Ragnetto giallo della
vite
Eotetranychus
carpini-vitis (Oudemans) Fam.
Tetranychidae
[fr]
Morfologia:
E’ un acaro con 4 paia di
zampe, eccetto lo stadio di neanide esapoda. La femmina ha un corpo
oblungo di 0,35 mm; il maschio, fusiforme, è più
piccolo e molto più mobile. Durante il periodo di attività
la femmina è di colore giallo-chiaro con macchie scure ai lati
dell’opistosoma, mentre la femmina svernante è
uniformemente giallo-limone; posteriormente presenta 7 file di setole
lunghe e sottili. L’uovo, lungo 0,1 mm, è serico,
liscio, traslucido.
Biologia:
Le femmine svernanti trascorrono
l’inverno in colonie sotto il ritidoma o nel terreno. L’acaro,
dopo la schiusura delle gemma, effettua una prima migrazione sulle
piante erbacee, ove si completano le prime generazioni.
Successivamente, da maggio ad agosto, si porta sulle viti, lungo le
nervature delle foglie, ove si alimenta del contenuto cellulare e le
femmine filano delle ragnatele che proteggono le colonie dai
predatori.
Le generazioni sono numerose, 6-8 annue, e si accavallano; ogni ciclo
varia da 10 a 25 giorni in relazione alla temperatura. A 21°C la
durata dello sviluppo (uovo-adulto) è di 12 giorni. L’ultima
migrazione, verso i luoghi di svernamento, avviene da settembre a
ottobre ed è determinata dal peggioramento della qualità
nutrizionale delle foglie, dalla temperatura inferiore a 15°C, e
dal fotoperiodo inferiore alle 14 ore di luce. Le pullulazioni più
elevate si hanno nel periodo luglio-agosto, quando le temperature
sono più favorevoli; il ragnetto giallo ha un tasso di
crescita naturale tanto elevato da essere più pericoloso del
ragnetto rosso.
Sintomi:
I danni sono causati dalle punture
di alimentazione che conducono all’essiccamento dei germogli,
delle foglie, dei fiori o alla perdita del polline. Le infestazioni
primaverili dell’acaro sono particolarmente nocive alla vite in
quanto inibiscono il normale sviluppo dei germogli. In estate, gli
attacchi causano aree decolorate nelle varietà a bacca gialla
o arrossate nelle varietà a bacca rossa, inizialmente lungo le
nervature fogliari per poi estendersi a tutta la lamina con
conseguente disseccamento e filloptosi. Si determina in tal modo un
ritardo della maturazione ed una diminuzione del contenuto zuccherino
dell’uva.