2.4 Fibrillazione ventricolare
03_3 Fibrillazione ventricolare
È
l'effetto più pericoloso prodotto dal passaggio
di
corrente nel corpo umano ed è quello che provoca il maggior
numero di decessi per folgorazione elettrica.
La fibrillazione
ventricolare
[IT1]
[EN1]
è uno stato di asincronismo completo delle fibre miocardiche
ventricolari, durante il quale ciascuna fibra sviluppa una contrazione
propria e indipendente.
Nel cuore attraversato da correnti elettriche esterne tali correnti si
sovrappongono a quelle fisiologiche, prodotte dal nodo senoatriale, che
hanno la funzione di far contrarre in modo ritmico e regolare
le
fibre muscolari dei ventricoli. La presenza di correnti esteme fa
perdere l'ordine di azionamento ritmico, generando una contrazione
scoordinata e caotica che impedisce al cuore di svolgere la sua
funzione e che porta alla morte per arresto cardiaco e della
circolazione sanguigna.
La fibrillazione si automantiene per cui, una volta innescata, continua
anche se cessa la causa che l'ha provocata. La morte del soggetto
può essere impedita solo con la defibrillazione, che
consiste
nell'applicare al miocardio, mediante un apposito apparecchio
defibrillatore, una tensione alternata o impulsiva con valori di circa
500 V per l'alternata e 4000 V per 0,3 s (valore di cresta) per gli
impulsi. Questo shock elettrico produce la depolarizzazione rapida e
simultanea di tutte le fibre del muscolo cardiaco, permettendo al nodo
senoatriale e alle vie di conduzione di ristabilire il normale ritmo
cardiaco.
Nella pratica è piuttosto difficile che si abbia a
disposizione
l'attrezzatura e il personale specializzato per la defibrillazione e,
inoltre, il tempo entro cui si deve intervenire per evitare danni
irreparabili al muscolo cardiaco e al tessuto cerebrale, dell'ordine di
qualche minuto, può essere troppo breve per il trasporto in
un
centro specializzato. Questo tempo può essere prolungato con
il
massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.
Gli esperimenti compiuti per stabilire i valori di corrente pericolosa
nei riguardi della fibrillazione ventricolare hanno avuto come soggetti
gli animali. L'estrapolazione all'uomo dei risultati così
ottenuti introduce delle incertezze. Le prove effettuate hanno
evidenziato che la corrente necessaria per produrre fibrillazione
dipende dalla durata del contatto,
dalla massa corporea e dai punti di applicazione della corrente. Gli
ultimi due fattori influenzano la distribuzione delle linee di corrente
all'interno del corpo; tenendo presente che la corrente che interessa
la regione cardiaca è una frazione di quella totale,
variabile
in funzione della distribuzione interna, risulta evidente che, a
parità di corrente totale, la probabilità
d'innesco della
fibrillazione aumenta al crescere della densità di corrente
nella regione cardiaca.
Esperimenti condotti su animali di varia massa corporea con corrente
alternata a 50 Hz e durata costante di 5 s hanno fornito il valore di
circa 180 mA per massa di 70 kg e percorso più sfavorevole,
con
probabilità di innesco della fibrillazione del 50%. Altri
esperimenti, condotti a 60 Hz con durate variabili, hanno consentito di
stabilire, estrapolando all'uomo i dati di animali con massa corporea
di 70 kg, una soglia di fibrillazione con probabilità 0,5%
pari
a:
I = (165÷185)/t (mA)
essendo t la durata del contatto, in secondi. Si deduce, per esempio,
che in un contatto di durata 5 s si ha probabilità di
fibrillazione 0,5% con corrente di circa 80 mA, mentre riducendo la
durata a 0,1 s essa aumenta a circa 550 mA.
Per tener conto dei punti di applicazione della corrente è
stato introdotto un fattore di percorso
Percorso
|
Fattore di percorso
|
Mani -
Piedi
|
1
|
Mano sinistra - Piede sinistro
|
1
|
Mano
sinistra - Piede destro
|
1
|
Mano sinistra - Entrambi i
piedi
|
1
|
Mano sinistra - Mano destra
|
0,4
|
Mano sinistra - Dorso
|
0,7
|
Mano sinistra - Torace
|
1,5
|
Mano destra - Piede sinistro
|
0,8
|
Mano destra - Piede destro
|
0,8
|
Mano destra - Entrambi i
piedi
|
0,8
|
Mano destra -
Dorso
|
0,3
|
Mano destra - Torace
|
1,3
|
Glutei - Mani
|
0,7
|
Contatto
interno
Un caso particolare, estremamente pericoloso, è quello del
contatto interno che si può verificare, per esempio, nei
pazienti ricoverati in unità coronariche e aventi cateteri
in
prossimità del cuore. In questo caso la corrente
può
fluire attraverso il catetere, andando tutta a interessare il muscolo
cardiaco, raccogliendosi sulla piccola superficie a contatto con
l'elettrodo. In questa zona la densità di corrente
può
diventare tale da provocare fibrillazione, anche se la corrente totale
immessa nel corpo ha valori molto più piccoli rispetto al
caso
di contatto esterno. Da esperimenti
condotti su cani si è visto che in queste condizioni una
corrente di 20 µA con frequenza 50 - 60 Hz
può innescare
la
fibrillazione ventricolare. Prudenzialmente si può ritenere
non
pericoloso il valore limite di 10 µA, valore
estremamente
basso, che impone l'uso di sofisticati sistemi di protezione.
Sull'effetto della frequenza nei riguardi della fibrillazione si
conosce relativamente poco: resta comunque confermata la minore
pericolosità dell'alta frequenza rispetto ai valori
industriali.
Esperimenti condotti sui cani hanno mostrato che, per produrre
fibrillazione usando correnti di frequenza 3 kHz, occorre
un'intensità da 22 a 28 volte maggiore di quella relativa a
60
Hz. Nel caso di contatti interni si sono raggiunti valori di 2 mA a 300
Hz senza provocare fibrillazione.
Un altro fattore da considerare è lo stato di salute
generale dell'infortunato: la debolezza fisica conseguente a malattia o
altro fa diminuire la soglia di fibrillazione, rendendo più
probabile il suo
innesco. Anche per questa ragione gli impianti elettrici per ospedali e
locali medici sono
soggetti a norme di prevenzione degli infortuni più severe
rispetto a quelle per
ambienti normali.
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