La malattia si diffonde a causa del morso di una delle sessanta
specie di zanzara Anopheles femmina infettata dal parassita malarico[E1][E2][E3][S1][S2][F1][F2][I1][I2].
In particolare il complesso Anopheles gambiae comprende
sette specie morfologicamente indistinguibili, tra cui l’ Anopheles
gambiae sensu strictu (s.s) e A. arabiensis sono
considerati i più importanti vettori di malaria dell’Africa subsahariana. Tali
specie sono fortemente legate all’uomo e al suo ambiente, mentre le altre sono
vettori locali di minore importanza[E1].
Dal punto di vista comportamentale
un buon vettore per il parassita malarico è antropofilo (si nutre solamente di
sangue umano) ed esofilo (vive in ambienti abitati dall’uomo)[S1].
La specie A. arabiensis
presenta una marcata zoofilia (essenzialmente bovini) ed enofila, condizione
attribuibile all’ipotesi di una speciazione in zone di savana in presenza di
bovini associati a gruppi di allevatori e agricoltori. Per questa specie è
attualmente in corso un cambiamento verso l’antropofilia in Africa Occidentale.
La specie Anopheles gambiae s.s.
è invece esclusivamente antropofila fin dall’origine tende a preferire
ambienti abitati dall’uomo ed è legata al processo di speciazione in foresta. Da
studi sull’espansione e l’utilizzo della foresta da parte di uomini del
neolitico si evidenzia infatti come, circa 5000 anni fa, l’uomo dovette entrare
nella foresta, creando al suo interno delle “isole di savana” coltivabili,
all’interno delle quali la zanzara si è riprodotta con facilità. Le larve
di A. gambiae s.s necessitano infatti, come siti di riproduzione e di
sviluppo, di pozze d’acqua di piccole dimensioni, con i bordi formati in
terra battuta ed esposti al sole. Queste condizioni hanno fatto sì che la
zanzara, una volta entrata nella foresta, non potesse divincolarsi dall’ambiente
creato dall’uomo, modificando così il proprio comportamento ed alla lunga le
proprie caratteristiche cromosomiche, selezionando così una nuova specie adatta
all’ambiente forestale ed esclusivamente antropofila. La foresta foresta
tropicale africana sarebbe dunque il sito più probabile della speciazione di
A. gambiae s.s. Tale ambiente avrebbe favorito le condizioni necessarie per
l’antropofilia della specie. È improbabile infatti che le comunità agricole in
foresta fossero associate a bovini, in quanto in tale ambiente sarebbero stati
decimati dalla tripanosmiasi, trasmessa da mosche del genere Glossina. I
membri di queste comunità avrebbero rappresentato non solo la sorgente
principale dei pasti di sangue per queste zanzare, ma sarebbero stati anche i
creatori dei loro focolai larvali, grazie alla nuova nicchie ecologica creata in
seguito alla deforestazione.
Lo sviluppo dei primi insediamenti
agricoli umani nelle zone tropicali e subtropicali, prima occupate da foreste
umide, determinò la formazione di nicchie ecologiche che favorirono lo sviluppo
di alcune specie di Anopheles tra le quali prevalsero quelle popolazioni
che avevano acquisito maggiore capacità di associarsi con l’uomo e con il suo
ambiente.
Dopo la sua origine in foresta A.
gambiae s.s ha invaso la maggior parte delle savane dell’Africa occidentale
e orientale. Le popolazioni di A. gambiae s.s. che attualmente
vivono nella savana mostrano una dinamica riproduttiva caratterizzata da
un’apparente assenza delle specie nella stagione secca, cui segue la
riapparizione ad ogni stagione delle piogge, quando le pozze temporanee di acqua
che si formano diventano luoghi di riproduzione. Questa stagionalità interessa
marginalmente la zona di foresta dove qualsiasi coltivazione o altra attività
umana può generare larvali idonei[I1].