Classificazione e movimenti delle articolazioni
Una articolazione è data dall’incontro di due o più capi ossei.[I1]
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Una articolazione non sempre è mobile. Alcune articolazioni hanno movimenti limitati, altre sono fisse. La struttura di una articolazione dipende dal movimento di cui essa è responsabile. Una articolazione fibrosa ha meno possibilità di muoversi rispetto ad una che contiene liquido ed ha una superficie articolare liscia.
Le articolazioni si verificano tra due ossa adiacenti o tra aree di ossificazione ed il movimento è molto importante nel determinare il tipo di articolazione che si sviluppa.
Se il movimento è limitato anche in una articolazione molto mobile, l’articolazione può trasformarsi in una giunzione fissa.
Classificazione
Il nome delle articolazioni [E1]
deriva solitamente dal nome delle ossa che le compongono. Le articolazioni più grandi hanno nomi appartenenti al linguaggio comune ( gomito, spalla, ginocchio) piuttosto che scientifico. Le articolazioni vengono classificate in due modi. Se raggruppate in rapporto al tipo di tessuto connettivo maggiormente rappresentato, indipendentemente dalla presenza di una capsula contenente liquido sinoviale, vengono classificate in fibrose, cartilaginee e sinoviali.
Un secondo tipo di classificazione si basa sul grado di mobilità delle articolazioni. Si parlerà quindi di sinartrosi (articolazione immobile), anfiartrosi (articolazione semimobile) e diartrosi (articolazione mobile).
Fibrose
Le articolazioni fibrose o sinartrosi, sono costituite da due ossa unite da tessuto fibroso, non hanno cavità articolare e presentano limitato o nessun movimento. Le articolazioni di questo gruppo sono poi classificate come suture, sindesmosi e gonfosi.
Cartilaginee
Le articolazioni cartilaginee, o anfiartrosi, uniscono due ossa tramite la cartilagine ialina o la fibrocartilagine. Sono classificate come sincondrosi e sinfisi.
Sinoviali
Le articolazioni sinoviali o diartrosi, che contengono liquido sinoviale, permettono ampi movimenti. Queste articolazioni sono anatomicamente più complesse rispetto a quelle fibrose e cartilaginee. La maggior parte delle articolazioni che connettono le ossa degli arti sono di tipo sinoviale, permettendo maggiore mobilità in rapporto allo scheletro assile. La superficie articolare delle ossa all’interno dell’articolazione sinoviale è ricoperta da un sottile strato di cartilagine ialina detta cartilagine articolare, che forma una superficie liscia nel punto di incontro delle ossa.
Si associano inoltre dischi articolari fibrocartilaginei nel caso dell’articolazione del ginocchio. I dischi articolari fungono da cuscinetto e da sostegno all’articolazione e possono aumentare la profondità del cavo articolare.
L’articolazione è circondata da una capsula articolare, che aiuta a mantenere unite le ossa ed allo stesso tempo permette il movimento. La capsula articolare è formata da due strati: una capsula fibrosa più esterna ed una membrana sinoviale più interna. La capsula fibrosa si continua con lo strato fibroso del periostio che ricopre le ossa in rapporto articolare. Inoltre, possono essere presenti all’esterno della capsula fibrosa legamenti e tendini, che contribuiscono a rendere più robusta l’articolazione.
La membrana sinoviale circonda completamente l’articolazione eccetto che a livello della cartilagine articolare. E’ formata di un insieme di cellule connettivali modificate, inframmezzate a parti della capsula fibrosa o separate da essa da uno strato di tessuto interstiziale o adiposo. La membrana produce liquido sinoviale, che è formato da siero (fluido ematico) filtrato e da secrezioni delle cellule sinoviali.
Il liquido sinoviale è un misto di polisaccaridi, proteine, grassi e cellule. Il fluido sinoviale costituisce un sottile film lubrificante che ricopre le superfici articolari.
In certe articolazioni sinoviali la membrana sinoviale può estendersi per un breve tratto oltre la cavità articolare, formando una tasca, detta borsa. La borsa contiene liquido sinoviale e rappresenta un cuscinetto tra due strutture che altrimenti scorrerebbero l’una sull’altra con attrito.
Alcune borse non si associano alle articolazioni, come quelle tra la cute e le prominenze ossee al di sotto di essa, dove l’attrito potrebbe danneggiare i tessuti. Altre borse si estendono lungo il tendine formando una guaina tendinea. La borsite rappresenta l’infiammazione di una borsa e può arrecare notevole dolore attorno all’articolazione ed inibire i movimenti.
