Conclusioni
è stato dimostrato che l’elaborazione e la messa in pratica di attività ludiche permette l’assimilazione di informazioni e conoscenze che potranno, col tempo, divenire vere e proprie competenze specifiche e non.
Si tratta di proporre attività pratiche, giochi attentamente articolati dagli educatori/insegnanti, in grado di coinvolgere attivamente il bambino durante il proprio sviluppo cognitivo.
Tali attività prospettano un apprendimento significativo, che individui e produca delle conoscenze utili non solo a livello scolastico ma anche per quanto riguarda gli aspetti della quotidianità, legate quindi alla percezione e all’interpretazione della realtà che ci circonda.
Ciò è reso possibile nel momento in cui l’esperienza vissuta dai bambini, viene considerata la fonte dell’apprendimento, ovvero un momento caratterizzato dalla conoscenza personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso o la pratica di una determinata sfera della realtà.
Ciò che J. Dewey chiama “learning by doing”, concetto che non si identifica con il semplice esperire la realtà, ma piuttosto con l’interagire con essa e il pensare attraverso il “fare esperienza”.
In tale prospettiva è d’obbligo essere muniti di intenzionalità didattico-educativa, volta all’elaborazione di giochi che sappiano far esprimere e sviluppare le capacità che ogni individuo possiede, (di carattere motorio, cognitivo, creativo, relazionale ecc.).
Assumono così importanza i concetti di progettazione e di progettualità.
Entrambe i termini vengono spesso impiegati indifferentemente, ma è opportuno chiarire i rispettivi significati e la reciproca interdipendenza in stretta relazione alla nozione di progetto da cui derivano.
La progettazione è una serie logica e precisa di atti con i quali si dà ordine e sistematicità allo svolgersi del processo educativo e in base al quale si definiscono i ruoli degli attori, quello del contesto e dell’ambiente culturale.
Per quanto riguarda la progettualità, essa è un momento di sintesi tra idealità e realtà, tra soggettività ed oggettività, tra singolarità e pluralità; è una visione che concretizza un’idea, che rende possibile ciò che è necessario. Essa si manifesta come strategia, risorsa e potenzialità da promuovere nel soggetto in-formazione. Dal punto di vista educativo, si traduce nella ricerca e messa a punto delle strategie volte allo studio di un significato da attribuire a se stessi e al proprio agire nel mondo.
Dunque, per quanto concerne la progettualità, è importante che la scelta delle tecniche di apprendimento di carattere ludico derivi da tre importanti fattori: trovare strumenti ludici utili a sviluppare la capacità collaborativa e le abilità relazionali; individuare delle tecniche che abbiano in sé sia la capacità di rendere piacevole e divertente ciò che si realizza in gruppo o in classe, sia la capacità di renderlo efficace dal punto di vista formativo; focalizzare l’attenzione su quelle tecniche che consentono, sia al “formando” sia al formatore, di guardare in modo diverso se stessi, gli altri e la realtà.
È una progettazione dell’azione ludico educativa basata su esperienze che coinvalgono direttamente il bambino, che stimolino il suo ragionamento, che lo pongano in situazioni di problem solving, all’interno di un contesto fondato sulla cooperazione ed iterazione tra individui.
Ciò è stato ben rappresentato nell’elaborazione dei giochi di costruzione e di movimento e nelle tabelle esplicative, le quali illustrano come ogni attività da noi svolta può determinare l’acquisizione di conoscenze, soprattutto se le attività stesse sono frutto di uno studio e della pianificazione di obiettivi d’apprendimento ben precisi, legati al livello cognitivo e scolare raggiunto dal bambino.
Un autore come Froebel sostiene che l’attività e il fare precedono sempre il pensiero, la riflessione e l’interpretazione, in quanto il bambino riesce a comprendere appieno “ciò che fa”, dando forma ai suoi pensieri interagendo con la realtà. In questo quadro, il gioco rappresenta la propria “vitalità”, la propria individualità, la possibilità di ognuno di essere attivamente partecipi del proprio sviluppo e crescita psicologica, motoria e soprattutto cognitiva.
Nella declinazione metodologica e didattica, il gioco assume una versione “espressiva” e “cognitiva”: dal punto di vista espressivo, esso rappresenta uno strumento di liberazione della fantasia e dell’immaginazione, che tende ad irrobustire e nutrire la dimensione creativa; dal punto di vista cognitivo, il gioco diventa strumento di socializzazione e conoscenza che contribuisce a maturare la dimensione intellettuale del bambino. È un gioco che comprende attività libere, ma anche, e soprattutto, attività che necessitano di essere supervisionate, guidate e sostenute da educatori/insegnanti, che sappiano valutare le competenze individuali degli alunni, in modo tale da proporre giochi adeguati al loro livello cognitivo, così che tutti possano trarne vantaggio, sviluppando o potenziando capacità.
Il gioco cognitivo è così definibile come attività ludiche che esaltano le esperienze sensori-motorie, linguistiche e logico-matematiche: attività che rispettivamente valorizzano pienamente tutti i moduli espressivi del corpo (attraverso la manipolazione, l’ascolto e movimenti tesi al prendere); stimolano nel fanciullo sia la verbalizzazione spontanea sia la verbalizzazione guidata, finalizzata all’esercizio delle strutture linguistiche già acquisite; impegnano il bambino, in particolare, nella manipolazione degli oggetti, nella comunicazione, poiché il gioco logico potrebbe essere svolto individualmente o in gruppo, nell’autonomia, in quanto il bambino è libero di scegliere il modo di eseguire un compito previsto nel gioco, e in fine nella costruzione, intesa come attività logico-concettuale in cui il bambino si impegna a riconoscere le caratteristiche che definiscono il materiale da utilizzare, ma anche e soprattutto a comprendere le regole, le fasi e il contenuto del gioco che si sta per eseguire.
L’attività ludica, costituita da giochi di movimento e di costruzione, rappresenta così il mezzo tramite il quale il bambino può apprendere agendo direttamente con la realtà in cui si trova; con gli elementi che la compongono, tutto veicolato da una progettualità educativa capace di individuare specifiche attività, atte allo sviluppo e/o potenziamento di determinate capacità cognitive.
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