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LA NASCITA DELL’IDEA DI EUROPA, dal passato al presente
Una comune identità geografica, politica, culturale
Nell’età antica, e fino all’epoca romana, il termine “Europa” indicava una vasta regione coincidente all’incirca con le terre della Scozia: si trattava di una denominazione di carattere prevalentemente geografico che faceva riferimento a terre selvagge e ancora in gran parte inesplorate.
Il primo uso del termine “Europa” in un’accezione vicina alla nostra risale a vent’anni dopo la battaglia di Poitiers (732)[I1] e si deve a un anonimo scrittore cristiano di Cordova che nel 755 compose un poema celebrativo dell’importante vittoria franca, meritevole di aver arrestato la spinta espansionistica araba al di là dei Pirenei. Dopo Poitiers, infatti, l’Occidente europeo risultava regolarmente diviso fra Cristiani[I1]
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[I3] e Arabi[I1][I2]
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lungo la linea di confine di quei monti: di qua il regno dei Franchi
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, baluardo della cristianità; aldilà la penisola Iberica completamente sottomessa a quei musulmani. Ebbene, in quel poema l’autore usa diverse denominazioni per le forze cristiane schierate in campo: “genti settentrionali” per contrapposizione agli Arabi che vengono da sud, ”gente d’Austria” con specifico riferimento ai Franchi e, infine, “europenses”.
In quel contesto l’idea di europeo e l’idea di cristiano finiscono per confondersi al di là della delimitazione geografica.
La religione è un essenziale fattore di identificazione ma ciò non toglie che il termine “Europa” resti connotato anche in termini geografici, politici e culturali.
I fattori che determinano la nascita di un’idea d’Europa nell’alto Medioevo[I1][I2][I3] sono dunque:
- l’identificazione religiosa cristiana all’interno di uno spazio geografico sostanzialmente chiuso: a oriente dai Bizantini, a occidente e nel Mediterraneo dalla preponderante presenza araba;
- la progressiva realizzazione di un’identità etnica e nazionale fra Latini e Germanici (derivante cioè dai sempre più frequenti matrimoni misti e dalla fusione delle due culture e delle due civiltà);
- il progressivo formarsi di costumi comuni e di lingue di comune derivazione o di comune influsso;
- la formazione conseguente di identità politiche originali, caratterizzate dall’adesione a principi condivisi, sia sul piano religioso che su quello del diritto.