Traumatologia e Riabilitazione. Artrosi dell'anca di Claudia Danni

RIABILITAZIONE 1: TRE PARAMETRI DA CONSIDERARE

Riguardo agli esercizi per trattare l’artrosi, si devono prendere in considerazione almeno tre parametri [ES1]:

1. il dolore

2. la gravità delle alterazioni scheletriche

3. la mobilità [I1]

1. Il dolore: può essere assente durante la giornata o comparire dopo l’uso degli arti inferiori, o essere sempre presente. Nei casi più gravi è necessario comunque un protocollo gestito direttamente da un medico, mentre se il dolore è assente o compare dopo lunghe camminate (oltre un’ora) è possibile, e soprattutto utile, imparare ad eseguire degli esercizi di stretching o di rinforzo dei muscoli interessati alla stabilizzazione dell’anca, che aiutano il miglioramento funzionale dell’articolazione dell’anca e ritardano la degenerazione della patologia. Il dolore va rispettato, anche perché spesso si associa a delle contratture muscolari antalgiche che compromettono il buon esito della ginnastica. Il dolore è segno dell’usura dello spessore delle cartilagini articolari e della congruenza alterata delle superfici articolari. Il dolore è anche un segnale da ascoltare, nel senso che bisogna interrompere qualsiasi tipo di ginnastica quando questa evoca dolore, ed affidarsi ad un ulteriore controllo medico.

2. La gravità delle alterazioni scheletriche: Una alterazione lieve è caratterizzata dal mantenimento della forma sferica dell’articolazione dell’anca; lo spessore delle cartilagini articolari è diminuito ma ancora conservato; si notano delle zone di irritazione caratterizzate da dell’addensamento osseo. Il dolore è incostante, ed in genere si accentua dopo sovraccarichi funzionali come passeggiate molto lunghe. Tale situazione può essere trattata con relativa facilità. Le alterazioni medie presentano una modificazione della forma della testa femorale e del cotile che si allontanano sempre più dalla forma sferica; le cartilagini sono molto assottigliate, addirittura erose quasi totalmente in qualche punto; compaiono delle calcificazioni reattive nel contesto della capsula articolare. Il dolore è spesso presente e può essere accentuato anche da dei carichi di lavoro modesti. Cominciano a verificarsi delle riduzioni di mobilità articolare nelle tre direttrici di flesso – estensione, adduzione – abduzione, intra – estrarotazione. Le alterazioni gravi consistono in una profonda alterazione della forma della testa del femore e, di conseguenza, del cotile. La testa si appiattisce e si deforma; i movimenti sono così drasticamente ridotti, molto spesso scompaiono addirittura le cartilagini articolari, con conseguenti attriti tra le superfici ossee. La muscolatura del cingolo pelvico perde di trofismo e spesso rimane in una condizione di contrattura antalgica. Risulta alterata la deambulazione e anche la postura seduta per l’impossibilità di flettere a circa 90 gradi la coscia sul bacino. [E1]

3. La mobilità: è un criterio molto importante per valutare il livello di gravità dell’artrosi d’anca. La mobilità si riduce progressivamente a causa della limitazione dei movimenti imposta dal dolore, a causa della progressiva incongruenza tra femore e cotile, a causa della progressiva usura delle cartilagini e delle superfici ossee sottostanti, a causa delle calcificazioni infiammatorie che incarcerano ossa e capsula articolare, a causa della contrattura antalgica associata, che si accompagna a progressive retrazioni muscolo – tendinee.[I1]

La combinazione di questi elementi provoca comunque un processo patologico comune: una alterata distribuzione del carico dell’anca solo sui punti supero-esterni della testa femorale e le deformazioni artrosiche conseguenti alle continue irritazioni da sovraccarico localizzato. L’alterazione della forma dei due capi articolari (acetabolo e testa femorale) riduce progressivamente la possibilità di movimento. Si realizzano delle perdite di movimento lungo tutte le tre direttrici fondamentali: - flesso – estensione; - intra – extrarotazione; - adduzione – abduzione. Il dolore compare precocemente dopo brevi tratti di deambulazione e spesso è presente anche nelle ore notturne: la perdita di libertà di movimento e di qualità della vita è senz’altro notevole. [E1] . [I1][ES1]

   7/10   

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Edurete.org Roberto Trinchero