Alla periferia della cartilagine articolare i vasi sanguigni provvedono alla vascolarizzazione cartilaginea, tuttavia i vasi sanguigni non penetrano nella cartilagine o nella cavità articolare. Ulteriori sostanze nutritive arrivano alla cartilagine articolare dal sottostante osso spugnoso e dal fluido sinoviale che la ricopre. Nervi sensitivi innervano la capsula fibrosa e, in misura minore, la membrana sinoviale. Essi non solo danno informazioni all’encefalo sul dolore articolare, ma forniscono anche indicazioni sulla postura articolare e sulla ampiezza del movimento. La cartilagine e la cavità articolare non sono innervate.
Le articolazioni sinoviali vengono classificate in rapporto alla forma delle superfici articolari adiacenti. I movimenti di una articolazione sinoviale possono essere monoassiali (quando si verificano in una sola direzione o in un unico piano), biassiali (quando si verificano in due direzioni o piani) o multiassiali (quando si verificano in più direzioni).
1. Piane: sono costituite da due superfici piatte opposte, approssimativamente di uguale misura. Sono articolazioni multiassiali nelle quali sono possibili anche piccole rotazioni limitate da legamenti e ossa adiacenti.
Esempio: articolazioni tra i processi articolari delle vertebre.
2. a Sella: sono costituite da due superfici articolari a forma di sella orientate ad angolo retto l’una rispetto all’altra, cosi che le superfici complementari si articolano fra loro. Sono articolazioni biassiali.
Esempio: articolazione carpometacarpale del pollice.
3. a Ginglimo: constano di un cilindro convesso presente su un osso che si adatta ad una corrispondente concavità di un altro osso. Sono articolazioni monoassiali.
Esempio: gomito e ginocchio.
4. Spirali: sono monoassiali, limitando il movimento alla rotazione attorno ad un singolo asse. Consta di un processo osseo più o meno cilindrico che ruota all’interno di un anello composto da osso e da un legamento.
Esempio: articolazione fra atlante e epistrofeo.
5. Enartrosi: sono formate da una testa a forma di sfera all’estremità di un osso e da una cavità in quello adiacente nella quale si adatta parte della testa. Sono articolazioni multiassiali, permettendo una vasta gamma di movimenti in quasi tutte le direzioni.
Esempio: spalla e anca.
6. Condiloidee: sono enartrosi modificate, con superfici articolari di forma ellissoidale. Sono articolazioni biasciali con limitata rotazione. Esempio: articolazione atlantoccipitale.
Movimenti delle articolazioni
I tipi di movimenti permessi [E7]
da una articolazione dipendono dalla sua struttura. Alcune articolazioni si limitano ad un solo tipo di movimento; altre possono invece muoversi in più direzioni. Salvo in alcuni casi, il movimento è meglio descritto in relazione alla posizione anatomica: movimenti che allontanano dalla posizione anatomica e movimenti che riconducono alla posizione anatomica. Molti movimenti sono accompagnati da movimenti satelliti nella direzione opposta.
Movimenti angolari: I movimenti angolari si verificano quando una parte di una struttura lineare, come il corpo nella sua interezza o un arto, viene piegato verso un altro segmento della struttura stessa cambiando così l’angolo tra le due parti. I movimenti angolari sono anche quelli che si compiono tra l’arto e il corpo con una conseguente variazione dell’angolo di incontro. I tipi più comuni di movimento angolare sono la flessione, l’estensione, l’abduzione e l’adduzione.
1. Flessione e Estensione: flessione vuol dire piegare (determinante una riduzione dell’angolo), mentre estensione significa distendere (determinante un aumento dell’angolo); l’articolazione a ginglimo ne è un esempio (gomito e ginocchio). La flessione causa un piegamento del gomito o del ginocchio; l’estensione li riporta nella posizione iniziale. In condizioni normali il gomito e il ginocchio non possono essere estesi oltre la normale posizione anatomica (l’estensione oltre l’escursione massima di una articolazione è detta iperestensione).
