I nuovi concetti sulla selezione naturale vennero utilizzati per sostenere la necessità di eliminare gli individui affetti da malformazioni congenite e da malattie ereditarie.
All’inizio del 1900 in tutta Europa si cominciò a studiare l’eugenetica e l’ereditarietà con finalità espressamente e volutamente razzista.
Come le teorie di Darwin, anche quelle di altri vennero strumentalizzate dai gruppi europei che in politica e nell’ambiente accademico lavoravano per fornire al razzismo biologico
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una base scientifica, gettando le fondamenta ideologiche per le grandi dittature del XX secolo.
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Coloro che si cimentavano nello studio delle razze, si servivano di conoscenze approssimative basate su modelli positivisti che riguardavano misurazioni del corpo, confronti e classificazioni spesso arbitrari.
La finalità era quella di dimostrare che tra dato fisico e dato psichico ci fosse una forte correlazione, ma l'obiettivo reale era quello di dare legittimità a ideologie razziste totalmente inconsistenti , perchè fondate sulle pretese di dimostrare la trasmissione genetica dell'inferiorità di alcune razze rispetto ad altre.
I ceti più poveri e incolti della popolazione non erano in grado di avere opinioni personali sull’argomento e subivano le idee del mondo più istruito. In parte, il razzismo scientifico
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confermava l’ignoranza e i pregiudizi che la maggior parte della popolazione manifestava.
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