al limite, le
distanze tra la retta d’azione della risultante e le rette
delle due
forze peso applicate?
Possiamo effettuare qualche misurazione col
nostro apparato, per cercare di ricavare tale legge.
Nell’esperienza
che effettuiamo trascureremo la massa della gruccia in quanto molto
minore delle masse applicate.
Predisponiamo una tabella di questo tipo:
Massa 1 (g)
|
Peso 1 (N)
|
Braccio 1 (cm)
|
Massa 2 (g)
|
Peso 2 (N)
|
Braccio 2 (cm)
|
P1/P2
|
b2/b1
|
139
|
1,36
|
3,5
|
26
|
0,25
|
20
|
5,35
|
5,71
|
139
|
1,36
|
11,5
|
76
|
0,74
|
20
|
1,83
|
1,74
|
76
|
0,74
|
5
|
26
|
0,25
|
15
|
2,92
|
3,00
|
…
|
|
|
…
|
|
|
|
|
Qui sono stati riportati i dati di alcune letture effettuate in
corrispondenza dei valori delle masse appese, dalle quali è
facile ricavare le forze peso applicate, e dei relativi bracci
all’equilibrio in posizione orizzontale.
Vediamo così che il rapporto della forza peso P1
e della
forza peso P2 è pressappoco uguale
all’inverso del
rapporto dei loro bracci.
Infatti, per avere equilibrio,
M1 = M2,
cioè b1*P1
= b2*P2.
Ma questo può essere scritto anche così:
P1/P2 = b2/b1,
cioè la distanza di due forze (parallele ed equiverse) dalla
loro risultante è inversamente proporzionale
all’intensità delle forze (questa
attività è presentata nella seguente applet java [FR]).
Questa che abbiamo ricavato in realtà è la legge
con cui lavora la leva, ed era già nota ad
Archimede [ENG];
[ES]
[IT]
;
[FR]
Un ulteriore passo in avanti deve essere compiuto per stabilire come
sommare forze parallele ma di verso opposto. Anche in questo caso, con
un apparato tipo quello riportato nella figura sottostante, si
può giungere alla conclusione che la risultante R di due
forze parallele ma di verso contrario è una forza parallela
alle due forze in questione, il cui modulo è pari alla
differenza fra i moduli delle due forze, verso concorde con la forza di
modulo maggiore e posizionata all’esterno delle due forze,
dalla parte di quella di modulo maggiore.
Forze
parallele con
verso opposto
Un caso notevole di forze parallele ed opposte è quello in
cui le forze hanno la stessa intensità. Si parla in questo
caso infatti di coppia di forze [FR]; la distanza b fra le rette
d’azione è detto braccio della coppia e il momento
della coppia è semplicemente M = b*F. Quello che
è importante notare è che una coppia di forze
dà luogo solo a rotazione, non a traslazione,
perché la sua risultante è nulla (F = F1
- F2,
ma F1 = F2).
Coppia
di forze
21/39
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