La Malaria di Nadia Campofiorito, Battaglia Francesca (frabattaglia@tim.it), Deplano Carla (carla.deplano@googlemail.com)

Approfondimento: Insetti vettori

La malattia si diffonde a causa del morso di una delle sessanta specie di zanzara Anopheles femmina infettata dal parassita malarico[E1][E2][E3][S1][S2][F1][F2][I1][I2].

In particolare il complesso Anopheles gambiae comprende sette specie morfologicamente indistinguibili, tra cui l’ Anopheles gambiae sensu strictu (s.s) e A. arabiensis sono considerati i più importanti vettori di malaria dell’Africa subsahariana. Tali specie sono fortemente legate all’uomo e al suo ambiente, mentre le altre sono vettori locali di minore importanza[E1].

Dal punto di vista comportamentale un buon vettore per il parassita malarico è antropofilo (si nutre solamente di sangue umano) ed esofilo (vive in ambienti abitati dall’uomo)[S1].

La specie A. arabiensis presenta una marcata zoofilia (essenzialmente bovini) ed enofila, condizione attribuibile all’ipotesi di una speciazione in zone di savana in presenza di bovini associati a gruppi di allevatori e agricoltori. Per questa specie è attualmente in corso un cambiamento verso l’antropofilia in Africa Occidentale.

La specie Anopheles gambiae s.s. è invece esclusivamente antropofila fin dall’origine tende a preferire ambienti abitati dall’uomo ed è legata al processo di speciazione in foresta. Da studi sull’espansione e l’utilizzo della foresta da parte di uomini del neolitico si evidenzia infatti come, circa 5000 anni fa, l’uomo dovette entrare nella foresta, creando al suo interno delle “isole di savana” coltivabili, all’interno delle quali la zanzara si è riprodotta con facilità. Le larve di A. gambiae s.s necessitano infatti, come siti di riproduzione e di sviluppo, di pozze d’acqua di piccole dimensioni, con i bordi formati in terra battuta ed esposti al sole. Queste condizioni hanno fatto sì che la zanzara, una volta entrata nella foresta, non potesse divincolarsi dall’ambiente creato dall’uomo, modificando così il proprio comportamento ed alla lunga le proprie caratteristiche cromosomiche, selezionando così una nuova specie adatta all’ambiente forestale ed esclusivamente antropofila. La foresta foresta tropicale africana sarebbe dunque il sito più probabile della speciazione di A. gambiae s.s. Tale ambiente avrebbe favorito le condizioni necessarie per l’antropofilia della specie. È improbabile infatti che le comunità agricole in foresta fossero associate a bovini, in quanto in tale ambiente sarebbero stati decimati dalla tripanosmiasi, trasmessa da mosche del genere Glossina. I membri di queste comunità avrebbero rappresentato non solo la sorgente principale dei pasti di sangue per queste zanzare, ma sarebbero stati anche i creatori dei loro focolai larvali, grazie alla nuova nicchie ecologica creata in seguito alla deforestazione.

Lo sviluppo dei primi insediamenti agricoli umani nelle zone tropicali e subtropicali, prima occupate da foreste umide, determinò la formazione di nicchie ecologiche che favorirono lo sviluppo di alcune specie di Anopheles tra le quali prevalsero quelle popolazioni che avevano acquisito maggiore capacità di associarsi con l’uomo e con il suo ambiente.

Dopo la sua origine in foresta A. gambiae s.s ha invaso la maggior parte delle savane dell’Africa occidentale e orientale. Le popolazioni di A. gambiae s.s. che attualmente vivono nella savana mostrano una dinamica riproduttiva caratterizzata da un’apparente assenza delle specie nella stagione secca, cui segue la riapparizione ad ogni stagione delle piogge, quando le pozze temporanee di acqua che si formano diventano luoghi di riproduzione. Questa stagionalità interessa marginalmente la zona di foresta dove qualsiasi coltivazione o altra attività umana può generare larvali idonei[I1].

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Edurete.org Roberto Trinchero