Anna Frank. Diario.
Anneliesse Marie (Anne) Frank (Francoforte1929 – Bergen-Belsen 1945) compose il proprio diario tra il giugno del 1942 e l’agosto del 1944. Iniziò il giorno del suo tredicesimo compleanno. L’opera contiene la narrazione delle tre settimane precedenti all’ingresso nella casa adoperata come nascondiglio per sottrarsi ai rastrellamenti della polizia tedesca dei due anni passati nel “ripostiglio” (titolo che assunse il libro all’atto della sua pubblicazione). La famiglia aveva abbandonato la Germania nel 1932, trasferendosi ad Amsterdam: negli anni di occupazione tedesca i Frank (4 persone) vissero nascosti con la famiglia Van Daan (tre persone)in un alloggio segreto posto dietro l’ufficio di Otto Frank, il padre di Anna.. Al locale si accedeva tramite un’apertura dietro un armadio. I sette abitanti dell’alloggio (Anna, Otto Frank, la mamma, la sorella Margot, il signor Van Daan, la signora Van Daan e il loro figlio Peter di quindici anni) accoglieranno più tardi anche il dentista Dussel. Quattro persone non ebree portavano loro da mangiare, i libri e ogni genere necessario e proteggendoli.
Il principale destinatario del diario è l’amica immaginaria Kitty, identificabile con Kitty Egyedi, con la quale aveva stretto un forte rapporto prima dello scoppio della guerra. La destinataria, tuttavia, dichiarò che dubitava che il diario fosse indirizzato a lei dal momento che “Kitty era stata idealizzata a tal punto da cominciare a vivere una vita propria nel diario e questo fa sì che non sia di alcun interesse sapere chi sia questa Kitty. Quando Anna parla a Kitty non pensa più di rivolgersi a me”. Nel diario Anna esprime il desiderio di rivolgersi ad una persona che possa definire “un’amica sincera” con la quale condividere i pensieri più nascosti. Effettivamente il diario inizia come un’espressione privata dei sentimenti, dal momento che Anna non prevedeva inizialmente che nessuno l’avrebbe letto. Descrive la propria vita, la famiglia, gli amici, le situazioni: Anna confina al diario il lento scorrere dei giorni di reclusione, la difficoltà di coabitare in uno spazio angusto, i suoi studi, l’idillio che nasce con Peter Van Daar, la costante speranza nella liberazione e nel ritorno ad una vita normale. Quando nella primavera del 1944 sente per radio la notizia che la guerra sta per finire pensa di poterlo pubblicare e inizia un processo di correzione e riscrittura, aggiungendo nuovi quaderni a quello originale e creandosi degli pseudonimi per i membri esterni alla sua famiglia. Il diario si concluderà il 1° agosto 1944: il 4 agosto la Gestapo farà irruzione nell’alloggio segreto e deporterà gli abitanti in vari campi di concentramento. Anna morirà nel marzo ’45, di tifo, nel campo di concentramento di Bergen Belsen, a tre settimane dall’arrivo delle truppe inglesi.
Dopo la guerra il diario fu pubblicato, ma riscosse poco successo di pubblico. La sua fortuna si ebbe nell’aprile 1946 quando comparve un articolo sul periodico Het Parool che attirò l’attenzione degli editori. Quando Otto Frank iniziò a leggere il diario della figlia dichiarò: “Non avrei mai immaginato che la mia piccola Anna fosse tanto profonda”. La precisione con la quale Anna descrive le situazioni vissute gli aveva riportato chiare alla mente tutte le proprie esperienze.
Anna Frank
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