Nella fase precedente, attraverso il processo di imitazione, è stato avviato l’impulso alla creazione, impadronendosi di testi conosciuti o riconosciuti. Si è partiti comunque da un aspetto concreto: una forma nella quale ci si riconosce particolarmente forti ed esperti [I1] [F1] [S1] [E1].
Anche per questa terza fase ci si basa su un aspetto concreto. In un primo momento infatti viene descritto quel che si può vedere, quel che si può toccare nella realtà: una persona, un oggetto, un luogo, scene osservate lungo la strada. Via via ci si sposta sempre più verso descrizioni che, pur cercando di essere il più realistiche possibili, sono frutto delle percezioni, delle sensazioni, dei sentimenti del singolo scrittore [I2] [F2] [F3] [S2] [E2].
Tutti gli esercizi tendono ad una descrizione minuziosa. Spesso lo sguardo non è abbastanza allenato: è distratto, superficiale e questo rende difficile analizzare con cura e minuzia anche le percezioni più semplici [I3] [I4] [F4] [S3] [E3], attraverso l’utilizzo di una punteggiatura sempre più personalizzata, atta a rispondere alle pause e ai silenzi che ciascuno intende attribuire a quel determinato segno sul foglio [I5] [E4].
Queste pratiche di osservazione, e dunque di descrizione, si collocano all’interno di giochi di scrittura. Innanzitutto descriversi: spesso non è semplice essere originali nel delineare il proprio ritratto. Si passa poi alla descrizione dell’altro, cercando non di andare al di là delle apparenze, ma di concedersi il tempo di osservare, senza pregiudizi e senza maschere. In tal modo si procede alla ricerca dell’altro con un vero spirito di curiosità e il lavoro sarà più comprensivo che intuitivo [I6] [F5] [E5] [S4].
La descrizione è una necessità per il romanziere: se nella narrazione si considera solo una sequenza di azioni, il racconto sarà mal concepito.
