Atletica leggera. I salti di Paola Roasio

LA STRUTTURA DI UNA LEZIONE

Una lezione tipo (I1)dovrebbe essere costituita da tre parti fondamentali:

1) la fase iniziale, in cui si dice ai bambini/ragazzi cosa si andrà a fare durante la lezione, si effettua il riscaldamento (I2) ed alcuni esercizi, tipo andature;

2) la fase centrale della lezione, in cui si effettuano esercizi specifici sul tema trattato, o giochi (I3)quando si ha a che fare con bambini tra i 7 e i 10 anni;

3) la fase finale, in cui si riporta alla calma i bambini/ragazzi facendo effettuare esercizi di stretching (I4)(En1)(F1), e di respirazione, e in cui si effettuano considerazioni (sia da parte dell’insegnante, sia da parte degli allievi) sul lavoro svolto.

La fase iniziale e la fase finale dovrebbero avere la durata di 10 minuti circa ciascuno. La fase centrale durerà circa 40 minuti, in lezioni da 1 ora, e 1 ora e 40 minuti, in lezioni da due ore. In quest’ultimo caso è opportuno intervallare gli esercizi a momenti di rilassamento o di gioco per non far calare l’attenzione con il rischio di infortuni dovuti a distrazione, oltre che di esecuzioni mal fatte.

Si dovrebbe procedere dal globale all’analitico, quindi prima facendo provare gli alunni come vogliono, dopodichè iniziando a dare consegne sempre più precise.

Occorre anche seguire una progressione dal semplice al difficile, quindi:

- esercizi individuali statici

- esercizi individuali dinamici

- esercizi a coppie statici

- esercizi a coppie dinamici

- esercizi in gruppi.

Il feedback (I5)(I6)(F2)(o informazione di ritorno) è molto importante per far capire all’allievo dove sbaglia. Occorre, tuttavia, non intervenire ogni volta, in quanto l’alunno potrebbe vederlo come un accanimento dell’insegnante contro di lui, o diventare “dipendente” dal feedback, quindi non riuscire a far nulla se non con l’approvazione dell’insegnante.

Parlando nello specifico dei salti dell’atletica è opportuno citare alcuni momenti didattici (I7) particolari. Questi momenti didattici debbono essere intesi come indicativi e, come in ogni didattica, adattati individualmente. Sarà compito dell’insegnante insistere maggiormente su quelli nei quali gli allievi dimostrano particolari carenze e di abbandonare, o neppure far eseguire quelli che si ritengono superati dall’apprendimento successivo più complesso. Essi possono essere:

- individuare il piede di stacco (far effettuare due salti: se il piede che dà l’ultima spinta è lo stesso nelle due prove sarà considerato come piede di stacco. Se è diverso si farà effettuare una terza prova e il piede che per due volte ha effettuato l’ultima spinta sarà considerato il piede di stacco, senza formalizzarsi su un eventuale successivo cambio di piede di stacco);

- prendere confidenza con la caduta o atterraggio (far eseguire salti nella buca della sabbia o cadute di schiena sul tappatone in modo che i ragazzi superino le loro paure);

- impostare il salto con pochi passi di rincorsa (poche ripetizioni in quanto il rischio è che gli allievi, per sopperire alla mancanza di velocità adeguata, incorrano in errori di impostazione poi difficili da correggere);

- impostare la rincorsa (prima con pochi passi, aumentandoli man mano, far mantenere un ritmo adeguato senza brusche accelerazioni o decelerazioni);

- impostare la corsa curva (per il salto in alto);

- collegare insieme i diversi elementi (dopo aver appreso separatamente i diversi elementi che compongono il salto, l’allievo potrà passare all’esecuzione del salto completo, ponendo l’asticella o l’elastico ad una altezza tale che il ragazzo, pur dovendo applicarsi con un buon impegno, sappia di poter poter sicuramente superare.

   6/9   

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Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero