Conclusioni
Da questi primi punti analizzati è possibile trarre delle conclusioni, anche se approssimative, nel senso che andranno approfondite nei prossimi nodi del percorso, che svilupperò un poco per volta. Dovendo però tirare i fili iniziali del discorso fatto credo di poter dire che ad accomunare Fabrizio De Andrè, Georges Brassens, Jacques Brel, Leonard Cohen e Bob Dylan c'è, innanzitutto, una grande attenzione ai testi, ai quali la musica si accompagna per esaltarli, non per sovrapporsi. Le tematiche affrontate da tutti e cinque sono quelle della marginalità (in particolare si è visto come, sia in De Andrè che in Cohen, tale concetto equivalga a quello di precarietà, ossia a una sorta di linea di confine tra stati esistenziali diversi, tra condizioni differenti), dell'amore per quelle persone che non sono bene accette dalla società, i cosiddetti diseredati. Per quanto riguarda Fabrizio De Andrè e Leonard Cohen aggiungerei l'interesse per l'aspetto religioso: più laico, nel caso di De Andrè (non l'ho ancora approfondito, ma il cantautore genovese rilegge i vangeli apocrifi nell'album La buona novella), più spirituale e legato a una tradizione confessionale specifica (quella ebraica) in Cohen. L'interesse religioso compare pure in Bob Dylan, facendosi visionario e apocalittico. In tutti gli artisti c'è una grande passione per la libertà dell'uomo, che sfocia, in Brassens e De Andrè, nell'adesione al movimento anarchico pacifico. Questi cantautori sono accomunati dal desiderio di traghettare la poesia nella canzone, di creare cioè dei ponti tra la poesia tradizionalmente intesa e la forma d'arte denominata canzone, senza confonderle ma esaltandole con le loro caratteristiche specifiche e le loro differenze. Leonard Cohen però, compie una operazione ulteriore: egli è infatti, prima di tutto, un poeta, e molti dei brani che scrive sono sue poesie trasformate in canzoni, spesso semplicemente aggiungendo la musica. In lui, per la verità, i confini tra le due arti si fanno molto sottili, a volte quasi scomparendo. Tra i link riferiti a questo artista, ne ho caricato uno in cui declama il testo di una sua canzone (If it be your will) che subito dopo viene cantata. Un altro aspetto importante, infine, è l'influenza dei poeti, che riguarda tutti e cinque, ma ho evidenziato in particolare parlando di Fabrizio De Andrè: ho infatti inserito dei link a Cecco Angiolieri e Umberto Saba, che hanno scritto poesie messe poi in musica dall'artista ligure. Ma altri cantautori italiani hanno cercato di fare della canzone un'arte degna della migliore
poesia, avvalendosi del contributo di poeti "di professione": penso a Sergio Endrigo, che era amico di Giuseppe Ungaretti. Da non dimenticare che Bob Dylan cambia il suo nome di origine, Robert Zinneman, in onore del poeta gallese Dylan Thomas, omaggio, il suo, alla poesia colta e intesa in senso tradizionale, come arte a sè.
6/10
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