Tuttavia, il concetto di flessione come piegamento e di estensione come raddrizzamento può venir confuso quando applicato ad articolazioni che hanno una gamma di movimenti più vasta di quelli del gomito e del ginocchio. Per esempio, la testa dell’omero è la parte prossimale dell’osso connessa con il corpo tramite l’articolazione della spalla. Quest’ultima permette al braccio di muoversi in avanti (lontano dalla posizione anatomica), indietro verso la posizione anatomica e poi ancora posteriormente (lontano dalla posizione anatomica).
Non è chiaro in questo movimento quando l’articolazione è “flessa” o “estesa”, in quanto la variazione angolare è la stessa sia in flessione che in estensione. Lo stesso dubbio si pone nel caso del collo, del tronco, dell’anca e del polso. E’ quindi meglio adottare i termini letterali di estensione e flessione considerando il corpo diviso in un settore anteriore ed uno posteriore da un piano immaginario (detto coronale). La flessione muove un segmento, come ad esempio l’arto superiore in uno spazio anteriore al piano coronale, mentre l’estensione in uno posteriore. La flessione può anche far ritornare un segmento esteso nella posizione anatomica e viceversa. Per esempio, il movimento in avanti dell’arto superiore per afferrare una maniglia determina una flessione dello stesso. Muovendo l’arto posteriormente, come per infilarlo in una manica del cappotto, si determina una estensione dello stesso. Fa eccezione la flessione del ginocchio che sposta la gamba posteriormente. L’estensione fa ritornare la gamba in posizione anatomica.
L’iperestensione è l’estensione anomala e forzata di una articolazione al di là della sua normale possibilità di movimento. Per esempio, quando si cade si cerca di attutire il colpo con le mani. In questo modo il polso “si iperestende” distorcendosi o addirittura fratturandosi. Si intende quindi per iperestensione un movimento forzato posteriormente al piano coronale. Quindi per intendere il movimento di estensione che fisiologicamente va oltre il coronale è meglio non usare il prefisso “iper”, che sta a significare al di là del normale. Per il piede è preferibile parlare di flessione plantare per intendere la posizione delle dita come quando si è il punta di piedi e di dorsiflessione quando si cammina sui talloni.
2. Abduzione e Adduzione: l’abduzione (allontanare) è un movimento che allontana dalla linea mediana; l’adduzione (avvicinare) è un movimento che avvicina alla linea mediana. L’abduzione consiste nel muovere gli arti inferiori allontanandoli dalla linea mediana del corpo, mentre l’adduzione consiste nel riportarli nella posizione iniziale. L’abduzione del polso allontana la mano dall’asse mediale del corpo, mentre l’adduzione fa ritornare la mano verso l’asse mediale.
Movimenti circolari: i movimenti circolari comprendono la rotazione di un segmento attorno a un asse o un movimento ad arco del segmento.
1. Rotazione: è il movimento di un segmento attorno al proprio asse maggiore (per esempio rotazione del capo, dell’omero o dell’intero corpo). La rotazione mediale dell’omero ad avambraccio flesso porta la mano davanti al corpo. La rotazione dell’omero che allontani la mano dal corpo è una rotazione laterale.
2. Pronazione e supinazione: si riferiscono solo alla rotazione dell’avambraccio. Prono vuol dire giacere a faccia in giù; supino vuol dire giacere a faccia in su. La pronazione è la rotazione del palmo in modo tale che guardi posteriormente (in relazione alla posizione anatomica; in basso se viene flesso il gomito); la supinazione è la rotazione del palmo in modo che guardi anteriormente (in alto se viene flesso il gomito). Nella pronazione, il radio e l’ulna si incrociano; nella supinazione ritornano in posizione parallela.
3. Circonduzione: è una combinazione tra flessione, estensione, abduzione e adduzione. Avviene nelle articolazioni molto mobili come, ad esempio, quella della spalla. Nella circonduzione il braccio si muove descrivendo un cono con il vertice in corrispondenza dell’articolazione della spalla.
Segnaliamo inoltre movimenti particolari che sono utili per i protocolli di riabilitazione seguenti.
• Elevazione e abbassamento: il primo è il movimento verso l’alto, il secondo verso il basso. La scapola ne è un esempio. Sollevare le spalle è un esempio di elevazione della scapola.
• Inversione e eversione: sono movimenti propri della caviglia. L’inversione consiste nella rotazione della caviglia in modo tale che la superficie plantare del piede guardi medialmente (verso il piede opposto). L’eversione consiste nella rotazione della caviglia in modo tale che la superficie plantare guardi lateralmente. L’inversione del piede è talvolta chiamata supinazione, l’eversione pronazione.
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